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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Atletica / A Bolt e ad Ayala gli Awards IAAF dell'anno olimpico

Sabato 3 Dicembre 2016

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Come di consueto, allo Sporting di Montecarlo, si è tenuta ieri la cerimonia di consegna degli IAAF Athletics Awards e, come si consueto (per la sesta volta) è stato premiato Usain Bolt. La corona al femminile (la prima volta almeno per lei) è andata all'etiope Almaz Ayana. Questa faccenda dei primi dell'atletica va somigliando sempre di più al Pallone d'Oro che tutti vorrebbero, ma che alla fine se lo rimbalzano - da anni - Messi e Ronaldo. E' vero che ci sono stati riconoscimenti minori, ma questa volta - crediamo - la IAAF ha perso un'occasione. Certo, sul piano tecnico, i prescelti non fanno una grinza. Fedele al suo cognome e ai suoi contratti, a Rio Bolt ha completato un'altra tripletta stellare: i 100 in 9"81, i 200 due volte in 19"78 (in semifinale e in finale), la 4x100 in 37"27. Che più?

Un bottino al quale non credevano proprio tutti alla vigilia, puntualmente realizzatosi e che porta il suo totale di ori olimpici a nove, in attesa che - almeno da un punto di vista burocratico - si sciolga il nodo della 4x100 di Pechino: una squalifica che toccherà anche lui? Vedremo. Altrettanto indiscutibile il verdetto sull'Ayana due volte sul podio a Rio: col record del mondo dei 10.000 (29'17"45, appena sopra il crono col quale ... Zatopek fece tripletta a Helsinki 1952) e il terzo posto sui 5000. E tanto altro ancora in stagione, come quella bella cavalcata applaudita a Roma.

Ma, ... lo abbiamo detto prima. A noi non sarebbe spiaciuto per nulla che il titolo di migliore dell'anno fosse andato a Wayde van Niekerk che, invece, non ha avuto neppure la segnalazione come atleta emergente, titolo andato al canadese Andre De Grasse. Il 43"03 sul giro che il ragazzo sudafricano ha siglato a Rio non costituisce solo il miglior risultato tecnico della rassegna olimpica, ma apre una nuova porta sul futuro e sulle stelle.

Già sento le obiezioni. Ma come si poteva evitare di premiare Bolt? e, poi, il domani sarà tutto del giovane Wayne. Può darsi, ma resto del parere che si è persa un'occasione. E qui non penso tanto al valore del risultato, delle sue sfaccettature e le sue scomposizioni che tanto hanno intrigato i tecnici, quanto alla persona che l'ha firmato, o meglio: alla bella storia che sta alle spalle del ragazzo e della sua allenatrice, la sorridente Ans Botha, tutta concretezza e vecchi merletti. Per di più, per noi italiani (sempre più spettatori su questi scenari), con un appendice che sale fino a Gemona del Friuli.

Là dove fioriscono i record impossibili e si raccontano le favole. Senza le quali l'atletica scende dal trono e diventa uno sport come tutti gli altri. Chissà se Coe se lo ricorderà?  

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