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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Atletica Rio (11) / Una squadra azzurro-tenebra: proviamo a capire

Martedì 23 Agosto 2016

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di DANIELE PERBONI

Come dice, scusi? Che l’atletica italiana è tornata da Rio con le pive nel sacco? Grazie, se non c’era lei,  … Sa com’è, noi siamo piuttosto distratti e non ci avevamo fatto caso, anche se abbiamo passato notti intere davanti allo schermo. Come dice? Che è il punto più basso mai toccato? E certo che siamo caduti nel pozzo. Ma cosa vuole, almeno più giù di così non andremo. Almeno questa è la speranza. Come dice, scusi? Che non era così da Melbourne 1956? Grazie ancora. Anche questa notizia ci era sconosciuta. Ma lo sa lei che nel medagliere dell’atletica sono presenti complessivamente 35 nazioni? Come dice? Che fra i paesi che hanno portato a casa qualche metallo figurano anche Grenada, Tagikistan e Kazakistan, paesi che, sportivamente parlando, non esistono o quasi?

Le ripeto che sono informato di tutto. Accidenti a lei che continua a rigirare il coltello nel costato. Un’informazione, però, posso dargliela io: qualcosa di buono abbiamo fatto. Come, ad esempio, un record nazionale. Quelle quattro ragazze si sono dannate l’anima (foto Colombo/Fidal). Hanno spremuto tutte le energie e sono andate in finale. Fra le prime otto squadre al mondo. In più torniamo al paesello con un 28.simo posto nella graduatoria a punti. Non male, almeno così sembra.

Lo sconforto delle percentuali

Come dice ancora? Che il 64 per cento dei nostri atleti non ha passato i turni eliminatori e se calcoliamo solo i maschi si sale all’80%? Lei cerca di provocarmi, ma anche questo la so. Sono preparato sull’argomento, cosa crede? Come dice? Che abbiamo portato troppa gente e che ormai questo sport rischia di scomparire? Ma quanto brontola, lei. Sarà tutto vero quel che dice, però abbiamo dovuto lasciare a casa uno come Tamberi e un’altra ragazza che poteva ben comportarsi.

Come dice, scusi? Che quella ragazza si chiama Federica Del Buono e che ha perso tutta la stagione per un infortunio? Sì, lo so. E so anche che, almeno questo è quanto si sussurra, che potrebbe essere seguita meglio. E so anche che un sacco di atleti vestono le maglie di gruppi militari e non sono neppure di interesse nazionale. E se questo non le bastasse, posso anche dirle che la FIDAL è fra le federazioni meglio finanziate dal CONI. Contento?

Come dice? Che questa massa di eurini potrebbero esser spesi meglio? Urca, ma sa che non ci avevo pensato? Magari investendo sui tecnici. Non le sembra un’idea meravigliosa? Provi a pensarci, tecnici stipendiati al completo servizio della federazione. Tecnici che, oggi, per campare devono “emigrare” e lavorare per altri sport o, peggio ancora, fare i mercenari in centri sportivi e palestre private. Magari pagati una miseria.

Che fine hanno fatto i Centri Federali?

Come dice, scusi? Che secondo lei si potrebbero sfruttare al meglio anche i centri federali come Formia, Tirrenia e Schio? Ma lo sa che non la credevo così intelligente? Evidentemente lei non è, ci fa, … E le dirò di più: servirebbe anche un vero censimento di tutte le strutture presenti sullo stivale e, magari, incentivare le cosiddette “scuole” sul territorio. Quei centri, cioè, dove già operano alcuni tecnici specializzati che giornalmente si presentano al campo e si fanno un mazzo così,…

E poi se la FIDAL segue l’atleta, lo finanzia, lo coccola, mette a disposizione tutto quanto occorre, questa deve ricevere qualcosa in cambio. Perlomeno può pretendere di programmare congiuntamente la stagione agonistica, con l’atleta stesso, il tecnico e il manager. Non ci stai, dici che sei un professionista e vuoi esser libero? Bene, arrangiati da solo. Via ogni aiuto tecnico, sanitario, ecc. … Si chiede troppo? Proviamo. Chi ha più da perdere?

Come dice ancora? Che in questi quattro anni qualcosa di buono si è pur fatto? E chi lo nega. Specialmente fra i giovani, certamente sì. Possiamo contare su atleti motivati e dalle ottime qualità. Ma tutto questo non basta. Provi a pensarci. In alcune specialità non abbiamo nessuno in grado, non dico di salire sul podio olimpico, ma neanche di arrivare in una finale a livello europeo. Il mezzofondo, poi, è sparito. I migliori dei nostri si arrabattano attorno a cronometraggi che già valevano poco vent’anni fa. Vuole un esempio? Ci siamo esaltati per il passaggio in semifinale di Benedetti negli 800 con 1’46" e rotti. Ma quel crono già lo faceva uno come Franco Arese nei primi anni settanta! Le basta?

Programmare, programmare, qualcosa resterà ...

Come dice? Che anche a programmazione abbiamo sballato qualcosa? Certo che sì. Prendiamo i siepisti e i marciatori. Palmisano a parte. Dove sono finiti? Il nulla assoluto. E la maratona? Stendiamo un velo. Tutti gli specialisti di lunga lena vogliono passare ai 42 chilometri (Come dargli torto? Lì almeno intascano qualcosa), ma anche per questa specialità se andiamo a guardare i tempi cronometrici è una piaga. Ma dove vogliamo andare con due ore e dodici minuti?

Come dice ancora? Che anche sulla direzione tecnica ha qualcosa da dire? Dica, dica pure. Come? Ah, ho capito. Secondo lei siamo in presenza di un palese conflitto di interessi? Confermo! Il direttore tecnico, Massimo Magnani è anche l’allenatore (e questo può anche starci), ma soprattutto è il manager di alcuni atleti nazionali. Come dice? Che il procuratore è il figlio? Vero, ma secondo lei qualche intreccio pericoloso non esiste? E, se non le dispiace, ho qualcosa da dire anche su una certa operazione. Come dice? Che non sa di cosa parlo? Finalmente qualcosa di cui è all’oscuro.

Mi riferisco agli atleti che da anni si allenano in Florida (Libania Grenot e Gloria Hooper) e a Göteborg in Svezia (Andrew Howe). A parte che non riesco a comprendere come mai in Italia non si trovino tecnici in grado di seguirli degnamente. Possibile che siamo diventati tutti asini? E poi i risultati non sono così eclatanti. Certo, la Grenot ha vinto gli Europei ed è entrata in finale nei 400. Ma con quali tempi? Se non sbaglio il suo “personale” risale a quando ancora si allenava da queste parti. E la Hooper? A casa, subito e miseramente. Howe, poi, quest’anno non è andato oltre un misero 7.50. Niente Europei e Olimpiadi. Insomma, non è il caso di riportarli a casa? E mentre mandiamo i nostri atleti all’estero qualche nazione emergente ha contattato i nostri allenatori, chiedendo loro di dargli una mano. E non mi riferisco a Sandro Damilano. Come dice? Che il tecnico piemontese sta in Cina? Vero, ma le ultime notizie lo danno in partenza. Per dove non si sa.

Come dice, scusi? Che anche il presidente della FIDAL, Alfio Giomi, ha bocciato la partecipazione a Rio? E che doveva fare? Negare su ogni fra fronte, come fanno i mariti beccati dalla moglie con l’amante? Ma siamo seri! Come dice? Che qualcuno dovrebbe dimettersi? Ma secondo lei in Italia qualcuno si è mai dimesso? Come dice? Che in autunno ci saranno le elezioni per eleggere presidente e consiglio federale? Certo che lo so! E sono già in diversi a essere in lista, e altri ne arriveranno. Le candidature non sono ancora ufficializzate, ma vedrà che tutti diranno di voler cambiare anche le fondamenta. Abbiamo già visto questo film.

Come dice, scusi? Che anche questa volta non abbiamo brillato? Come darle torto.
 

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