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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
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Rio 2016 / In attesa del basket e della ... cacciata di Barelli

Mercoledì 6 Luglio 2016

malago

Con gli Europei di Amsterdam - che scioglieranno le X dell'atletica con scadenza all'11 luglio - si va completando il quadro della partecipazione italiana a Rio. Il numero globale si attesta attorno a 270 unità. Ma dopo la vittoria di ieri sera della Nazionale di basket contro la scorbutica Croazia (67 a 60 dopo aver chiuso all'inseguimento a metà gara) la qualificazione di Azzurra è cosa praticamente fatta, troppo aleatorio il valore della derelitta Grecia dei rimpianti per poter seriamente impensierire. Con la dozzina di cestisti la squadra supererà, sia pur di poco, il totale raggiunto a Londra (281). Ma quel che conta, come ripetiamo sempre, non è tanto il numero quanto la qualità. E da questo versante non siamo messi proprio bene. ll discrimine per assolversi, posto dallo stesso CONI, si colloca a 25 medaglie. Al di sopra sarà il trionfo, al di sotto sarà necessario rivedere molte cose. A iniziare dalla struttura della Preparazione Olimpica, organo che pare limitare i suoi compiti ad apporre i timbri sulle carte di accredito.

Vediamo con ordine. La notizia delle ultime ore è stata la rinuncia di Francesca Schiavone che ha rifiutato la Wild-card offertale dall ITF. E con quesl gesto, entrando nella storia come prima atleta azzurra ad aver rifiutato i Giochi. Lo ha fatto con un Twitter scrivendo che aveva deciso di "non accettarla prchè in questa fase della mia vita, con le decisioni importanti circa lo sviluppo della mia carriera, devo concentrarmi e privilegiare i miei progetti personali." La Schiavone, che ha 36 anni, ha così rinunciato alla quarta presenza che per il tennis sarebbe stato un record.

Un altro ingresso potrebbe arrivare dal torneo di pugilato riservato ai "pro" in svolgimento sul golfo di Maracaibo. Nella speranza di ottenere qualcuno dei tre "passi" per categoria, la FPI aveva schierato tre pugili di seconda schiera. Tra loro il 32.enne avellinese Carmine Tommasone ha raggiunto nei 60 chili la semifinale: se domani dovesse vincere andrebbe a Rio, ma anche perdendo avrebbe qualche possibilità di ripescaggio. Sono stati invece eliminati nei quarti Massimiliano Ballisa (64) e Riccardo D'Andrea (56).

Ultima nota, la definizione della squadra di nuoto, 35 atleti capeggiati da Greg Paltrinieri e Fede Pellegrini, due delle migliori carte della intera spedizione. E questo consente di aprire una breve parentesi sulla battaglia in corso tra Giovanni Malagò, presidente del CONI, e Paolo Barelli, presidente della FIN e membro della GE. Battaglia che ha ripreso con virulenza ed è semplificata dalle richieste di dimissioni dalla carica per l'ex-senatore di Forza Italia con conseguente commissariamento della federazione. Chi credeva che il clima olimpico poteva consigliare maggiore prudenza ("i panni sporchi si lavano ...", ecc. ecc.) è servito. Tempo addietro, un osservatore attento delle vicende del Foro Italico, aveva vaticinato: "ne resterà uno soltanto, ...". Difficile oggi dargli torto.

Senza volersi addentrare nei motivi del contendere che risalgono ai Mondiali di nuoto del 2009, quando entrambi i contendenti ricoprivano ruoli di vertice, ma sui quali torneremo nei prossimi giorni, non pare sia stato scelto il momento più adatto per questa recrudescenza. A Rio sarebbe stato meglio si fosse andati tutti con maggiore serenità, anche se solo apparente. E senza dimenticare che Barelli è a capo di un movimento che ai Giochi invierà una vera armata, spalmata su nuoto in piscina, nuoto di fondo, nuoto sincro, tuffi e due squadre di pallanuoto. Come dire poco meno di un terzo di tutta squadra italiana, e con buone possibilità di medaglie.

Valeva la pena di mettere a repentaglio, proprio in questi giorni, la serenità di atleti e tecnici della FIN? E, soprattutto, a vantaggio di chi?  

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