- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Calcio / La nazionale di Pelle' e Zaza oltre i suoi meriti tecnici.

Lunedì 4 Luglio 2016

ita-ger

La sconfitta contro la Germania, con quella sequela un po' comica di tiri mancati e parati che l'ha caratterizzata, ha confermato il rifiuto tutto italico ad un minimo di razionalità. Caratteristica antica che non ci abbandona neppure nei momenti più tragici. Che, intendiamoci, non era proprio il caso del quarto di finale europeo giocato a Montpellier contro i campioni mondiali (solo una pallida copia della squadra del 7 a 1 di due anni fa al Brasile). Questa idiosincrazia ha così trasformato un mediocre incontro di calcio in una specie di rivincita di Caporetto. Chiamando in causa, come è capitato di leggere, affermazioni imbarazzanti, esemplificate dal maggior quotidiano sportivo nel titolo: "Eroi lo stesso". Punto. E pensare che eravamo andati all'assalto del ridotto tedesco, si fa per dire, con la coppia Pellé e Zaza, poveri ragazzi etichettati sui social come guitti da avanspettacolo.

In quest'aura di generale compiacimento per la sconfitta, la Nazionale è tornata a casa come se l'Europeo l'avesse vinto a mani basse. Nel nome del buonismo appiccicoso dei nostri giorni. Lontano e dimenticato il 1970 quando la squadra sconfitta dal Brasile nella finale mondiale, al ritorno venne dirottata di notte su un aeroporto secondario per evitare la furia dei tifosi. Così come è stato dimenticato il quarto titolo mondiale inopinatamente vinto ai rigori contro la Francia dieci anni fa.

Forse sarebbe stato più corretto ricordare i veri meriti di questa squadra al tramonto, che risiedono nell'aver battuto all'esordio i favoriti belgi, aver sconfitto degnamente le ex-furie spagnole e ceduto - sia pure per il demerito dei rigori - ai campioni del mondo. Poteva bastare per chiudere un ciclo, e per aprirne un altro che, nel nome di Giampiero Ventura, ripartirà il 1° settembre proprio contro la Francia, destinata a vincere questo Europeo a 24 squadre (altro errore in uno con gli accoppiamenti sbagliati che hanno penalizzato oltre misura la squadra più meritevole, quella Croazia dalle individualità eccellenti che squadra non saranno mai).

Tornando all'Italia, per il vero non tutti si sono allineati nella celebrazione della sconfitta. "Una squadra modesta e di mezza età, il presidente della federazione collezionista di gaffes, il CT tarantolato con i capelli finti; mai nessuna Nazionale era partita con un'immagine tanto disastrata. E in effetti gli azzurri non sono undici fuoriclasse giovanissimi, Tavecchio mantiene un eloquio premoderno, e durante l'inno le telecamere si ostinavano a inquadrare Conte sul 'le porga la chioma'. Ma bisogna riconoscere che in Francia hanno fatto un mezzo miracolo", ha scritto all'indomani Aldo Cazzullo. Lucido e realista, anche se non ha resistito neppure lui al gioco di parole su "cordoglio e orgoglio".

In sintesi, una Nazionale al capolinea, che si è battuta oltre la sua valenza tecnica (chi avrebbe scommesso su Giaccherini alzi la mano) e che, lo si ricordi, è l'espressione dl un calcio malandato che ha preferito sciogliere i vivai per dedicarsi a coltivare i debiti. E che, in vista di Mosca 2018, il traguardo più prossimo, si ritrova con ben poche certezze da mettere in campo. Auguriamoci intanto che Ventura non voglia aprire il suo mandato a termine (dal momento che Conte ha assicurato, minacciato?, un suo ritorno sulla panchina azzurra, ...) ripartendo da Pellè e Zaza. Totò e Nino Taranto ha già fatto di meglio.  

Cerca