Boxe / Anche i "pro" alle Olimpiadi. Gia' da Rio.
Mercoledì 8 Giugno 2016Cade l’ultimo diaframma. Anche i pugili professionisti potranno prendere parte alle Olimpiadi. Erano rimasti i soli a vedersi preclusi i Giochi dopo che, nel 1992 (sotto la presidenza del marchese Samaranch), applicando la risoluzione approvata quattro anni prima a Seul, il CIO aveva riscritto le nome sul “dilettantismo” ammettendo, punto di non ritorno, il Dream Team USA al torneo di Basket. Fuori dall’uscio olimpico restano ora solo i calciatori, per i quale vige il compromesso degli U-23, sia pure con quale eccezione. La storica decisione è stata presa da un congresso straordinario dell’AIBA (Amateur International Boxing Association) convocato a Losanna il 1° giugno scorso.
Il colpo di piccone decisivo l’ha inferto la riscrittura di un articolo dello statuto (il n. 13) che consente ora ai pugili di tutte le sigle – quindi anche quelle professioniste – di partecipare alle competizioni indette dall’AIBA. E tra loro a quelle olimpiche. Un emendamento approvato a larga maggioranza cui molto ha contribuito in questi ultimi anni il lavoro di Franco Falcinelli, ex presidente della FPI e attualmente vice-presidente dell'AIBA (nella foto, il primo da sinistra).
Secondo quanto informa la stessa AIBA si è espresso a favore non meno del 95% dei delegati. “Si tratta di un altro grande passo in avanti per la boxe”, ha commentato il presidente Wu Ching-Kuo. “Dopo aver promosso in passato importanti riforme, siamo certi che questa decisione avrà ripercussioni molto positive sulla popolarità della boxe.” Che, a voler essere realisti, ne avrebbe un gran bisogno, legata com’è alle fortune di figure di scarso rilievo.
In chiave olimpica gli effetti saranno immediati, con ricadute già su Rio. L’AIBA ha infatti indetto un torneo di qualificazione olimpica a La Guaira, nello stato venezuelano di Vargas, dal 3 all’8 luglio che assegneranno 26 posti per il torneo olimpico. Vi potranno partecipare i pugili professionisti aderenti alle sigle APB e WSB (World Series), secondo le norme in uso tra i “pro”, ma sempre al limute dei 3 round. Circostanza che potrebbe non favorirli nei confronti dei “dilettanti”.
Per tentare di prevenire proteste (già annunciate da parte della WBC) e inevitabili defezioni delle molte sigle che si dividono un parterre sempre meno affollato di praticanti, l’AIBA ha ricordato di essere la sola organizzazione pugilistica riconosciuta dal CIO e di contare su 197 federazioni nazionali affiliate. Aggiungendo che la decisione presa è in linea con il dettato dell’Agenda 2020 che tende alla valorizzazione delle migliori espressioni dei singoli sport. Prossimo passo, l’ampliamento del programma femminile.
A quanto è dato di sapere, la decisione non avrà conseguenze per la federazione italiana che – dopo qualche perplessità – ha preferito rinunciare a rimpolpare la ridotta spedizione a Rio con pugili “pro” (erano stati fatti i nomi di Devis Boschiero per i superpiuma e di Matteo Modugno per i supermassimi).
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