- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Impianti / Quel che resta (nel ricordo ...) dello Stadio Flaminio

Giovedì 11 Febbraio 2016

flaminio

Come avviene periodicamente da tempo, si torna a parlare dello Stadio Flaminio e del degrado che lo sta condannando a una fine ingloriosa. Una sorte emblematica, quella del Flaminio, un monumento che figura tra i maggiori esempi dell'architettura razionalista, non solo sportiva. Tanto più che l'impianto - se rimesso a norma e restituito alla città e allo sport nazionale - sarebbe un supporto formidabile in appoggio alla candidatura per Roma 2024. La storia è nota. Lo stadio, o quel che ne resta, sorge sul terreno che nel 1911, per le celebrazioni per il cinquantenario del Regno, l'architetto Marcello Piacentini utilizzò per costruire un impianto di sapore ellenistico. Dopo il restauro del 1927, il passare del tempo incise righe profonde sull'impianto che, malgrado un pistino a quattro corsie con fondo in pozzolana, venne per lo più utilizzato per il calcio. Per di più, dal 1929 al 1951, fu sede del CONI e delle Federazioni.

Anche il nome subì varie modifiche. Da Stadio Nazionale, com'era stato etichettato all'inaugurazione, negli anni Trenta divenne Stadio del Partito Fascista (la Nazionale vi giocò e vinse la finale mondiale del '34), infine - nel 1949, dopo la tragedia di Superga - venne dedicato al ricordo del Grande Torino.

Con l'avvicinarsi di Roma 1960 venne demolito (le statue che ne adornavano l'ingresso su viale Tiziano furono disperse nei giardini del costruendo Villaggio Olimpico) per far posto al nuovo impianto. Le cui ardite volute architettoniche erano dovute al genio di Pier Luigi Nervi e alla razionalità di suo figlio Antonio. Nel frattempo lo sviluppo della città aveva inglobato la struttura in uno dei quartieri della Capitale più vivaci ed attivi da un punto di vista culturale. A cinque minuti da Piazza del Popolo, a due passi dall'Auditorium di Renzo Piano, dal museo del Maxxi, dal ponte della Musica e dal Foro Italico, a ridosso del Palazzetto dello Sport (anche'esso piuttosto malandato).

Ma concluse le Olimpiadi - lo stadio ospitò il torneo di calcio - andò incontro a varie peripezie con diversi passaggi di proprietà e, soprattutto, di gestione. Dopo la breve stagione del rugby, presto emigrato altrove, sul finire del 2014 le chiavi vennero riconsegnate dal CONI al Comune. Per il quale ultimo, com'è noto, la sorte del Flaminio non è certo la priorità. Per la verità, il commissario governativo Tronca ha recentemente mandato un trattorino a tagliare la foresta che aveva preso il posto del prato. Ma niente altro per scongiurare la demolizione. Il vero rischio, al di là delle responsabilità del CONI, dal momento che l'impianto è pericolante in molte sue parti.

Qualche dato in più la fornisce una dettagliata perizia commissionata dalla settina sezione del Tribunale di Roma a due esperti - gli ingegneri Francesco Cardano e Daniele Mosca - i quali hanno quantificato in quasi sei milioni di euro (per la precisione 5 milioni e 925mila) la cifra occorrente per la messa a norma. Chi dovrà pagare? Con l'avvertenza che ogni giorno che passa, il costo è destinato ad aumentare.

Dopo lo stravolgimento dello Stadio Olimpico in occasione di Italia '90, la demolizione del Velodromo dell'EUR fatto saltare col tritolo nell'estate 2008, un altro "pezzo" di Roma '60 che sparisce nell'indifferenza. Ecco perchè si resta perplessi quando si sente dire che gli impianti dei Giochi di Roma sono ancora disponibili al 70%. Proprio così? Sarebbe bello se i candidati - attuali e futuri - alla poltrona di sindaco della Capitale esprimessero il loro punto di vista sulla questione Flaminio. Ricordando che un impianto con quella storia è soprattutto un centro di "cultura", non soltanto di sport.

PS. Sarà una coincidenza, ma proprio in questi giorni al Maxxi (e resterà aperta fino al 2 ottobre) è stata allestita una mostra dedicata a Pier Luigi Nervi e alla sua opera in Italia e nel mondo: "Nervi. Architetture per lo Sport", a cura di Micaela Antonucci.  


LA SCHEDA DELLO STADIO FLAMINIO

Progetto: architetti Pier Luigi Nervi e Antonio Nervi
Costruzione: Società Anonima Ingegneri Nervi e Bartoli
Inizio demolizione vecchio impianto: 1° luglio 1957
Inaugurazione ufficiale: 18 marzo 1959
Capienza: 42.000 posti di cui 8000 coperti
Piscina coperta, due palestre per lotta e sollevamento pesi; una palestra per il pugilato; una palestra per la ginnastica
Costo: 900 milioni di lire e 80.000 giornate di lavoro
Prima manifestazione: 19 marzo 1959 (Italia-Olanda tra squadre Dilettanti)

Dati tecnici (all'inaugurazione)
- superficie complessiva: mq 21.650 ca.
- dimensione del campo di gioco: m. 105x70
- asse maggiore: m. 181
- asse minore: m. 131
- dimensione piscina coperta: m. 25x10 ca (profondita tra m. 1,60x1,80)

 

Cerca