- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Roma 2024 (3) / Gli impianti e le infrastrutture olimpiche

Sabato 16 Gennaio 2016

campidoglio-2

di LUCIANO BARRA

Continuiamo l’esame dei vari aspetti organizzativi proposti dalla Candidatura Olimpica della Capitale per i Giochi del 2024. In questo articolo facciamo il punto sull’impiantistica e sulle infrastrutture necessarie e da lasciare in eredità.

Tra gli aspetti più importanti per garantire una buona organizzazione dei Giochi Olimpici è, ovviamente, quello relativo agli impianti sportivi ed alle infrastrutture olimpiche. Va tuttavia detto che, nel mentre questo “hardware” è importante, altrettanto decisivo è il “software” sportivo con cui ogni Paese cerca di accompagnare la propria Candidatura. Onesti e Zauli – per Cortina 1956 e Roma 1960 – disegnarono un programma sportivo che portò l’Italia ai vertici mondiali (3ª nel medagliere a Roma, davanti alla Germania unificata, e 5ª a Tokyo nel 1964). Come già fatto notare, tutto ciò ad oggi manca e nel confronto con Parigi e Los Angeles, ma anche con Budapest, avrà il suo peso. Per questo i risultati di Rio sono importanti ed un progetto “culturale e sportivo” che accompagni la Candidatura resta assolutamente necessario, se non decisivo.

Gli impianti e le infrastrutture olimpiche fanno parte del secondo budget di spesa, quello che il CIO classifica come “NON-OCOG Capital Investement”. Si tratta di opere che non possono far parte del bilancio del Comitato Organizzatore e che comunque figurano come un Capital Investement e, quindi, devono essere finanziate con risorse pubbliche, private o con operazioni miste.

ROMA '60 - Se si vuol fare un riferimento proprio ai Giochi di Roma 1960, si tratta di tutti quegli impianti costruiti per i Giochi di allora e che hanno rappresentato, e rappresentano, da oltre 50 anni il solo patrimonio sportivo della Capitale. A memoria, ho forte dubbi che successivamente siano stati costruiti impianti sportivi importanti, forse il solo complesso della FILPJ a Ostia.

E’ giusto che la Candidatura di Roma sfrutti gli impianti del 1960, purché sia un occasione per farli rivivere e soprattutto per garantirne il successivo uso con una mirata legacy post olimpica, da studiare ora e non dopo. E’ anche opportuno che la Candidatura sia occasione per sfruttare alcuni siti “icona” della città , ma senza esagerare. E’ infatti vero che la Roma Antica ha offerto, in diversi campi, molto di più che quella moderna, ma superato la fase “comunicativa”, ciò potrebbe rappresentare un handicap per la Candidatura stessa. Per due motivi:

○ Il primo perché, a furia di “usato sicuro e non sicuro”, alla città non rimarrebbe nulla e quindi i Giochi del 2024 passerebbero come un’occasione persa.

○ Il secondo perché non va mai dimenticato che i costi per utilizzare impianti temporanei con allestimenti ad hoc, sono a totale carico del Comitato Organizzatore perché non possono essere finanziati da fondi pubblici, non essendo investimenti in “conto capitale”.

Devo tuttavia dissentire su alcune dichiarazioni fatte dal Presidente del Comitato Organizzatore quando a novembre ha detto, mi si passi, improvvidamente: “che il Foro Italico è già pronto per ospitare la sera la Cerimonia d’Apertura, il pomeriggio le gare d’atletica e la mattina seguente quelle del Nuoto”. Oppure quando ha dichiarato, lunedì scorso, alla Stampa internazionale “che il 75 % degli impianti sportivi di Roma 2024 è già pronto”.

Queste sono dichiarazioni che hanno lo scopo di tranquillizzare la pubblica opinione – lo capisco –, ma che alla distanza sono causa di disinformazione e soprattutto di superficialità. Il Foro Italico per la Cerimonia di Apertura/Chiusura, per l’Atletica e per il Nuoto per essere portato a “livello olimpico” avrà bisogno, da oggi in avanti, fra interventi ordinari e straordinari, di investimenti calcolabili fra i 100 e i 150 milioni di Euro. La lista dei lavori sarebbe troppo lunga e tecnicamente troppo dettagliata per essere qui citata, ma è disponibile per chi la volesse consultare. Non dimenticando che i tre avvenimenti necessitano delle aree – i cosiddetti TV Compound – di almeno 10.000 mq. (quasi due campi di calcio) per le Cerimonie e l’Atletica e di 5.000 mq. per il Nuoto. Dove si trovano tali aree?

Quanto alla seconda dichiarazione, sarebbe stato meglio dire: “sappiamo dove il 75 % degli impianti saranno collocati”, perché per essere pronti molta “pasta” (termine spagnolo per dire denaro) ci vorrà.

Faccio una veloce analisi della situazione in base a quanto letto sui giornali perché di ufficiale ben poco si conosce, al di là di qualche dichiarazione volante e spesso improvvisata. Va solo rammentato che questo aspetto non può essere sminuzzato a mo’ di francobollo da collocare sulla mappa senza alcuna logica. Il tutto deve fare parte di un piano urbanistico, di una sua compattezza organizzativa con distanze dal Villaggio possibili e, soprattutto, con un piano di post-uso concreto e garantito nell’ambito della Candidatura.

TORNEI A SQUADRE – Mi riferisco in particolare al Calcio, alla Pallacanestro ed alla Pallavolo. E’ certo importante quanto deciso dal CIO con l’Agenda 2020, per cui è possibile svolgere le fasi eliminatorie di questi Tornei anche al di fuori della città ospitante. Questo permette di evitare che Roma si debba dotare di 5 diversi Palazzi dello Sport da 10.000 posti e serve anche a soddisfare un po’ del consueto provincialismo italico.

Per il Calcio maschile il Comitato Promotore ha già annunciato le sue scelte, che mi paiono abbastanza scontate e semplici. Una sola osservazione: sicuramente lo Juventus Stadium è il migliore stadio di calcio che abbiamo in Italia. Ma non proporre lo Stadio Olimpico di Torino mi pare un’aperta offesa al movimento olimpico e potrebbe essere male interpretata. Non dimentichiamo che l’utilizzo di uno Stadio “privato”, come appunto è quello della Juventus, potrà porre una serie di problematiche commerciali. Nello stesso tempo non va dimenticato che con la situazione carente degli stadi italiani, l’Olimpiade sarà vista dagli Enti proprietari di questi ultimi come un’occasione per importanti interventi migliorativi. Provate a moltiplicare 10 milioni, il minimo necessario, per 10, aggiungete i costi della “liberalizzazione” dei diritti commerciali per ogni stadio, oltre ai requisiti di sicurezza che un’Olimpiade richiede, e vedrete che l’operazione Calcio maschile, che sulla carta appare la più facile, necessiterà di risorse molto importanti.

Non ho letto nulla sulla scelta delle sedi eliminatorie del Calcio femminile, della Pallavolo e Pallacanestro. In questo caso vale quanto detto per il Calcio maschile, anche se gli intereventi da fare saranno comunque di minore entità. Promuovere diverse città sedi olimpiche ha i suoi vantaggi, ma offre anche complicazioni come quelle dell’ambush marketing e della sicurezza. Va aggiunto che è un bene sfruttare al massimo le apertura dell’Agenda 2020 nel dislocare i Tornei eliminatori fuori di Roma, ma come ha rilevato il membro del CIO Franco Carraro, tutto ciò indebolisce una Candidatura e crea non pochi problemi logistici.

Per quanto riguarda gli altri sport di squadra, andranno collocati sia la Pallamano maschile e femminile che l’Hockey su Prato, sempre maschile e femminile. Non va tuttavia dimenticato che ambedue le discipline, a livello di semifinali e finali, necessitano di capienze vicino ai 10.000 posti. Questo chiama in causa la feasibility di un calendario che, sulla carta, al momento vede disponibili solo due Palazzi dello Sport (quello dell’Eur e quello di Tor Vergata), ma che necessita di collocare le finale per Pallacanestro M/F, Pallavolo M/F, Pallamano M/F, Ginnastica Artistica/Ritmica e Pugilato. Tutte discipline da 10.000 e più spettatori. La Candidatura ha assolutamente necessità di un terzo Palazzo dello Sport, almeno da 10.000 posti, che non può essere temporaneo, perché alla fine i costi sarebbero gli stessi, se non addirittura più alti.

FIERA DI ROMA – Il grande polmone della Fiera di Roma potrebbe soddisfare le esigenze di discipline come Scherma, Badminton, Judo, Tennistavolo, Taekwondo, Sollevamento Pesi e Lotta. Per chi ha avuto la possibilità di visitare questa struttura, essa offre sicuramente dal punto di vista dei padiglioni, e delle relative capienze, un’opportunità unica. Gli unici aspetti che possono preoccupare sono i costi degli allestimenti, anche questi a carico del LOC, e la vergognosa situazione esterna dell’intero complesso che avrebbe bisogno di un lifting decorativo non da poco.

Restano fuori da questa lista sport comunque di non difficile collocazione come: Beach Volley, Golf, Triathlon, Pentathlon Moderno, Vela (sede già scelta), Rugby a 7, Tiro a Segno e a Volo, Tiro con l’Arco, Canoa slalom, Ciclismo su strada, BMX e Mountain Bike. Anche qui non va dimenticato che non si tratta solo di svolgere delle gare sportive, ma di portare questi impianti a livello dei requisiti Olimpici, da diversi punti di vista: commerciale, televisivo, sicurezza, parcheggi, catering, sale stampa, ecc., con tutto quello che ciò significa e con costi di allestimento a carico del LOC. Si tratta di poter contare di spazi ben più ampi di quelli necessari per una normale competizione dei singoli sport. Anche qui la loro collocazione deve rispondere a logiche urbanistiche ed organizzative.

Rimangono fuori dal computo i seguenti sport: Tennis, Sport Equestri, Canottaggio/Canoa Sprint, Ciclismo su pista. Del Tennis, scontata la possibilità del Foro Italico, va trovata la collocazione per un Torneo importante e che comunque richiede più campi e tribune capienti, ma soprattutto necessità di una giustificazione post Giochi. E’ chiaro che, se invece, si propende per una soluzione temporanea, essa graverà sui costi del LOC. Lo stesso dicasi per il Ciclismo su Pista. Ho sentito parlare di una pista smontabile, facendo riferimento a Londra (si tratta di una bugia, perché il velodromo di Londra è fisso e con 3000 posti). Io credo che sarebbe grave non garantire nel post Giochi che Roma, e l’Italia, abbiano un velodromo tutto proprio. Finalmente un centro Federale. La zona est di Roma sarebbe sicuramente il luogo più appropriato con un post uso multi sportivo, a parte il rischio di ripetere titoli come quello famoso degli Anni Cinquanta apparso sul Corriere dello Sport: “Coppi all’Appio in coppia con Chiappini” (per chi non lo ricordasse l’Appio era un Velodromo).

Quanto agli Sport Equestri, per il salto con gli ostacoli non possono non vedere la loro collocazione a Piazza di Siena, impianto icona di questo sport nazionale. Servirà ottenere dalle autorità permessi speciali per una capienza maggiore. Per le altre discipline non c’è soluzione che quella dei Pratoni del Vivaro. Almeno l’utilizzo di questo glorioso impianto servirà a lavarci la coscienza dell’abbandono in cui è stato lasciato. Cavalli come Uruguay, Posillipo, Merano, The Rock, quelli del completo di Mauro Checcoli, hanno speso in quell’impianto la loro pensione e qualcuno di loro, quelli della FISE, lì hanno anche la loro pace. Ma va messo in conto che questa sarà un’operazione molto costosa, non solo per allestire il campo gara, ma per tutti gli aspetti logistici che l’area presenta.

Infine il Canottaggio/Canoa. L’Agenda Olimpica avrebbe permesso di svolgere queste discipline anche fuori Roma. Purtroppo gli impianti di cui si è parlato (Castel Gandolfo, Piediluco, Sabaudia) non sono tecnicamente, e logisticamente, adatti. Un impianto per Canottaggio e Canoa oggi, senza contare costi di espropri terreni ed urbanizzazione, può costare dai 50 ai 70 milioni. Ma se lo stesso deve aver il suo logico post uso, i costi aumentano perché ci sarà bisogno di strutture fisse ad hoc (spogliatoi, uffici, ecc.).

Non va infine dimenticato che il Comitato dovrà prevedere degli interventi su impianti (palestre e campi all’aperto) d’allenamento. Non è solo una necessità, ma un obbligo non solo morale. Si vuole fare una Candidatura soft, utilizzare al massimo l’esistente, ma non si può non lasciare alla città un’impiantistica degna di Roma. Va ricordato che per il 1960 furono costruiti i centri sportivi dell’Acqua Acetosa, delle Tre Fontane, dei Pratoni del Vivaro, di Montelibretti, ecc. Sappiamo cosa hanno significato questi impianti per lo sport italiano e, soprattutto, per quello romano. Roma ora non può essere lasciata nuda.

VILLAGGIO ATLETI E MPC– Al di là degli impianti sportivi, esistono due importanti strutture assolutamente necessarie per i Giochi. Il Villaggio Olimpico (e l’eventuale Villaggio Media) e l’IBC/MPC. Il Villaggio Olimpico sembra aver trovato la sua collocazione al Tor Vergata e dovrà avere una capienza per 15.000 fra atleti e dirigenti/tecnici. Al di là della collocazione, non ho sentito parlare del tipo di finanziamento (pubblico o privato?) e sul post uso dello stesso. Parliamo di una struttura con costi da un miliardo di euro. L’IBC/MPC – il doppio centro Stampa e Televisione – dovrebbe essere di nuovo proposto a Saxa Rubra. Si tratta di una struttura di circa 100.000 mq. di cui non sono ancora chiari i contorni urbanistici e finanziari.

Infine vi è una voce che non può che cadere nella categoria delle spese garantite dal finanziamento pubblico: si tratta della sicurezza. I LOC hanno la responsabilità di fornire una parte dell’hardware nelle diverse venue (recinzioni e scanner), ma il costo del software per la sicurezza è a carico dello Stato che ne garantisce l’efficienza. Oggi come oggi tale costo si aggira intorno al miliardo.

A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: ma tutto questo quanto verrebbe a costare? Credo che si dovrebbe parlare dei 6/7 milardi, una cifra citata più volte dal CONI.

Volutamente ho escluso da questo elenco tutti gli altri interventi di cui, indipendentemente dai Giochi Olimpici, Roma avrebbe bisogno. Personalmente, da cittadino, ritengo che i Giochi Olimpici a Roma nel 2024, con il Giubileo nel 2025, si giustificano solo se questi ulteriori intereventi urbanistici venissero realizzati. Ne parleremo nella prossima puntata.

(3. Continua)

 

Cerca