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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Doping / La NADO Italia azzera la Nazionale di atletica. E a Rio?

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Giovedì 3 Dicembre 2015

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A 265 giorni dai Giochi di Rio de Janeiro l'atletica leggera italiana, che tanto bene non stava, si ritrova ora sull'orlo del collasso definitivo. La notizia di per sè era attesa (almeno per i meno distratti), ma è esplosa con effetti devastanti e conseguenze future che è ancora presto per poter valutare a pieno. Vediamo i fatti. La Procura Antidoping della NADO Italia - presieduta dallo scorso 15 settembre dal generale Leonardo Gallitelli, già a capo dell'Arma dei Carabinieri - ha richiesto sanzioni di 2 anni per ventisei atleti (violazione dell'art. 2.3 del codice antidoping, cioè eluso controllo anti-doping), proponendo l'archiviazione per altri 39 nominativi (in base all'art. 2.4, mancata reperibilità ai controlli). Tra loro, passibile di squalifica, la quasi totalità della Nazionale di atletica leggera. E, quel che più colpisce, quasi tutti gli atleti (pochi) che si ritenevano già qualificati o qualificabili per Rio. Alla luce di questa chiusura indagine, che per giungere a sanzioni vere avrà bisogno di tempi lunghi (almeno fino alla primavera 2016) il gruppo che potrà prendere l'aereo per Rio si riduce a poche unità. Il provvedimento prende le mosse dall'indagine dei ROS (denominata "Olimpia") su incarico della Procura di Bolzano, attivata a seguito della accertata positività dell'(ex-)marciatore Alex Schwazer. Al centro di tutto le mancate risposte al protocollo di reperabilità ("whereabouts") dei 65 atleti interessati (in calce l'elenco dei sanzionati). Un brutto colpo alla credibilità dell'intero sistema per il periodo pre-Londra. E che ora pare allineare alla sbarra, dopo l'atletica russa e keniana, anche quella italiana , sia pure a un livello tecnico non equiparabile.

Quel che qui preme porre in luce è il clima che ha favorito queste violazioni, tanto che in certi casi si è arrivati ad una decina di mancate risposte alle richieste di reperibilità, senza sanzioni o denunce. Saranno i giudici a stabilire responsabilità e comminare (eventuali) pene, ma non si può evitare di notare una certa diffusa assuefazione a un comportamento irregolare. Lo sport, e in particolare l'atletica, può vivere solo entro regole ben definite e vigilate da tutte le componenti. E qui si fa riferimento alle società, alla federazione FIDAL, al CONI. Solo dopo arrivano la Procura Antidoping, la NADO e la WADA. Ma a quel punto è già tardi per riportare l'intero sistema entro i suoi corretti confini. Che sono soprattutto morali, anche se l'uso distorto e di maniera che si fa oggi di questo termine, lo ha privato del suo significato originale. Lo stare alle regole, è  un criterio di comportamento assoluto al quale non ci si può sottrarre. Tanto più per giovani uomini e donne (prima ancora che atleti e atlete) chiamati a rivestire i simboli della identità sportiva nazionale.

In attesa degli sviluppi (ma, lo si ricordi, il mancato reperimento non è equirabile tout-court a doping conclamato), colpiscono alcune considerazioni. Innanzi tutto il fastidioso coro degli immancabili profeti di sciagura, dei quali si farebbe volentieri a meno, affrettatisi ad emettere sentenze senza appello in nome dell'assolutorio "io l'avevo sempre saputo". Sullo stesso piano, quanti ora si vanno proponendo per il futuro, del tipo "se mi vogliono, io ci sono sempre". Infine, fatto non secondario, la notazione che in maggioranza gli atleti coinvolti sono tesserati per gruppi sportivi militari, cioè ricevono mensilmente uno stipendio per fare atletica a spese della collettività. Certo, molta acqua è passata sotto i ponti da quando agli atleti veniva al massimo riconosciuto il mancato guadagno di due dollari al giorno, ma alla luce di questa condizione privilegiata si fa fatica a trovare giustificazioni. A prescindere.

Si può infine concludere sottolineando un paradosso. Tra i 39 atleti per i quali è stata proposta l'archiviazione, figura proprio Alex Schwazer. Il quale ultimo, a regola di bazzica (specie se questo gli regalerà lo sconto ulteriore d'un mese sulla squalifica in scadenza il 29 aprile), a Rio potrebbe essere alla partenza della 50 chilometri. Con buona pace delle regole e delle loro interpretazioni. Che, ci auguriamo il CONI voglia rivedere e imporre alle federazioni, senza se e senza ma. Ad evitare, come recentemente accaduto con il maratoneta Alberico Di Cecco, che siano i tribunali della Repubblica a riscrivere le norme a spese delle strtture sportive.   


Richiesta di deferimento di 2 anni (art. 2.3)
Roberto Bertolini - Giavellotto
*Migidio Bourifa - Maratona
*Filippo Campioli - Alto
*Simone Collio - Velocità
*Roberto Donati - Velocità
Fabrizio Donato - Triplo
Giovanni Faloci - Disco
Matteo Galvan - 400
*Giuseppe Gibilisco - Asta
Daniele Greco - Triplo
Andrew Howe - Lungo
Anna Incerti - Maratona
Andrea Lalli - Fondo
Stefano La Rosa - Fondo
*Claudio Licciardello - 400
Daniele Meucci - Fondo/Maratona
Christian Obrist - Mezzofondo
Ruggero Pertile - Maratona
Jacques Riparelli - Velocità
Silvia Salis - Martello
Fabrizio Schembri - Triplo
Daniele Secci - Peso
Kaddour Slimani - Mezzofondo
Gianluca Tamberi - Giavellotto
Marco Vistalli - 400
Silvia Weissteiner - Fondo/Maratona

* Atleti che hanno già ufficialmente lasciata l'attività.

 

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