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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Roma 2024 / Botta e risposta (a distanza) tra Renzi e Marino

Mercoledì 9 Settembre 2015

MALAGO-8

Nuovo capitolo (interlocutorio) nella telenovela sulla candidatura di Roma ai Giochi del 2024. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando si cominciò a lavorare all'idea olimpica: correva l'anno 1996 e i personaggi coinvolti erano diversi. Da allora in Campidoglio sono passati quattro sindaci, tutti con la stessa idea fissa, trascinare la città - che già non si sente molto bene tra Mafia Capitale e altro - in un disastro dal quale sarà ancora più difficile riemergere. Vediamo. Passate le vacanze, belli e abbronzati, si sono ritrovati Luca di Montezemolo, Giovanni Malagò e l'irascibile Matteo Renzi, piombato di nuovo a Roma dopo i giri, e i comizi, alla festa dell'Unità e all'autodromo di Monza per un caffè con Ecclestone, il quale non si fatto commuovere e ha ripetuto il suo mantra: per restare a Monza, la F1 vuole 25 milioni, altro che tradizione e bei ricordi. Ma questa è un'altra storia.

Tornando alla faccenda Roma 2024, il nuovo incontro - dopo il prologo in Brianza - si è tenuto lunedì 7. Peccato che mancava il sindaco Marino che Renzi, dopo il commissariamente che gli ha lasciato il controllo sul traffico, continua a non voler vedere di persona. In mancanza di altri elementi, dobbiamo fidarci dellle poche righe del comunicato di Palazzo Chigi: "Il presidente del Consiglio ha ringraziato Malagò e Montezemolo per il grande impegno e la determinazione che stanno mettendo nel sostegno alla candidatura italiana [Nota: sbagliato, la candidatura dovrebbe essere di Roma], ribadendogli [sic!] il sostegno del Governo."

E Marino? Se ne sono perse le tracce, neanche fosse rimasto a fare immersioni nei Caraibi. Non è stato invitato? Volutamente non è andato? Non si sa nulla di preciso. Anche nel suo caso, per avere qualche lume, bisogna rifarsi al comunicato del Campidoglio. [Nota: ma come si può fare un comunicato su un incontro al quale non si è stati presenti?].

Ha scritto dunque il Campidoglio: "La candidatura olimpica è insieme l'occasione per ripensare Roma e il suo futuro, dotarla di nuovi impianti se necessari, riqualificare quelli esistenti, dotarla di nuove infrastrutture e disegnarne urbanisticamente un orientamento: insomma Olimpiadi che arricchiscono Roma e il Paese e non sono occasione di spese pazze e di speculazione. Le parole di Matteo Renzi a sostegno della candidatura sono importanti. Roma - perchè è la città ad avanzare la candidatura - farà tutta la sua parte con orgoglio. Ora occorre un lavoro e un impegno condiviso e concertato tra Governo, Campidoglio e CONI."

Ora occorre un lavoro? Ma se mancano cinque giorni alla scadenza per la presentazione delle lettere di intenti al CIO? Si dice che il motivo del contendere sia la collocazione del Villaggio che non è cosa trascurabile, dal momento che dovrà ospitare almeno 10.500 atleti (tralasciando il villaggio Media che dovrà essere pensato per almeno 7000 giornalisti). Chi lo vorrebbe a Tor di Quinto (il Comune), chi lo vorrebbe a Tor Vergata (il Comitato promotore), anche se in ballo ci sarebbero delle modifiche al piano regolatore, per costruire - in zona archeolgica - edifici in grado di ospitare 20.000 persone. Ma non pare solo questo il nocciolo della questione. 

Ce sarebbero altre ragioni, concesso che il povero Marino si trova in conflittualità crescente con la città e i suoi abitanti, oltre che con chi lo deve "vigilare" per Giubileo, appalti, e via dicendo. Qualcuno ricorda la nomina di Roberto Diacetti ad EUR SpA, 90% di proprietà del Tesoro, che molto avrebbe indispettito il sindaco. Lo stesso Diacetti che tra le molte nomine alle spalle (anche all'ATAC da cui Marino lo licenziò nel luglio 2013) è stato anche direttore di Roma 2009, i Mondiali di Nuoto di cui era presidente Malagò (ora agli avvocati con Paolo Barelli, che del Nuoto è il presidente).

Storie di ordinaria romanità. Ma intanto martedì 15 settembre, giorno della scadenza, si avvicina a grandi passi. E al CIO aspettano di capire.  

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