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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Piste&Pedane (4) / Primi bilanci dopo il Golden Gala

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Lunedì 8 Giugno 2015

PICADO


Con il Golden Gala (4 giugno) – quarta prova della Diamond League IAAF (nella foto il triplista Pedro Pablo Pichardo) – si può considerare conclusa la prima parte della stagione italiana. È pur vero che nell’occasione i nostri (pochi) rappresentanti hanno recitato ruoli del tutto secondari, per di più considerando il grosso impegno economico richiesto, quasi calcistico, e che coinvolge più di un soggetto (IAAF, FIDAL, CONI Servizi, TV, sponsor). Un po’ troppo a fronte degli scarsi, se non trascurabili ritorni. I quali dovrebbero soprattutto risiedere nella promozione della disciplina e, quindi, nell’invogliare i più giovani ad avvicinarsi all’atletica. Questo accade? Tutto da dimostrare, e per motivi che muovono dalla mancata progettualità, comune un po’ a tutto lo sport nazionale. Colpa del CONI che non vigila e non stimola? Non sappiamo, ma ad un anno da Rio sarebbe necessario un’analisi seria e un cambio di rotta. Ci si contenta invece di annunci e di manifestazioni esteriori e molto “social” che incidono poco o nulla sul livello tecnico.

Tornando al Golden Gala, è un fatto che ormai all’atletica si vada più che altro per lo “spettacolo”, per il richiamo mediatico e pubblicitario, esattamente come ci si reca al circo o a un concerto pop. Un’eresia? Potrebbe essere, ma pare difficile confutare la crisi di vocazioni e lo scarso ricambio che pesano su tutto l’ambiente. Ma il vero problema sollevato dal Golden Gala è un altro. Passata la festa, rimane veramente poco. Tutto si consuma in una sera. Il barnum atletico si sposta altrove, ma non cambia copione: stesso programma, stessi protagonisti, stessi avversari, stesse magliette tutte uguali e di un banale colore pastello (ma a chi è venuta l’idea?), stessi orari dettati dalla TV. Proprio la DL resta l’esempio più eclatante dell’immobilismo della IAAF che, dopo quindici anni di soporifera conduzione da parte di Diack Lamine, è ora in fiduciosa attesa di “Lord” Seb Coe o dello “Zar” Sergey Bubka, col primo lievemente favorito sul secondo.

Chi dei due verrà scelto dall’assemblea che si terrà a Pechino, durante i Mondiali di agosto, troverà sul tavolo problemi enormi. Che in sintesi si possono riassumere nella necessità di moralizzare l’intero movimento (leggi soldi a pioggia e doping), svincolandolo dalle multinazionali e dal potere dei manager, e rivitalizzarlo sul piano tecnico, cercando sfoghi diversi rispetto al “meeting-tutto-pagato”. E, in second’ordine, ma neanche tanto, provare a sfoltire il calendario internazionale. Più facile a dirsi, …

Per l’Italia il bilancio di questa prima fase della stagione, dopo qualche soddisfazione agli Europei al coperto, si riduce a poco. Il primo appuntamento importante, il mondiale di staffetta che assegnava il 50% dei posti per Rio, è stato amaro: ma si potrà recuperare, almeno con la 4x400 femminile. Per chi aveva annunciato, come punto focale del quadriennio, le quattro staffette ai Giochi, non è molto. L’angolo più illuminato della vetrina, come lo scorso anno, rimane quello femminile. Su tutte Eleonora Giorgi che ha ritoccato due volte il limite nazionale dei 20 km e che può pensare al podio mondiale con ambizioni. Poi, un gradino più sotto, Libania Grenot, ormai in pianta stabile in Florida e che poco contribuisce alla crescita del settore, quindi Alessia Trost e la veterana Valeria Straneo. Molto meno offrono i maschi, confidando per ora sulla maratona di Daniele Meucci.

In attesa che maturi qualche sedicenne in buona crescita – il velocista Filippo Tortu e la mezzofondista Marta Zenoni su tutti – ci si deve infine rammaricare per la serie di infortuni che ha falcidiato un parco-atleti già ridotto all’osso. Alcuni nomi alla rinfusa, e non secondari: Galvan, Chesani, Dal Molin, Jacobs, Del Buono. Ai quali dovrebbero aggiungersi gli infortunati “storici” come Greco, Vistalli, Abate. Mentre si sono perse le tracce di Howe dopo la decisione di andare ad allenarsi in Svezia, … Come si vede, c’è ancora molto da lavorare. E non soltanto sul quadrante sanitario.

Tutti i dettagli della stagione indoor/outdoor si trovano nella sezione TOP TEN.  

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