Duribanchi / E se provassimo a ripartire dalla verita'?

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Martedì 25 Ottobre 2022


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Sette giorni di tensioni e pressioni: dalla (faticosa) composizione del primo Governo Meloni ad una quotidianità che nulla promette di definitivo, sotto la minaccia dei prezzi e del default. Verrà l’inverno e avrà il volto cupo di Putin?

Andrea Bosco

A forza di “esami del sangue”, Giorgia Meloni potrebbe venire “dissanguata”. Il neo presidente del consiglio (per fortuna non lavoro più alla RAI dei talebani del sindacato) ha molti nemici. I più temibili non sono all’opposizione, che del resto, deve (dovrebbe) fare il suo mestiere: sono all’interno della sua coalizione. Memento Meloni: sono stati Berlusconi e Salvini (assieme a Giuseppe Conte) a far cadere il governo Draghi. Berlusconi e Salvini (ammiccanti con poco garbo quando Meloni ha accettato l’incarico da Mattarella) guidano partiti dalle spiccate simpatie per Putin.

Hai voglia a dire che sono “atlantisti” e persino “europeisti” (Meloni in un’altra era politica non si spellava le mani per l’Europa): il loro popolo simpatizza per Putin. La Lega (nata prima di Miglio con qualche inclinazione marxista) per ragioni storiche. Forza Italia per fedeltà al “capo”. Che è “dolcissimamente” amico di Putin. Che ha fatto affari con Putin. Che ha condiviso dacia e colbacchi, forse “lettoni” con Putin. Forza Italia è putiniana perché lo è il “capo”. In quel partito chi dissente se ne va. Altrimenti la regola è l’applauso. Anche ascoltando bestialità come quelle divulgate da LaPresse. Anche ascoltando barzellette già ascoltate nel Ventennio, riciclate, nelle quali (ohibò) si scopre che esistono i “paracaduti”. Parola di Cavaliere. Che ha amici assai colti (Dell’Utri, Confalonieri, Letta) ma che ignora come “paracadute” non contempli il plurale essendo indeclinabile.

REMULO – Il Cavaliere è un tipo fantasioso. Se è in difficoltà può inventare un Remulo davanti ai potenti del mondo. Non mi scandalizzo. Capita di sbagliare. [Il vostro scriba deve ai riflessi dell’amico Cola che gli ebrei romani deportati in Polonia dell’ultimo “Duribanchi” non siano finiti in Germania]. Mi scandalizza che Berlusconi ancora si professi amico di uno come Vladimir Putin. Mi scandalizzo che ne diventi agit prop divulgando le versioni di comodo inventate a Mosca, per giustificare una guerra di aggressione non giustificabile, sfociata   in operazioni di bassa macelleria. Essere (ancora) suo amico è cosa indegna. Forse dalle casse di Mosca sono affluiti fondi per i partiti occidentali: qualcuno ipotizza anche nelle casse di un partito statunitense. Immorale e indegno farsi finanziare da uno come Putin. Ma professarsi convintamente suo amico, nonostante le atrocità e le barbarie commesse, è da deprecare.

Servirebbe dire la verità. Per esempio che un governo di destra, non può che prevedere provvedimenti di destra. Che saranno volti, si spera, a stabilizzare il paese (o, come piace a Meloni, la Nazione), partendo dalle fasce più deboli. Quelle che hanno votato Fratelli d’Italia, che non votano più Pd (al massimo al Sud votano per il tesserino giallo del reddito, dei 5 Stelle) e alle quali un partito con storica vocazione al sociale (ereditata dal Capovocione) è sempre stato (a partire dalle periferie) attento.

Dicono che Meloni sarà una Draghetta. Possibile. In politica estera ed economica, certamente. In altri segmenti al netto delle denominazioni dei ministeri, farà la Destra. Rimodulerà il reddito di cittadinanza: cancellarlo sarebbe una ingiustizia. Si schiererà contro la pratica dell’utero in affitto. Ma si spera non leda i diritti delle donne e delle famiglie non tradizionali. Si opporrà a declinare i genitori per numerazione. E non concederà alla pubblica amministrazione di redarre testi con l’asterisco. Potenzierà l’assistenza alle famiglie, specie a quelle con figli o genitori disabili.

DRAGHI – Aumenterà le spese per la difesa, visto che la guerra è, purtroppo, una realtà. Imporrà la nave rigassificatrice a Piombino. Perché il gas è indispensabile, l’inverno è alle porte, il freddo pure. Tratterà con le ONG affinché non usino i porti italiani (e solo quelli italiani) per collocare i migranti salvati in mare. Auspicabile non torni sul quel “blocco navale” non applicabile per il diritto internazionale. Ed eticamente disumano. Ma chiederà all’Europa, sul tema, politiche di solidarietà. Tutelerà i prodotti italiani massacrati dalle imitazioni farlocche. E presenterà a Bruxelles, l’agenda Draghi che prevede un “tetto” per il gas.

Draghi sarà il convitato di pietra di questo governo. Cingolani (a titolo gratuito: mentre i partiti si scannano per uno strapuntino da sottosegretario) è lì a dimostrarlo. Metterà mano alla giustizia, riformando quanto sarà possibile riformare. A cominciare da una magistratura diventata Stato nello Stato. Piacerebbe varasse una task force per debellare la piaga dell’evasione fiscale. Auspicabile spieghi agli italiani come il paese (come del resto la Germania) sia ormai prossimo alla recessione. E come la crescita annuale venga stimata dalle agenzie di rating sotto lo zero, virgola. Auspicabile convinca Salvini che la tassa piatta al 15% è roba da libro dei sogni. Che ridurre le tasse farebbe la felicità di un popolo. Ma che non ci sono i soldi per ridurle. Pena tagliare ammortizzatori sociali et similia. Impensabile, stante i 4 milioni di poveri stimati dall’Istat. Che piuttosto che il Ponte sullo stretto di Messina (foriero di speculazioni mafiose), sarebbe decente investire nelle preistoriche ferrovie siciliane. Oltre che in tratti autostradali che in Sicilia mancano.

MERITO – Inserirà, Meloni, il merito nella scuola. Che non significa buttare nel cesso “La lettera a una professoressa di Don Milani”. Significa evitare che la scuola promuova studenti asini. Impedendo che una volta diventati adulti (e magari presidenti della Camera) scrivano “inpiegato” (con la enne). Nel bel saggio “Generazione Settanta” di Miguel Gotor si ricorda il festival internazionale della poesia tenuto nel 1979 a Castel Porziano. Tra i promotori Franco Cordelli e Renato Nicolini inventore da assessore alla cultura dell’Estate Romana: l’uomo che aveva fatto mettere i fiori nei tombini. Festival di tre giorni con pubblico smarrito – scrive Gotor – tra i fumi dell’alcol e delle sostanze stupefacenti. Imbarazzo dei letterati di fama presenti alla manifestazione, per la “irregolarità” giovanile. Tra questa umanità anche la “ragazza cioè”: fanciulla che salita sul palco a parlare si rivelò incapace di “pronunciare un discorso di senso compiuto, senza utilizzare per decine di volte il noto intercalare assembleare, fino ad essere interrotta da uno degli organizzatori”.

Niente di nuovo: ne “I Rusteghi” Carlo Goldoni si faceva beffe dei tic di uomini e donne, gratificando il suo protagonista di un reiterato “vegnimo a dir el merito”. Al quale la moglie replicava con un ripetuto, insopportabile, “figurarse”. Morale: la “ragazza cioè” venne invitata a farsi da parte per lasciare posto al poeta Dario Bellezza. Risposta della signorina: “Non si tratta di bellezza o meno”, Infatti: si trattava (e si tratta) di ignoranza. Le “capre”, per dirla con Vittorio Sgarbi, non dovrebbero avere diritto di parola. Al massimo, solo di “brucare”. Cioè.

DEFAULT – Il governo di Giorgia Meloni va provato. Dovesse fallire sarebbe un dramma. Durasse “sei mesi” come insiste a dire Carlo Calenda, sarebbe esiziale. Se Meloni fallirà ci sarà il default. Non ci vuole una laurea in economia per capirlo. Personalmente speravo avrebbe apportato un taglio al numero dei ministeri, a quello dei sottosegretari, alla pachidermica macchina parlamentare che da decenni è la fotografia del maggior problema italiano: una burocrazia che indigna. Ma aveva troppe “bocche” da sfamare. Speravo potesse indicare un taglio della spesa pubblica. Ma con la sofferenza prodotta dalla crisi energetica immagino che inevitabilmente il debito crescerà. Grasso che cola se riuscirà a tenerlo sotto controllo, visto che Salvini preme per “uno scostamento di bilancio”. Visto che i sindacati hanno inoltrato una serie di richieste che risulterà problematico esaudire. Nessuno sembra preoccuparsi dell’immane debito che pesa su ogni italiano che viene al mondo. Frutto degli innumerevoli “assalti alla diligenza” perpetrati indecentemente nel corso dei decenni.

Bilal: 14 anni, ladro ragazzino colpevole di plurimi reati che a lungo si era spacciato per dodicenne onde evitare l’arresto. Che dopo furti e rapine ai danni per lo più di indifesi turisti è finito in galera. In molti hanno scritto che Bilal, del quale neppure si conosce la nazionalità, “va salvato”. E ovviamente hanno ragione. Un minore che delinque, va salvato: da se stesso. Ma anche i cittadini vanno salvati dai Bilal. C’è un confine tra il bene e il male. Non si salvano i Bilal con la sola detenzione. Ci vuole altro. Serve offrire ai Bilal una seconda occasione. Serve costruirla. Ma serve anche che la legge abbia un senso. Che non sia scritta, per essere poi quasi sistematicamente, disattesa.

Il nuovo ministro dello sport si chiama Abodi, vecchia conoscenza del quale ha già raccontato tutto l’amico Colasante. Una cosa gli si deve chiedere, precipuamente: che faccia mettere le ali a Cortina-Milano. I ritardi sono preoccupanti.

F1 E SPORT – Ha vinto Verstappen con merito il campionato di Formula Uno. La Red Bull ha vinto (non con merito: chi bara va punito) il campionato costruttori. Il problema per la Formula Uno è ormai uno solo: la credibilità. Non ne ha più. E non solo per la vicenda Red Bull, ma per l’ormai intollerabile gestione delle corse. La sicurezza è certamente prioritaria. Ma chi si produce in sistematici incidenti dovrebbe essere escluso. Le corse vanno normalizzate. Si può competere anche andando meno velocemente. Privilegiando la tecnica, modificando i circuiti. La Formula Uno oggi non è credibile. Anche perché stanno facendo di tutto per gettare la spazzatura sotto al tappeto.

Il calcio segnala un Napoli sempre vittorioso che gioca un ottimo football. Ma anche arbitri protervi e scarsi che alimentano polemiche stucchevoli. A proposito: alla rassegna cinematografica di Roma hanno presentato un docufilm sul “Gò de Turone”. Roba di 40 anni fa. Che era “bbno, anzi bbonissimo”. Chissà se il regista avrà consultato anche Carlo Sassi e il “montatore” romano della RAI che in moviola (rivelò Sassi) “taroccò” per febbre da tifo il filmato. Ma “er gò” resterà, oltre ogni ragionevole dubbio “bbono, anzi bbonissimo”. Perché questo produce il “sentire popolare”. Lo spiegò John Ford nel celebre “L’uomo che uccise Liberty Valance”. E cioè che nel West (ma anche a Roma) quando la “leggenda supera la realtà: stampa la leggenda”.

La Juventus peraltro ha altre rogne alle quali pensare. Che non è lo stato di forma della squadra sul baratro dell’uscita dalla Champion’s. E’ la tegola prodotta dalla Procura di Torino che ha chiuso le indagini sui bilanci della società con pesanti formulazioni di reato. Falso in bilancio reiterato secondo la Procura. Che ha chiesto anche misure cautelari per alcuni dirigenti, respinte dal Gip e per le quali con zelo (metodo di Pietro?) la Procura si è appellata. Mala tempora currunt alla Continassa.

REYER – Ho visto la Reyer contro una stanchissima Milano, prevalere al Taliercio. Le fatiche di Coppa si sono fatte sentire. Ma anche Venezia era reduce dal suo impegno continentale. La cosa buffa è che i tifosi in Laguna sono in fermento. La Reyer oggettivamente è piena di talento. Ma il gioco di Wdr non piace. I tifosi sognano lo scudetto, ma temono che l’integralismo dell’allenatore possa soffocare le qualità dei singoli. Dimenticando che troppi giocatori sono nuovi. Moraschini rientrato dopo un anno di stop per doping, non pervenuto. Ma bravo Wdr a farlo partire nel quintetto iniziale. E’ così che si recuperano i giocatori. E’ così che faceva l’indimenticabile Barone, Sales.

La cosa tragica è la pessima figura rimediata da chi ha organizzato a Napoli il torneo di tennis che ha visto la vittoria in finale di Musetti su Berrettini. Ne sono successe di islamiche: dai campi che si sfaldavano, all’impianto elettrico dell’albergo che ha costretto gli ospiti a lavarsi con l’acqua fredda. Una vera odissea della quale in pochi hanno dato conto.

In molti viceversa, giustamente, hanno sottolineato che ormai Bagnaia è a un passo dalla vittoria nel mondiale di Moto GP: gli basterà alla prossima gara arrivare 14.esimo. Una rimonta pazzesca la sua. Una rimonta che premia anche lo straordinario lavoro della Ducati. Una “rossa” che (a differenza della Ferrari) non vince le qualifiche : vince le gare . .