I sentieri di Cimbricus / Spulciando tra gli iscritti, presenti ed assenti

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Martedì 12 Luglio 2022

 

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C’è chi scommette alla cieca e chi azzarda previsioni solo con le liste dei partecipanti sott’occhio. Facciamolo anche noi – senza scommettere – a caccia di curiosità e novità. Con qualche piccola scoperta.

Giorgio Cimbrico 

Quelli che non ci sono si fanno sempre notare. Eljud Kipchoge, ad esempio, che ha appena firmato per Berlino e che chiuderà l’interminabile carriera senza un titolo mondiale in maratona. E pensare che il genio era uscito dalla lampada proprio in un Mondiale, quello di Parigi 2003, quando, da sconosciuto, sui 5000 stroncò in una volata interminabile ed emozionante Hicham el Guerrouj e Kenenisa Bekele.

Da tempo Eljud è un libero e ricco professionista ed è giusto che si faccia gli affari suoi per chiudere a Parigi, quarantenne, con il terzo titolo olimpico. Vada come vada, nessun dubbio sia lui il più grande della storia, l’uomo dei 21,1 orari.  

CUBA – L’autodiaspora promossa dai cubani lascia il triplo poverello: Jordan Diaz è spagnolo, ma non ancora per partecipare a un Mondiale, Andy Diaz potrebbe diventare italiano. Portoghese, come Pedro Pablo Pichardo, diventerà Reynier Mena, che ha divorato la pista di La Chaux de Fonds in 19”63, trasformandosi da sconosciuto in decimo di sempre. Era l’unico che poteva contrastare lo strapotere degli americani che puntano al poker. Ognuno è libero di azzardare in quale ordine transiteranno sul traguardo Noah Lyles, Erriyon Knighton, Fred Kerley e Kenny Bednarek. Autore di un clamoroso tempo sotto i 20” (il mauriziano Noa Bibi, 19”89) è “andato” fuori tempo massimo. 

DSD – Dopo il brutto infortunio di Nairobi, costretta al forfait Christine Mboma che, dopo il formidabile raccolto 2021 sui 200, stava progredendo a vista d’occhio anche sui 100. Le ragazze con diverso sviluppo sessuale (Dsd), alle quali come è noto sono precluse le distanze dai 400 al Miglio (per il futuro chissà …), saranno rappresentate a Eugene dall’altra namibiana Beatrice Masilingi e dalla nigerina (nel senso di Niger) Amina Seyni, entrambe sui 200, e dalla sudafricana Kaster Semenya sui 5000. Una rivista ha dato Semenya vincitrice. Bah. 

RUSSI – Il bando fulminato sui russi priva i Mondiali di Mariya Kuchina-Lasitskene (che quest’anno ha saltato pochino), di Angelika Sidorova che era da vittoria o quantomeno da podio nell’asta, del piccolo Ilya Ivanyuk, leader mondiale con 2.34. Sorvolando con le ali le graduatorie, notate alcune buone martellate e alcuni tempi di pregio nella marcia. Bando o non bando, l’atletica russa è in declino. Pardon, in ripido declivio. Come una buona parte di antichi colossi europei. Per non far nomi, la quasi sparita Germania. 

LINEA VERDE – I Mondiali dei giovani e dei giovanissimi: Sydney McLaughlin è del ’99, Armand Duplantis idem, proprio come Krjstian Ceh, lo sloveno che sembra un Clark Kent XXXL. L’anno 2000 schiera Jakob Ingebrigtsen (nel 2018 vinse 1500 e 5000 agli Europei ancora minorenne), Femke Bol, Selemon Barega, in circolazione ad alto livello da almeno tre stagioni, Alison dos Santos e Simon Ehammer, il decathleta che ha deciso di puntare su una gara sola, comprensibile dopo l’8.45 di Gotzis.

Il 2001 offre Haugen Lillefosse, un altro norvegese da tenere d’occhio (5.86) e il nuovo giamaicano Oblique Seville, che chiude una lunga stagione arida dopo anni di sovrabbondanza. Athing Mu è del 2002, proprio come la sua avversaria Keely Hodgkinson e della stessa “classe” sono Max Burgin e il figliolone di Virgilius Alekna, Mykolai, arrivato a sfiorare i 70 metri. Il titolo di mozartiana precocità va a Erriyon Knighton, nato nel gennaio 2004, in grado di spazzar via i mondiali giovanili di Usain Bolt, sino al 19”49 di Baton Rouge. Questo, per sommi capi, è il presente affacciato sulle prossime ore e il futuro proiettato sui Giochi parigini che celebreranno il centenario di un’edizione memorabile. 

QUELLI CHE … – Ci sono anche quelli che non si arrendono: Yohan Blake e Hellen Obiri sono dell’89 e SAFP –, acronimo di Shelly Ann Fraser Pryce – a dicembre arriverà a 36 anni vissuti molto velocemente: esordio, ai Mondiali del 2007. Allyson Felix, 37 a novembre, l’aveva preceduta: prima selezione strappata per i Mondiali 2003. La prima delle 29 medaglie conquistate nei grandi appuntamenti venne l’anno dopo, ad Atene. I giovani leoni e leonesse andavano all’asilo o erano poppanti.