Giochi Olimpici Estivi - 1896

Print

1896 Atene

Giochi della I Olimpiade


 1896


(gfc) La storia italiana dell’olimpismo inizia con una casualità e una delusione. La casualità del tiratore Rivabella e la delusione del maratoneta Airoldi. Tutto comincia ad Atene il 25 marzo del 1896, un lunedì. In tutto il resto del mondo cadeva il 6 aprile, ma i greci continuavano a contare il loro tempo secondo il calendario Giuliano. Una folla enorme s’era adunata sulle abbacinanti scalee del rifatto Panathinaikon di Licurgo, l’antico stadio che un mercante greco, Georgos Averoff, aveva riportato alla luce sborsando 585.000 dracme d’oro.

Il sogno del testardo barone Pierre de Coubertin [1863-1937] s’era realizzato e i Giochi Olimpici tornavano a celebrarsi nella nazione dov’erano nati 2762 anni prima. Il primo atleta a laurearsi ai Giochi di Atene fu lo studente americano James B. Connolly che si impose nel salto triplo. L’ultimo vincitore conosciuto di Olimpia, il re armeno Varasdates, aveva riportato la corona del pugilato nell’anno 369 DC, più di 1500 anni prima.

Il programma predisposto per i Giochi era articolato su 9 discipline, quelle in maggior voga all’epoca, 43 gare complessive. Nessuna donna era presente. I vincitori delle gare, e solo loro, ricevevano una medaglia d’argentone e una corona di ulivo. Alla conclusione, il Comitato Organizzatore pubblicò un rapporto ufficiale con le cronache delle cerimonie e delle gare.

L’annuncio delle rinnovate Olimpiadi aveva suscitato un’eco ridotta in Italia. Gli organizzatori il loro invito lo aveva recapitato alla federazione Ginnastica che si limitò a riprodurlo sul proprio bollettino. Il solo ad andare fu Carlo Airoldi, un tarchiato lombardo di 27 anni che intendeva correre la prima maratona moderna. Ma, in francesca povertà di mezzi, ad Atene si recò … a piedi! Partito da Milano il 28 febbraio coprì i 1338 chilometri del viaggio in 26 giorni, portando con sé solo un po’ di cibo, il passaporto e un coltello, utile a farsi coraggio nei solitari tratti della costa dalmata. Un’impresa che da sola valeva la medaglia olimpica. Ma i commissari greci, che alla vittoria nella maratona tenevano più d’ogni altra, temendolo, lo accusarono di professionismo e gli preclusero la partenza. Com’è noto la corsa la vinse il ventitreenne Spiridon Louis [1873-1940], un oscuro montanaro a lungo osannato come il greco più famoso del suo tempo.

Ed eccoci a Giuseppe Rivabella, il solo italiano ammesso a gareggiare. Un nome riemerso dalle nebbie del tempo alla vigilia di Atene 2004 quando Claudio Gregori ne pubblicò la storia sulla Gazzetta dello Sport. Rivabella era un ingegnere che risiedeva in Grecia da una quindicina d’anni per costruire strade e ferrovie. Non possediamo documenti probanti, ma la vicenda di Rivabella ha molti riscontri reali, suffragati da successive ricerche. Nato in provincia di Alessandria nel 1853, l'ingegner Rivabella si era trasferito in Grecia con una sua impresa di costruzioni stradali e dove aveva messo su famiglia sposando una ragazza greca. Sappiamo che prese parte alle gare di tiro a segno, carabina a 200 metri, pur senza risultati di nota. Si sa poi che, rientrato in Italia, nell'agosto 1919 si spense nell'isola di Capri dove si trova la sua tomba. Niente di più.


La scheda di Atene 1896


Date: 6/15 Aprile 1896 [25 Marzo / 3 Aprile].
Nazioni presenti: 14 (vincitori di medaglie: 12).
Atleti partecipanti: 241 (241 uomini, nessuna donna).
Apertura dei Giochi: re Giorgio I di Grecia.
Programma tecnico: 8 sport, 43 gare.
Medaglie assegnate: 122 (43 Oro, 43 Argento, 36 Bronzo).

Membri italiani del CIO: Duca Riccardo D’Andria Carafa (dal 1894).
Italiani in gara: 1 (più un altro, presente ma non ammesso).


© copyright - riproduzione riservata