Ondina Valla

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La quercia (malata) di Ondina, …


valla


(gfc) La celebrazione dei Giochi Olimpici vive anche di simbologie, seppure oggi un po’ sbiadite. La più nota resta la cerimonia del fuoco, acceso ad Olimpia dai raggi solari. E portato dalla Grecia fino alla città dei Giochi da una gigantesca staffetta (che ai giorni nostri, dopo i tanti incidenti, risulta molto ridimensionata). Due eventi dal sapore classicheggiante introdotte nel 1936 a Berlino e ideate dal tedesco Carl Diem, segretario di quel comitato organizzatore. Sui Giochi di Berlino – celebrati tra sfarzo e croci uncinate – è stato scritto tutto e il contrario di tutto, ma si trattò di una edizione straordinaria. E non solo per il film di Leni Riefensthal. (Per chi volesse fare un viaggio nel tempo, non solo sportivo, suggerisco il ponderoso testo di David C. Large, “Nazi Games”, tradotto in Italia da Corbaccio nel 2009).

Tornando alle cerimonie di quel 1936, una che non venne più ripetuta (se non, parzialmente, a Montreal quarant’anni più tardi) fu la consegna ai vincitori della medaglia d’oro, – assieme al serto d’onore – di una giovane pianta di quercia. Robusti arboscelli nati nella Foresta Nera da porre a dimora nei rispettivi paesi a ricordo della vittoria olimpica. Gli italiani riportarono in patria otto piantine, tante furono le medaglie d’oro. Per quanto se ne sa, vennero tutte interrate. Ma non tutte sono sopravvissute agli anni. Ad esempio, quella piantata da Ondina Valla a Bologna, da dove era partita a vent'anni con la maglia della "Virtus" per andare a vincere il titolo degli 80 metri ostacoli (fu lei la prima italiana in assoluto a diventare campionessa olimpica), era arrivata a fatica alla fine del secolo scorso. Ingiallita e corrosa dallo smog e dall’incuria.

Tanto che nel giugno 1997 – in occasione della celebrazione dei 70 anni dell’inaugurazione dello Stadio del Littoriale, l’attuale Dall’Ara, costruito con il contributo (non si sa quanto volontario) dei bolognesi – si decise di sostituirla. Con una cerimonia voluta dal comune, al suo posto venne piantata un’altra quercia più giovane e forte (dubito arrivata, quest’ultima, dalla Foresta Nera). A metterla a dimora davanti alla curva "Andrea Costa" dello stadio fu la novantenne Valla, assistita da Sara Simeoni. Spero che l’albero abbia attecchito e sia cresciuto rigoglioso. Casomai ci diranno i nostri amici di Bologna.

Meno noto il destino delle altre querce. Ho provato più volte ad informarmi, ma nessuno ha mai saputo dirmi. So solo che le due querce assegnate alle squadre di fioretto e di spada vennero collocate sul colle del Campidoglio, ciascuna con una lapide triangolare in pietra recante i nomi degli olimpionici. Querce e marmi erano ancora al loro posto all’epoca dei Giochi di Roma, quando vennero riscoperte e ripulite per i posteri. Poi, credo, se ne sono perse le tracce, seguendo la sorte delle altre cinque. (gfc).

Nella foto: Berlino, 6 agosto 1936, ultimo ostacolo degli 80 metri. Le prime quattro corrono tutte in 11”7. Vince Ondina Valla (11”75) davanti alla tedesca Anni Steuer (11”81). Claudia Testoni, seconda da sinistra, si classifica quarta con le stesso tempo (11”82) della canadese Elizabeth Taylor, terza.

9 Ott 2014