Duribanchi / Se Milano resta lo specchio del paese

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Giovedì 12 Maggio 2023


legge

 

Un’altra settimana da non annoiarsi. Anche se i temi restano sempre gli stessi: quel che cambia, semmai e secondo le ideologie, sono gli insegnamenti comuni da trarre, mentre latinano correttivi e progetti sensati.

Andrea Bosco

Come fare per contenere gli stupri? Mi chiedo se il ministro della giustizia Nordio, mi chiedo se il governo Meloni, mi chiedo se il sindaco di Milano, quello di Roma, mi chiedo se il legislatore si pongano il quesito con un minimo di onestà intellettuale. Gli stupri sono una indecenza quotidiana di una Italia alla deriva che ha perso il senso della legalità.

Aumentare le pene per chi stupra? Aumentare il numero di carabinieri e poliziotti? Costruire nuove carceri? Castrazione chimica, come anni fa proponeva la Lega di Matteo Salvini? Pene corporali? Riapertura di strutture fatiscenti in isolotti sperduti, vietando agli stupratori, ogni tipo di contatto esterno “modello Cospito“?

Lo stupro è un crimine odioso, per quanto risulta predatorio. E soprattutto per quanto risulta poco considerato dal vigente codice penale. Ho scritto con qualche provocazione. Ma una soluzione efficace con pene che dissuadano dal commettere simili reati va trovata. Quando la legge è carente e inefficace, quando la giustizia si gira dall'altra parte, quando la legge è ingiusta, violenta la sua parte, il Far West è vicino. Non lo dico io che conto zero. Lo dice la storia. Il West era violento, non solo perché la natura presenta e ha sempre presentato la sua parte di violenza. Diventò violento il West per l'impossibilità di controllare immensi territori dove la legge non esisteva. E quando cominciò ad esistere era quasi impossibile da applicare.


VIOLENZA chiama violenza: è matematico. Specie quando la legge invece di essere severa risulta permissiva. Quindi: si tocchi Caino. Con pene severissime che facciano passare la voglia agli aspiranti stupratori di commettere un atto tanto odioso nei confronti delle donne. Oggi stuprano nella certezza dell'impunità. Sapete di cosa si è occupata recentemente la Consulta? Di rendere possibile il rinnovo del permesso di soggiorno a chi si è macchiato di reati non gravi. Tipo la vendita di prodotti falsi, lo spaccio di erba, furtarelli. Insomma, bazzecole per gli ermellini. Che invocando la Corte Europea dei diritti umani, vigliaccamente ha scaricato sui questori, la decisione di volta in volta se accordare o meno il rinnovo dei permessi ai delinquenti. Che tali sono e tali restano, checché ne pensioni i magistrati (profumatamente retribuiti dalla collettività) che si trastullano con i “principi“, mai con le soluzioni dei problemi. Giustizia e magistratura italiana sono pessime. Gli ermellini dal loro Palazzo d'avorio se ne sbattono dei sondaggi. Ma i sondaggi raccontano che oltre il 70% degli italiani non ha alcuna fiducia della giustizia e dei magistrati.

Forse Milano non è Gotham City, la brutale città di Batman. Ma qualche cosa di simile Milano lo è diventata. L'illegalità dilaga, al pari della violenza. Al pari del degrado sociale. Mia moglie non si muove in auto benché abbia la patente e sappia guidare. Non va in bicicletta. Per spostarsi va a piedi o usa i mezzi pubblici. Piazza del Duomo non fa parte dei suoi percorsi giornalieri. Ma ieri per necessità ci è passata. E quando è tornata a casa era indignata. Mi ha detto: “Ma come fa Beppe Sala a non vergognarsi per come la piazza è stata ridotta? Sporcizia, umanità disperata e senza dimora che lurida nell'aspetto, bivacca sotto i colonnati a pochi passi dall'entrata del Museo del Novecento. Uno era davanti alla nuova sede della Libreria Mondadori. La piazza è zeppa di africani che cercano di vendere qualsiasi cianfrusaglia ai turisti. C'è gente che mangia seduta per terra. Gente seduta sui gradoni del sagrato del Duomo. La statua di Vittorio Emanuele imbrattata dagli eco-vandali di Ultima Generazione è lì chi spicca nel suo disgustoso color giallo-arancio. Piazza Mercanti è un pugno nello stomaco: suk di ambulanti, perdigiorno che sbevazzano ruttando. In Piazza e Via Mercanti artisti di strada di ogni tipo con gli altoparlanti a palla si esibiscono come attrazioni. Due militari con mitra presidiano l'entrata della Piazza distratti dall'umanità incontrollata che gli ruota attorno. E poi c'è la Polizia: decorativa più che altro. Una signora borseggiata ha gridato disperatamente “alla ladra“, ma nessuno si è scomposto. Transenne, cavi, strutture per non so quale palco, per l'ennesimo concerto al quale il sindaco affitta la Piazza si presentano violente per quanto risultano invasive. Ma non si vergogna Sala?“

Ho risposto: “No, non si vergogna: è convinto di agire in modo figo, garantista, riformista“. Mia moglie è ormai una anziana signora con le sue idee. Non vota a destra, ma la sinistra di Sala la irrita. Le piaceva Letizia Moratti. Essendo una praticante che ogni sera recita il rosario, alla domenica va a messa in Santa Maria delle Grazie. E domenica scorsa uscendo dalla funzione, avendo beccato due turiste che mangiavano panini e sorseggiavano birra, nel magnifico chiostro della chiesa, ha chiesto a uno dei custodi di farle sloggiare e di far rispettare quel luogo per il quale transitava anche Leonardo da Vinci. Probabilmente mia moglie è una mosca bianca. Ho spiegato a mia moglie che Sala è peggio di Pinocchio. Più simile al Gerione di Dante che al burattino di Collodi. Del resto, dopo aver “ponzato“ per anni, dopo aver negato qualsiasi tipo di emergenza, dopo aver negato vigili di quartiere, teaser, presenza vigilante nella metro (nei vagoni) e nei luoghi ormai invivibili della città, adesso ha promesso di assumere “1000 nuovi vigili“. Cala Trinchetto. Ne riparliamo tra qualche mese. Spiegava Mark Twain: “Una delle principali differenze tra un gatto e una bugia, è che un gatto ha soltanto nove vite“.

CONTINUA il tiro al bersaglio da parte del governo Macron contro il governo Meloni. Ma anche dalla Spagna, i socialisti governativi non fanno mancare l'aiuto mediatico al Pd . E' un vizio antico quello delle truppe europee di sinistra di farsi i “cazzi“ italiani per cercare di influenzare le proprie pubbliche opinioni oltre a quella italiana. Lo hanno fatto con Berlusconi, poi con Renzi, poi con Salvini: persino con Monti e con Draghi lo hanno fatto. Prima o dopo riusciranno a distruggere anche quello straccio di Europa che dopo l'addio della Gran Bretagna chiamare ancora Europa è temerario. Io però non ne farei una questione di stato come Meloni sta facendo. Non mi incazzerei per questo. Mi incazzerei con la Francia per la mancata estradizione dei terroristi rossi che l'Alta Corte di Giustizia francese ha rifiutato “perché da decenni in Francia si sono rifatti una vita“. Veri cialtroni i giudici francesi. Peccato che quegli assassini la vita l'abbiano distrutta agli italiani innocenti uccisi barbaramente: a volte, persino a caso.

Dica, anzi urli il governo Meloni che “la Francia sta con i terroristi“. La Francia è il paese che facilitò la fuga in Brasile di Cesare Battisti. E non fosse stato per il “fascista“ Bolsonaro, con cavolo che il compagno Lula lo avrebbe estradato in Italia. Infatti quando poteva non lo fece. “Mi sono sbagliato“ disse successivamente. Chi se ne sbatte caro Lula se lei si è sbagliato. Lo vada a dire al signor Torregiani che dopo quell'assassinio (una brutale rapina) da parte di Battisti che freddò suo padre, vive su una sedia a rotelle paralizzato, colpito accidentalmente dalla pistola del padre che aveva sparato nel disperato tentativo di difendersi. Lo dica a lui, signor Lula che “si era sbagliato“. Mitterand con la sua “dottrina“ di accoglienza fu un vero stronzo . I terroristi italiani (ne ha parlato con parole durissime e ferme il presidente Mattarella) non erano esiliati politici. Erano (e sono) impuniti assassini che quasi sempre ammantavano di ideologia la natura violenta che li contraddistingueva.

C'è stato un periodo della mia vita nel quale avrei voluto strangolare quel Barbone che uccise come un sicario Walter Tobagi su un marciapiede. Tobagi era un grande giornalista e un amico. Aveva scritto delle Brigate Rosse che “non erano samurai invincibili“. E per questo i figli di papà cresciuti nella violenza dei salotti radical chic milanesi, tentando di entrare nel movimento clandestino lo uccisero per costituirsi un merito. Ma mi raccontò Primo Moroni, un anarchico che aveva una premiata libreria in Porta Romana a Milano e del quale nel tempo ho avuto la stima, che Barbone era violento e spietato ben prima della militanza terroristica. Lo vide Moroni in una trattoria ficcare una pistola in bocca, una sera, ad un dirimpettaio, per “una questione di donne“. Barbone arrestato, collaborò con la giustizia e grazie ad una legge sui “pentiti“ non fece un giorno di carcere. Poi si convertì al cattolicesimo, entrò in Comunione e Liberazione, lavorò per la Compagnia delle Opere. Mai nessuno seppe per quale motivo la sua fidanzata dell'epoca (che era stata allieva di Tobagi all'Università) non venne perseguita. Forse Barbone per collaborare chiese l'immunità anche per lei. Uno dei tanti misteri italiani.

Di uno è depositario in Francia, quel Pietrostefani, ex militante di Lotta Continua nonché acclarato mandante dell'omicidio Calabresi. Ero amico di Gianni de Michelis, il ministro “cappellone“ del governo Craxi, come me veneziano, amante della bella vita, geniale nelle intuizioni politiche, uno dei pochi che poteva permettersi di contraddire Craxi. Un giorno a Parigi, De Michelis incontrò Oreste Scalzone “esule“ in Francia come altri “cattivi maestri“: Piperno, soprattutto quel Toni Negri che a Padova era diventato un despota dell'ateneo. Non mi capacitavo che De Michelis avesse incontrato Scalzone. Litigammo in Campo Santo Stefano davanti a due aperitivi con vista sulla statua di Tommaseo “el cagalibri“ come sono soliti dire a Venezia di quel monumento che ai piedi del patriota presenta anche una vistosa pila di tomi. Mi rispose il ministro al quale piaceva andare in discoteca: “Oeste xe un fradeo socialista, che el ga sbaglià ma che non posso rinegar“. Io dissi qualche parola in veneziano che preferisco omettere e sibilai: “Scalzone xe una bestia“. Ho letto recentemente alcune dichiarazioni di Scalzone che da tempo è rientrato in Italia: avevo ragione io.

Ci sono tanti tipi di violenza. Anche la protesta degli attivisti di Ultima Generazione è violenta. E non tanto per i danni che loro azioni causano alle opere d'arte, il cui restauro viene pagato (ingiustamente) dalla collettività. Ma proprio per l'idea oscena che una protesta (che pure ha le sue ragioni, vale a dire l'emergenza climatica) possa essere efficace danneggiando l'arte: un bene della collettività. Bisogna essere patologicamente ideologici per fare quello che fanno le Clohe Bertini diventate star dei talk show, pupille dei Formigli e delle Gruber. Meglio nudi che imbrattatori. La nudità può fare scandalo ma non danneggia. La vernice danni ne fa. Mi stupisce la cautela, la delicatezza con la quale le forze dell'ordine prelevano gli attivisti da una fontana o cercano di impedire loro l'uso della vernice. Agiscono quasi al rallentatore. Perché uno strattone robusto, un calcio nel culo, un ceffone potrebbero farli finire nei guai. Per la mala giustizia italiana i “nemici“ sono i poliziotti. Almeno evitino, Bertini e soci, di invocare Gandhi. Non sono paragonabili a quel grande uomo.


MICHELE Santoro ha indetto un “serpentone umano“ lungo tutta la Penisola per chiedere la fine della guerra in Ucraina. Santoro si guarda bene dal dire che quella è stata una “aggressione all'Ucraina“. Dice Santoro: “Zelensky non è democratico“. A parte che non è compito di Santoro rilasciare patenti di democrazia, ma anche fosse, anche il premier ucraino fosse democraticamente “carente“, non capire che Putin cerca di ricostituire l'ex impero sovietico significa essere orbi. Ma Santoro non è orbo: Santoro è anti americano, anti NATO, anti Occidente.

La democrazia è una comoda felpa nella quale Santoro si crogiola, ma il costo della quale non vorrebbe pagare. La pensano come lui in pochi, ma sono abbastanza per quanto bivaccano nei talk show. Come si arriva alla pace con uno che la pace non vuole fare? Con uno che pretende di annettersi l'Ucraina? Santoro ha orrore che la Russia possa essere “sconfitta“ militarmente. E invece solo la sconfitta militare porterà la Russia a più miti consigli.


Se Santoro fa prove di possibile partito politico (un altro, che palle) di stampo pacifista, Fausto Landini e la CGIL sono da tempo un partito politico. Addormentato, sopito durante il governo Conte-Letta, poi timoroso durante quello di Mario Draghi ma improvvisamente vispo durante quello di Giorgia Meloni. Landini vuole salari più alti. E ha ragione: i salari in Italia per una larga fascia di lavoratori sono troppo bassi. Ma vuole Landini anche un “cuneo“ impossibile da realizzare senza ulteriormente sfasciare i già dissestati conti pubblici . Landini è, come Gratuitamente Conte: vuole la borsa della diligenza. Vuole la patrimoniale, come se già non ci fossero non una ma una decina di patrimoniali in Italia, come ben sanno i possessori di una casa. Vuole le tasse progressive, visto che a lui la flax tax (tassa piatta) fa schifo. Vuole il salario minimo, il reddito di cittadinanza, vuole la scala mobile, la scuola gratis, la sanità gratis, i trasporti pubblici gratis.

Con quali risorse? Con quelle che secondo Landini imboscano gli evasori fiscali. Che peraltro non sono solo i grandi evasori. Evasori sono anche quelli che offrono (ma anche quelli che accettano) il lavoro in “nero“. Tutta gente che ruba alla collettività. Landini vuole che i profitti e i gli extraprofitti delle aziende vengano salassati. Perché a Landini frega un tubo se poi gli investimenti dall'estero evaporano. Landini vuole la luna. Confermando che il compianto Marchionne aveva ragione a non trattare con lui. Landini vive in un mondo utopico. Convinto che rappresentare meno di tre milioni di lavoratori (la CGIL ne ha di più, ma un paio di milioni sono pensionati persuasi che i problemi si risolvano andando in piazza con le bandiere cantando “Bella ciao“) sia rappresentare la “maggioranza del paese“. Oggi Landini è il demagogo che ha ripristinato la vicinanza con il Pd di Ely: la famosa “cinghia di trasmissione“ dei tempi di Togliatti che si pensava spezzata. Si pensava.

HA lASCIATO la RAI l'amministratore delegato Fuortes, pare su pressione del governo. Che ha intenzione di attuare lo spoil system: vuole nei posti di comando i “suoi“. Quindi ha, per esempio, fatto fuori all'INPS, chi lo governava: l'ideatore del reddito di cittadinanza che poco si occupava di previdenza e molto di assistenza. Due cose diverse che dovrebbero restare distinte ma che in Italia collidono per lucro politico. Personalmente reputo che nei posti chiave dovrebbero starci persone competenti. Non “gli amici degli amici“. Ma non parlate a me di spoil system. Io in RAI ci ho lavorato per 20 anni. E ho visto fare dai partiti cose che “voi umani, eccetera eccetera“. Da quando la RAI esiste è sempre stato così. Spiegava Enzo Biagi che in RAI assumevano “un democristiano , un socialista, un comunista e uno bravo“ per ogni giornalista che entrava in azienda. Dopo Biagi è stato persino peggio.

MICHELA Murgia, in una bella lunga intervista realizzata da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera ha rivelato di aver il cancro ad uno stadio così avanzato da ipotizzare di poter vivere solo ancora per qualche mese. Da sempre ho difficoltà a rapportami con il pensiero di Murgia. Non sono ipocrita: non è che perché uno sta male il giudizio su di lui deve cambiare. Ma ho perso alcune persone a me care, prematuramente, per malattie simili a quella di Murgia. E so quanto dolore un carcinoma possa provocare in chi lo subisce e su chi impotente può solo assistere alla vita di chi ama che se ne va.

Murgia sta affrontando il suo destino con coraggio. Quasi irridendo la malattia. Evitando di considerala un “alieno“ come scrisse Oriana Fallaci quando dovette affrontarla. Devo dire che ammiro Murgia. E' una combattente. E io adoro chi sa combattere. I miei due “alieni“ erano benigni e sono ancora qui a prendermela con il mondo. Ma so i mille devastanti pensieri che mi hanno attraversato quando non sapevo come sarebbe andata a finire. Murgia lo sa. E nonostante io non condivida una sola delle cose che lei dice: chapeau. Da un “inimico “ il più sentito “in bocca a lupo”.

Una ragazza di Bergamo si è accampata in tenda per alcuni giorni fuori dal Politecnico di Milano per protestare contro il “caro affitti“. Piaga che gli studenti che frequentano le università milanesi (e non solo milanesi) stanno subendo da troppo tempo. Sembra una cosa di oggi ma non è così. 1968: università di Padova. Prima che certa sinistra egemonizzasse la protesta, i collettivi di allora occupavano (dovrei dire, occupavamo) l'ateneo per protestare “anche“ contro il caro affitti. Volevamo la mensa scolastica, i piani di studio, un sessione in più di esami, volevamo che terminasse lo scandalo della costosissima sessione estiva a Bressanone. Volevamo che i “baroni“ la smettessero di degnarsi per un paio di volte al mese in aula, affidando i loro compito agli assistenti.

Io allora abitavo al Lido di Venezia con la mia famiglia. Avevo un tragitto di venti minuti per andare all'imbarcadero. Quasi un'ora per arrivare in vaporetto a Venezia alla Stazione di Santa Lucia. Quaranta minuti (se il treno non era in ritardo) per giungere a Padova. E altri 20 minuti di autobus per arrivare in ateneo al Liviano. La somma fatela voi. Solidarizzo con la protesta della giovane bergamasca. E con dolore debbo constatare che niente è cambiato. Perché le proteste difficilmente cambiano le cose. Se a cambiare non sono gli uomini. Visto che gli studenti protestano contro i b&b che sono fioriti in ogni angolo del paese dentro a condomini e persino palazzi d'epoca, hanno tutta la mia solidarietà.


SPORT in pillole. Ferrari : disastro, anche a Miami. La Red Bull fa un altro sport. Le altre graziosamente le reggono il velo. Ferrari pietosa: in tutto. Niente da salvare.

 


Calcio europeo: vista Real-City. Due squadre mostruose. Finisce in parità con una qualità tecnica eccezionale. I giocatori (soprattutto quelli del Real) sembravano sovente ballerini di danza classica per grazia ed armonia . Ma ottimo anche il City. Anche se il gioco di Guardiola alla fine è talmente ripetitivo da stancare. Perfetto, senza sbavature, tutto in sincrono, ma anche mai un dribbling, mai una invenzione nata dal solo talento. Il City è una fabbrica che sforna geometria euclidea. Ne resterà una sola ed è un peccato: la finale in realtà è questa.

L'Inter si aggiudica la gara di andata contro il Milan privo di Leao con lo scarto di due reti. La squadra di Inzaghi è in questo momento la più in forma in Italia. Ma la rivalità tra i due club è tale che ogni risultato al ritorno è possibile. Specie se in campo Leao ci sarà.

Calcio italiano: Napoli con lo scudetto, meritatissimo. Ora il pericolo sarà la “grande fuga“. Si dice di Giuntoli e di Spalletti. Ma anche di qualche giocatore importante. De Laurentiis monetizzerà il successo e ricomincerà da capo. Lo sa anche lui che per riconfermarsi non basterà la bravura.

La vittoria (sacrosanta) del Napoli ha risvegliato assieme agli entusiasmi calcistici anche lo storico vittimismo del Sud.

CORRIERE della Sera, rubrica “Risponde Aldo Cazzullo“. Scrive il signor Pasquale Intonti (che si definisce lontano discendente di un ministro degli Interni del Regno di Ferdinando II di Borbone): “Voglio difendere il Sud con i fatti. Tipo la conquista manu militari di un grande Regno del Sud da parte di uno staterello indebitato del Nord retto da una dinastia che, nei tempi a noi più vicini, ha dato ampia prova della sua inettitudine. Non sono un neoborbonico ma della storia del Regno di Napoli conosco forse qualche cosa più di lei“. Inteso ovviamente come Aldo Cazzullo. Non spetta a me difendere Cazzullo che tra l'altro non ne ha bisogno e che al lettore (del Sud) ha risposto in modo esemplare. Ma visto che ho una laurea in Storia del Risorgimento, mi stanno sulle palle i bugiardi che si riempiono la bocca di cazzate. Vada per inettitudine dei Savoia in tempi “recenti“. Il loro diretto discendente una estate imbracciò un fucile all'Isola di Cavallo in Corsica, facendo secco un turista chiassoso e sfangandola per via degli appoggi internazionali.

E quanto a Vittorio Emanuele III è passato alla Storia, prima per aver consegnato l'Italia a Mussolini e al Fascismo, assecondandolo nell'entrata in guerra accanto alla Germania nazista, poi per essere vilmente fuggito nel 1943 da Roma lasciando l'esercito, i civili e l'Italia allo sbando. Nel 1946 tentò inutilmente di salvare la faccia abdicando a favore del figlio Umberto. Ma a dire il vero, durante il suo lunghissimo regno fu introdotto il suffragio universale maschile (per quello femminile del 1945 di meriti non ne ebbe) nonché l'introduzione delle prime importanti riforme in Italia a protezione dello stato sociale. Durante il suo regno si arrivò anche alla composizione dell'annosa “questione romana“ con la Chiesa. Si auto-esiliò alla fine della guerra in Egitto. Ma Vittorio Emanuele II (il cosiddetto “figlio del macellaio“) ebbe un ruolo fondamentale durante il Risorgimento, con il solo grande torto di fermare Giuseppe Garibaldi a Teano impedendogli di dirigere verso Roma con i garibaldini. Garibaldi consegnò, di fatto, l'Italia ai Savoia ed evitò che Napoleone III (sempre i francesi tra le palle degli italiani nel corso della Storia) entrasse in guerra a difesa del Papa.

Per quanto riguarda il Regno Borbonico la vulgata revisionista meridionale) che fosse una sorta di idilliaco paradiso è una macroscopica balla. Il Borbone era un sovrano assolutista e forcaiolo. Il suo “oro“ era suo, non del popolo. Il bidet lo adoperava lui e solo lui. I suoi sudditi scagazzavano nei campi o in mare visto che Napoli non era dotata di fognature. La celebratissima ferrovia Napoli-Portici non era per la gente comune. Era per la famiglia reale che appunto andava dalla reggia di Napoli a quella di Portici. I cannoni non erano rivolti verso il mare a difesa della città, ma verso la città contro i sudditi. La Repubblica Napoletana del 1799 favorita dai francesi del generale Championnet durò cinque mesi e venti giorni dopo la fuga di Ferdinando IV di Borbone a Palermo sulla nave dell'ammiraglio inglese Nelson. Quella corte “perversa e sanguinaria“ come scrisse il Corriere di Napoli “ si era portata a Palermo ricchezze, beni materiali e persino la biancheria. Lo stato era in bolletta, i francesi imposero gabelle esagerate e la plebe si ribellò. Furono giorni di sangue e di razzie. Ma alla fine la monarchia si riorganizzò reprimendo spietatamente la ribellione. In 40.000 finirono in galera o massacrati. Tra essi anche Eleonora de Fonseca Pimentel, una delle eroine della rivolta. Per i borbonici una collaborazionista.

Tralascio di parlare dei briganti e dei sanfedisti che con i Borboni ebbero dimestichezza. La verità è che il Piemonte non comprese il Sud. E certamente adoperò sistemi colonialistici che lasciarono il Sud nell'arretratezza. Ma il Sud fece zero per accettare l'Italia Unita. Ci sono cittadini meridionali che ancora hanno difficoltà ad accettarla. A dire il vero ce ne sono e in gran numero anche al Nord. In ogni caso il Regno Borbonico forse non era il regno di Pulcinella, ma gran cosa non era se 1000 uomini, male armati, male equipaggiati, privi di logistica, guidati da un generale coraggioso più che in battaglia geniale, riuscirono a conquistare un territorio immenso che alla fine si rivelò un ventre molle. Il Borbone non era popolare: era detestato. Come capita a quelli che spiegano ai poveracci che “lo stato sono loro“.