Duribanchi / Riflessioni e storie sul nostro amico orso

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Martedì 18 Aprile 2023

 

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JJ4, l’orsa che ha ucciso il runner Andrea, è stata appena catturata: speriamo che non venga abbattuta come si continua a chiedere. Una vendetta che non sarebbe la conclusione più giusta per una storia che di tragico ha già fin troppo.

Andrea Bosco

Mia figlia, da ragazzina, si addormentava con un orsacchiotto di peluche. Credo che benché oggi sia ultra-quarantenne da qualche parte ce l'abbia a casa sua, ancora. Non ho mai capito se rappresentasse Yoghi o Bubu, gli orsi che hanno reso famoso il Parco di Yellowstone, oltre a essere diventati stars dei cartoni animati. Ovviamente gli orsi del parco statunitense non sono le dolci creature inventate da Hanna & Barbera. Sono animali selvatici che presidiano il loro territorio. Che uccidono solo spinti dalla fame.

Gli orsi non sono come i lupi che sbranano per l'istinto feroce di sbranare. Non sono come le volpi che razziano dai pollai quante più galline possono. Gli orsi difficilmente attaccano l'uomo. Lo fanno le femmine quando temono per l'incolumità dei cuccioli. Aggrediscono quando reputano di aver subito una violazione del proprio territorio. La foresta è il loro habitat: è casa loro. Gli intrusi sono gli umani. E purtroppo qualche umano si avventura lungo i sentieri e tra gli alberi, senza alcuna precauzione. La più comune è quella di camminare o correre con un campanello al polso.

Gli orsi temono l'uomo. Non vedono benissimo ma hanno un olfatto sensazionale al pari dell'udito. Se sentono un qualsiasi tipo di rumore scompaiono nei boschi. A Yellestone, quando entri, i rangers ti fanno mille raccomandazioni: una soprattutto. Quella di non reagire se per caso ti imbatti in un orso. Se resti immobile, se non gridi, se non reagisci al pericolo, facilmente l'orso si allontana. E ti dotano per precauzione, comunque di uno spray, nel caso le cose dovessero mettersi male. Lo spray è un repellente che allontana il plantigrado.

Ovviamente il dolore è immenso per quanto accaduto al runner nel Trentino, morto dopo essere stato aggredito da un'orsa. E' assurdo e tragico morire mentre si corre in mezzo alla natura. Ma con ogni probabilità, l'incontro diventato scontro è avvenuto rapidamente, senza preavviso. Pare che l'orsa in questione abbia un brutto carattere e non sia nuova alle aggressioni. Ma non è escluso che anche l'orsa al pari del runner Andrea si sia spaventata per l'incontro. E abbia reagito da orsa. Non si può pretendere che un animale abbia la medesima sensibilità di un umano. Ha peculiarità che la scienza sta ancora esplorando, ma certamente non ha la capacità di “fermarsi“ come dovrebbe avere un uomo. Non sempre accade, come noto. Spesso gli umani si comportano da orsi e persino peggio degli orsi.

In letteratura l'orso è transitato per “penne“ illustri: da Tolstoj a Victor Hugo, da Rigoni Stern a Pirandello che accostò un orso al Padre Eterno. Dai favolisti Esopo, Fedro, La Fontaine (che all'orso dedicò più di un racconto) all'incredibile Dino Buzzati autore nel 1945 della squisita novella “La famosa invasione degli Orsi in Sicilia“ pubblicata a puntate sul Corriere dei Piccoli. Orsi che alla fine si comportano come umani, con i medesimi vizi. E' un animale particolare l'orso. Nella cultura di molti popoli è una divinità. Specie tra i nativi del Nord America, dove le leggende dedicate all'Orso si sprecano. Orso in Piedi si chiamò un capo della tribù Ponca, protagonista di una vicenda diventata quasi mitologica: la “battaglia” di Orso in Piedi per poter diventare “una persona“. Un storia di diritti civili. Il giudice che alla fine gli accordò il privilegio (prima quell'indiano erano paragonato ad un albero o a una pietra) fu scovato (e portato a sentenziare in tribunale) mentre era a caccia di orsi.

Teddy Roosevelt presidente degli Stati Uniti era un grande cacciatore. Ma aveva un cruccio: non aveva mai abbattuto un grizzly, il grande orso grigio che popola le Montagne Rocciose. Nel quale incocciò (scampandola) nel 1823 il cacciatore Hugh Glass, lasciato morente dai suoi compagni di spedizione e alla fine sopravvissuto tra mille peripezie. Dalla storia (vera), hanno tratto un paio di film, l'ultimo, “Revenant”, con Leonardo Di Caprio. E' la storia (anche) di una vendetta. Ma sostanzialmente di come la natura vada rispettata. Dunque Teddy voleva la testa di un orso e quindi gli fu organizzata una battuta. E per rendergliela più facile, quelli che l'avevano organizzata, imprigionarono un cucciolo d'orso bruno e dopo averlo ferito lo legarono ad un albero in modo che il presidente potesse sparargli. Ma Roosevelt era un uomo della Frontiera e non volle sporcarsi le mani con quella che riteneva una azione “poco sportiva“. Quindi graziò l'animale, salvo farlo abbattere affinché non soffrisse ulteriormente.

La cosa si venne a sapere. E il disegnatore Clifford Barryman del Washington Post (c'è sempre questo quotidiano nella storia statunitense) ne trasse una vignetta con il presidente che, fucile a tracolla, dava le spalle all'orsetto. La vignetta piacque e nacque la leggenda di Teddy Bear. Nel 1903 un anno dopo l'accaduto, una coppia di Brooklin mise in vetrina due orsetti di pezza, con un biglietto che assicurava che il presidente li aveva autorizzati a chiamarli Teddy Bear. Ma fu una imprenditrice tedesca, successivamente, ad avere l'idea di farne un giocattolo di serie e di esportalo negli USA: si chiamava Margaret Steiff e ancora oggi i suoi eredi esportano l'orso più celebre del mondo negli USA.

La regina Elisabeth adorava un altro orso giocattolo: il Paddington. Ne era talmente invaghita da arrivare per il giubileo dei suoi 70 anni di regno a prendere il tè con l'orsetto inventato dal Michael Bond (c'è sempre un Bond nella storia inglese) vera leggenda per ogni bambino britannico.

Franco Nero attore western per antonomasia, interpretò un ”Jonathan degli orsi“ dove un bambino sopravvissuto ad un carneficina viene allevato da un'orsa. Nel film, ambientalista, Franco Nero è amico dei nativi e rispetta la natura.

Mi sono imbattuto una sola volta, nella mia vita, in degli orsi. In Canada scendendo da Calgary verso Vancouver, lungo quelle autostrade dove fai anche 150 km senza trovare una pompa di benzina ma dove ti imbatti in cartelli incredibili tipo “attenzione alle alci“, “attenzione ai cervi“, “attenzione ai lupi“. E dove puoi trovarti davanti anche segnalazioni del tipo “non date da mangiare agli orsi“. Ad un certo punto della strada, siamo costretti (viaggiavo con mia moglie, mia figlia, su un'altra auto un amico con moglie e figlio) a rallentare, perché al ciglio della carreggiata, alcune vetture si sono fermate. Accostiamo e scendiamo. Uno ci dice: “ce sta er grizzly“. Ovviamente era italiano, anzi romano ed era eccitatissimo. Senza ragione alcuna, visto che il grizzly è un bestione enorme che non vive ai margini delle strade. Infatti dopo un poco piombano sulla strada degli orsi bruni, uno (era femmina) di media stazza con due cuccioli. Cercavano cibo. Siamo risaliti alla svelta in macchina. La femmina ha strusciato il muso sul vetro della vettura che guidavo e poi è sparita nella boscaglia. Il “bracconiere“ della Garbatella, cocciutamente è rimasto sul posto. Convinto che prima o dopo “er grizzly“ si sarebbe manifestato. Visto che non ho letto nei giorni seguenti sui giornali locali di alcun incontro ravvicinato turisti-orso immagino che alla fine abbia desistito.

Sono animali ma sono speciali. Scrisse già Plinio il Vecchio che gli orsi non si accoppiano come le altre fiere. Si stendono uno sopra l'altro e si abbracciano. Più o meno come facciamo noi quando si concediamo al sesso. Il letargo invernale dell'orso è lungo. E' un animale ghiotto di miele e di qualsiasi cosa risulti dolce. E' un cacciatore ma anche un pescatore. Su History Channel ci sono dei documentari pazzeschi su come l'orso riesca a trovare cibo nei fiumi.

La tragedia del Trentino ha indotto il presidente della Regione a richiedere l'abbattimento dell'orsa assassina. Gli ambientalisti si sono rivolti al TAR e hanno bloccato (per ora) il provvedimento. Il Trentino è stato ripopolato con orsi sloveni, di indole più aggressiva rispetto a quello marsicano. Ora pare ce ne siano troppi. E la convivenza con l'uomo è diventata problematica. Anche per la protervia degli umani. Che si avvicinano troppo durante gli incontri per poterli filmare. L'orso in libertà non è quello delle fiere nelle quali veniva fatto grottescamente “ballare“. Non è quello del Luna Park al quale tutti almeno una volta abbiamo “sparato“. L'orso va rispettato. Specie da chi, ripopolando i boschi, ne ha fatto una attrazione turistica. Tanto per cambiare, una fonte di guadagno.

Gli orsi vanno osservati da casette apposite. Io non ho mai avuto l'occasione di fare questa esperienza. Ma so che spesso, per poterli osservare, la “posta“ può durare anche molte ore notturne. Abbattere l'orsa sarebbe stupido. Non restituirebbe la vita allo sfortunato runner che l'ha incontrata e assomiglierebbe più che a una iniziativa di giustizia a una vendetta. Vendicarsi di un uomo è brutale. Vendicarsi di un orso è assurdo. L'orsa va trasferita in un luogo che possa accoglierla e dove non possa più nuocere all'uomo. Nel frattempo la Regione Trentino provveda ad educare cittadini e turisti su come transitare nei boschi. Dove magari puoi trovare funghi e more. Ma come in Trentino anche gli orsi.

Qualche anno fa non credo l'avrei pensata in questo modo. Non dico che sarei stato favorevole all'abbattimento, ma probabilmente la visione sarebbe stata più drastica. Ma tre anni fa mia figlia si è presa in casa una cucciola, incrocio tra un lupo e un levriero. Ora è diventata una femmina di 25 chili dalle zampe lunghissime. E la mia sensibilità (io che avevo sempre pensato che gli animali non dovessero bivaccare in una casa e reputavo crudele costringerli sul tappeto o sul divano) è radicalmente mutata. Oggi se vedo una persona che maltratta un cane, mi metto in mezzo e intervengo. Gli animali non sono umani. Ma comprendono più di quanto non si reputi. E sono sensibili. Serve rispettarli. Specie se vogliamo che loro rispettino noi.

Mi sono immedesimato nel dolore di una famiglia che ha perso in modo tanto assurdo un figlio. I genitori di Andrea hanno detto parole pacate e sensate dopo la tragedia. Hanno chiesto giustizia. E da quanto si è capito non l'hanno chiesta nei confronti dell'orsa. L'hanno chiesta nei confronti di chi ha grossolanamente sbagliato nel gestire un percorso che doveva essere di vita. E si è trasformato in un percorso di morte .