I sentieri di Cimbricus / L'inganno dell'intelligenza artificiale

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Venerdì 7 Aprile 2023


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“In termini di entusiastica rinuncia alla propria creatività, tutto nasce dall’osservazione personale, diretta, non da un sito al quale chiedi: scrivimi un pezzo alla Simenon. Lo scriverà (forse) ma sarà senza vita e senza anima.”

Giorgio Cimbrico

A chi mostra eccitazione per l’intelligenza artificiale e per le nuove “frontiere” che può offrire in termini di entusiastica rinuncia alla propria creatività, provo a dare un consiglio che, so bene, non verrà raccolto: impiegare la ragionevole cifra di 16 euro per entrare in possesso di “Dietro le quinte della polizia”, ovviamente Adelphi, zattera di salvataggio, in questi tempi oscuri, al fianco della Nave di Teseo. 

Si tratta di articoli di un giovane Georges Simenon – aveva 27 anni – che andò a costruire di persona i fondali delle inchieste di Maigret e dei non Maigret. Simenon si reca all’Île de Ré, all’imbarco dei forzati destinati alla Caienna, visita il Quai de Orfevres, il laboratorio della Scientifica, l’ufficio antropometrico, osserva il lavoro e gli ambienti in cui operano i commissari, gli ispettori, i giudici istruttori, batte le strade di Parigi, in particolare Montmartre, annota tipi, espressioni, odori, ambienti, locali, annota ogni cambiamento di clima, atmosferico o dei caratteri.

La luce può essere rosata, plumbea, i passanti frettolosi o disposti a una sosta in uno dei bar all’aperto. Se piove, gli ombrelli sono lucidi, se dalla Senna si alza la nebbia, i lampioni danno un alone opaco. Bastano poche parole per creare uno scenario. E tutto nasce dall’osservazione personale, diretta, non da un sito al quale chiedi: scrivimi un pezzo alla Simenon. Lo scriverà ma sarà senza vita. 

Anche il revisionismo in atto, su tutto quel che è storia e il suo fluire, può finire in questa categoria. In una clamorosa scoperta dell’acqua calda, il Guardian rivela che molti dei gioielli reali non hanno – per esprimersi in soldoni – una ricevuta di pagamento effettuato. Molti, a cominciare dal gigantesco Koi-noor, sono stati acquisiti in ragione di trattati che prima la Compagnia delle Indie e poi la Corona firmarono con i maharajah, in altri casi costituirono il bottino di conflitti. 

Gli inglesi sono ladri inveterati. Lo sostengono i greci, a proposito dei marmi del Partenone, più noti come marmi Elgin, esposti al British Museum. In questo caso la ricevuta esiste, per la somma di 20.000 sterline. Un prezzo di saldo? I marmi erano sull’Acropoli, a pezzi, abbandonati. In ogni caso il povero Elgin non guadagnò un quattrino perché l’esecutivo dell’allor giovane museo li acquisì allo stesso prezzo con il quale vennero acquistati. 

Oltre che ladri, gli inglesi sono anche schiavisti. Richard Hawkins, nipote di Francis Drake, non venne sponsorizzato da Elisabetta I per viaggi che comprendevano, oltre all’assalto alla navi spagnole, anche la tratta? Secondario il fatto che nel 1807 la tratta venne abolita e che nel 1833 in tutto l’Impero britannico non esistesse più uno schiavo, tutto per merito di William Wilberforce. Altrove (Stati Uniti, Brasile, etc) le cose erano decisamente diverse. 

Ormai è possibile attaccare tutti, addossare crimini, chiederne conto, abbattere statue, più o meno come fecero i primi zelanti cristiani distruggendo la biblioteca di Alessandria. In questo scenario la Chiesa se la sta cavando egregiamente, mostrando pentimento per i crimini di natura sessuale perpetrati da tanti suoi pastori. Ma in tema di revisionismo, pochi ricordano i fiumi di sangue versati (non solo di “infedeli”: catari e albigesi erano originari del sudovest della Francia, streghe, eretici ed ebrei abitavano dappertutto), i ricorrenti attacchi, sin dalle origini, alla libertà di pensiero, l’assenza di tolleranza in nome di dogmi assurdi, inventati quando la possibilità di prendere il potere divenne sempre più reale.

In questo senso il Concilio di Nicea, che sta per giungere al 1700° anniversario, è un atto costitutivo, un architrave, un caposaldo. Il loro manifesto, la loro conferenza di Yalta. Ci campano ancora oggi.