I sentieri di Cimbricus / Il ragazzo che invento' il futuro

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Martedì 14 Marzo 2023

fosbury-2023


Aprendo con caparbietà una strada che ieri “Dick” Fosbury ha imboccato da solo. Possiamo così ricorrere a tre versi dal Flauto Magico per magnificarne le gesta: “Chi percorre questa strada irta di difficoltà balzerà dalla terra verso il cielo”. 


Giorgio Cimbrico 

Quel 20 ottobre 1968 Dick Fosbury non regala un record ma un sovvertimento delle regole, un’abiura dei canoni tradizionali saltando come un gambero, volgendo la schiena all’asticella, sfruttando la rincorsa in termini di velocità, non di potenza. C’è chi sorride e continua a sorridere anche quando l’allampanato ragazzo di Portland, Oregon, porta via la medaglia d’oro.

“Un’invenzione che è nata e morirà con lui” sostiene qualche irriducibile tolemaico, proprio come il dignitario veneziano che, dopo aver provato il telescopio di Galileo, continuava a scrollar la testa e a dire “mi no vedo gnente”. L’immaginazione che aveva preso il potere nei giorni del Maggio celebra un altro trionfo. 

Alla Medford High School di Portland, Oregon, è un sedicenne allampanato che si ingarbuglia con il ventrale e spesso non riesce a superare 1.55, quota minima per aver accesso ai meeting studenteschi. Studia, elabora, prende spunto da tentativi in cui qualcuno si è inoltrato senza sfociare in nulla. Tra critiche e derisione, cresce lui (sino a 1.95) e crescono le altezze che scavalca: 1.91, 1.97.

Lo nota un giornalista locale e scrive che è stato come vedere quando un pesce preso all’amo finisce nella barca. Flop, Fosbury Flop: sembra una di quelle invenzioni, uno di quei marchi, più o meno consapevoli, firmati da Forrest Gump. Lo avvantaggia un particolare: l’adozione dei sacconi di ricaduta in gommapiuma che sostituiscono zone d’atterraggio – pochi centimetri di terra, ritagli di gomma – buone per gli adepti dello straddle, pericolose per chi valica e ricade di schiena. 

Nel 1968 Dick è in pieno decollo: a Knoxville vince i campionati NCAA con 2.20 e comincia a pensare a un posto nella spedizione olimpica per Messico, ambizione rafforzata dopo che cattura il successo anche nei Trials di Los Angeles, quelli di assaggio, non ancora quelle definitivi. Il direttorio tecnico opta per una seconda selezione da tenere nella stessa situazione di altitudine di Mexico City, ai 2200 metri abbondanti di Echo Summit, South Lake Tahoe, dove si svolge la seconda parte del Padrino. A 2.18 sono ancora in quattro a giocarsi i tre posti: la spuntano Dick, Ed Caruthers e Reynaldo Brown. 

Ai Giochi, tutto sommato, è meno dura: Fosbury infila tutto alla prima, a parte il 2.24 vincente (record americano e olimpico) che arriva alla terza, quando Caruthers alza bandiera bianca. A questo punto, triplo assalto, senza successo, a 2.29, per abbattere il sublime record di Valeri Brumel, arcangelo azzoppato, uscito di scena in una sera livida e crudele dell’ottobre di tre anni prima: la gamba destra esce a pezzi dall’incidente di moto su una delle infinite prospekt moscovite. Tra i testimoni molto diretti del prodigio, Giacomo Crosa, sesto con 2.14, dopo essersi imbarcato con l’ultimo volo per Mexico City. 

Quattro anni dopo (Dick non è riuscito a qualificarsi) a Monaco di Baviera, il ventrale lancia il suo ultimo hurrah con il sovietico, di ceppo estone, Yuri Tarmak, ma 28 dei 40 partecipanti alle qualificazioni sono seguaci del nuovo stile. Da quel momento il bilancio è schiacciante e i ventralisti (e le ventraliste) diventano rari come l’unicorno, per poi estinguersi come il dodo o il moa.

Proprio nella capitale bavarese, meno di un anno dopo i Giochi, Dwight Stones avrebbe scavalcato la barriera dei 2.30 confermando che Fosbury, anticipando le teste d’uovo della Silicon Valley, aveva inventato il futuro. Solo il divino e maledetto Volodja Yashckenko concesse ancora una parentesi a quel calligrafico avvolgersi attorno all’asticella, giusto nel periodo storico in cui Rosemarie Ackermann si sarebbe fregiata dell’etichetta di Horine in rosa giungendo per prima a valicare i 2.00. Il ventrale chiuse lì la sua epoca, la sua saga.  

Sacrilego, rivoluzionario, perfetto interprete di un periodo di profondo cambiamento, Dick diventò ingegnere civile, si trasferì nell’Idaho, ingaggiò una lunga battaglia con un tumore che si annidava nelle vertebre. Lo sconfisse con un flop della volontà. Sino a ieri.