Bordo campo / Colpo grosso all'Olimpico

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Lunedì 13 Marzo 2023


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Nel Sei Nazioni vincono ancora i gallesi (29 a 17). Eppure anche in questa giornata da dimenticare abbiamo avuto il “privilegio” di assistere ad una magnifica partita, con i blu straripanti e inarrestabili. Ma non erano gli azzurri.


Daniele Perboni

Il sole di Roma, gli oltre sessantamila che spingono, urlano, cantano. La marea rossa di gallesi che, coloriti e camuffati da pecore, fiori e con cappelli a forma di pizza, hanno invaso la città eterna. La speranza di giocarsela alla pari con un Galles in crisi senza, però, fare i conti con l’astinenza di successi che percorre come un brivido le schiene dei ragazzi di Warren Gatland, richiamato alla guida dei dragoni. Ipotesi, rivelatesi fantasiose su una possibile scalata del ranking internazionale con l’eventuale successo dell’Olimpico.

Sogni, ancora sogni, come quelli di un bambino che anela a diventare grande ed imitare le gesta di chi l’ha preceduto e immagina di essere “lui” il campione della famiglia.  Non basta tutto questo, perché nella festante bolgia romana abbiamo assistito alla più brutta e amara partita degli azzurri in questo Sei Nazioni. Un passo indietro. Nulla di più.

E con questa squadra a settembre dovremo affrontare la Coppa del Mondo in un girone di ferro e fuoco, dove faremo, inevitabilmente, la fine dei classici vasi di vetro … Solo due nomi: Nuova Zelanda e Francia, questa Francia che giocherà in casa, e passano il turno le prime due. Ce né abbastanza per prenotare, sin da ora, un biglietto per le vacanze. Ma lontano, lontano.

Una Italia fallosa, inconcludente, quasi atterrita nei primi minuti di gioco, come ormai è consuetudine. Alla prima meta, all’ottavo, alle nostre spalle un tifoso romanista intona un canto funebre. Lo guardiamo in chiaro scuro ma al figlio di stanza a Sabaudia sussurriamo “Se continua così vedi di prenotare in qualche museo, così evitiamo una sofferenza inutile e finiamo la giornata in bellezza. Qui di bello c’è solo la birra e quella ragazza gallese in calzoncini corti e maglietta, bionda e carina”. Poi resistiamo, non per la ragazza, ma per una sorta di stoicismo che solo con il rugby e poco con l’atletica, riusciamo a sopportare. Il perché non lo abbiamo mai compreso.

E si continua così fra qualche bella giocata e botte prese in piena fronte che ci ricacciano sempre a quando eravamo la squadra materasso. Perché oggi che cosa siamo? Bella da vedere, forse e non oggi, ma pur sempre perdente. Vabbè forza e coraggio diceva qualcuno. Finisce come doveva finire. Con due birre nello stomaco per digerire fiele e amarezza. 

Eppure anche in questa giornata da dimenticare abbiamo avuto il “privilegio” di assistere ad una magnifica partita, con i blu straripanti e inarrestabili. Ma non erano gli azzurri. Sul far del tramonto, circondati da un pubblico di soli gallesi, abbiamo goduto lo spettacolo. Francia 53, Inghilterra 10. Sette mete a una, con i cori di “alle le blu” cantati a squarciagola dai nostri avversari, i gallesi naturalmente.

Sì, perché in questo Sei Nazioni, come nei precedenti 120 o giù di lì, l’importante non è contro chi vinci o da chi perdi. No, il vero godimento che rasenta l’estasi, e lo confermano i canti, le urla, gli applausi e la festa vissuta in prima persona, è battere gli odiati bianchi della rosa. Quanta felicità in quelle voci, in quelle birre bevute alla salute dei galletti, in quelle facce felici e serene. Il viaggio Roma si è trasformato in una vera e propria festa. Soldi ben spesi. I loro ed anche i nostri. Intanto la terza birra di giornata scivola giù …

Ed ora ci aspetta la Scozia. Visti i precedenti, nostri e i loro, gli scozzesi, non sarà una passeggiata e già presumiamo quale sarà il risultato finale. Pessimisti? Forse. Ma iniziamo a prepararci al peggio. Poi, se finirà diversamente il piacere sarà doppio. Intanto il cucchiaio di legno, infiocchettato per bene dai compagni d’arme di Wyn Jones, ha già prenotato il viaggio verso Roma, anche se non l’ha mai lasciata.