I sentieri di Cimbricus / Non si nasce FB per puro caso

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Martedì 21 Febbraio 2023

 

bol-49.26 2


La stagione dei nuovi "mondiali" l’ha aperta il 49”26 di Femke Bol, alta e leggera, ma infaticabile quando c’è da affrontare veri tour-de-force. Non sarà solo una casualità che le sue iniziali sono le stesse di una certa Fanny Blankers?

Giorgio Cimbrico 

Dopo Bolt, Bol, ad alta gradazione come il gin che si beve dalle sue parti allungando generosamente il caffè, il Bols. Stesse iniziali di Fanny Blankers, scomparsa quando Femke, nata esattamente 23 anni fa, ne stava per compiere quattro. Anche la regione olandese è la stessa. Diverso l’aspetto: Fanny sarà anche stata la “mammina volante”, ma era dura, spigolosa, anche nei modi; Femke detta Bambi ha sempre dipinto in volto un cocktail di ingenuità e di sorpresa.

Raro, nella lunga storia dell’atletica, vedere qualcuno o qualcuna in grado di correre con la sua assoluta facilità, quella che si chiama leggerezza, decontrazione. Una dimensione di grazia. 

Il 49”26 di Apeldoorn pone fine, dopo quasi 41 anni, al 49”59 milanese di Jarmila Kratochvilova, ed è inutile sottolineare la profonda diversità tra la corsa muscolare di chi non è lontana dal 40° anniversario di regno sugli 800 e l’azione di questa ragazza alta e leggera, dalle gambe lunghe, infaticabile quando c’è da affrontare un tour de force, come agli Europei di Monaco di Baviera, da dove è uscita con i titoli di 400, 400H, 4x400 trasformando il giro di pista in una dimensione orange

Dopo i piccoli record sui 300H, l’anno scorso, e sui 500 metri indoor a Boston, Femke è tornata in Europa e nel giro di otto giorni è scesa per quattro centesimi sotto i 50 a Metz, è andata vicina alla barriera, 50”20, a Liévin e ha scritto un capitolo che rimarrà ai campionati nazionali di Apeldoorn. Nel primo giro è stata seguita e pungolata da vicino dalla coraggiosa e bellissima Lieke Klaver che ha chiuso in 50”34. 

“Pensavo di poter correre in 49”5, non in 49”2. Pensavo anche che il record del mondo fosse nelle mie possibilità ma non sempre le cose che uno sente dentro accadono. Una delle ragioni del risultato è nei progressi della mia velocità”. In stagione ha corso i 200 in 22”87 e il 49”26 sui due giri è inferiore al 49”44 che ha all’aperto, su una sola tornata. 

Qualcuno insinua che Femke non abbia dalla sua parte gli dei che giocano ai dadi con la sorte: sulla sua strada ha trovato una quasi coetanea, uno dei più puri talenti comparsi negli ultimi anni, Sydney McLaughlin, dalle ambizioni assolute che possono esser lette sul suo volto deciso. Da Sydney, sugli ostacoli, è stata sconfitta sia ai Giochi di Tokyo (terza) che a Eugene, seconda, quando l’americana è scesa a un 50”68 paragonato e paragonabile allo stordente 45”94 di Karsten Warholm. 

“Con Laurent Meuwly, il mio allenatore – racconta Femke – stiamo lavorando a un’evoluzione tecnica: vogliamo provare ad accorciare a 14 passi la frequenza tra una barriera e l’altra, alternando il passaggio con la gamba sinistra e quella destra. Prime prove in corso. Non fossimo convinti potremmo rimanere alla ritmica che abbiamo adottato sinora”. 

L’espressione sempre dolce di Femke, molto diversa da quella di Sydney, diventata nel frattempo signora Levrone, mimetizza appena l’intenzione di non darsi per vinta. Non si nasce FB per caso.


Foto World Athletis.