Piste&Pedane / Principio della fine o la fine del principio?

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Lunedì 20 Febbraio 2023

 

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“Il tempo esprimerà il suo verdetto. Nel frattempo godiamoci l’alba di un nuovo velocista (nonostante le scarpe nuove, come sussurrava qualcuno). Anche in questo caso non resta che attendere l’evolversi della storia.”

Daniele Perboni

A cena sabato sera. Presenti due tecnici della velocità, un organizzatore. Commentatori di vario genere due scribacchini. Si discute, anche vivacemente, pro e contro opinioni opinabili fin che si vuole. Tesi, e antitesi a cui si può credere o meno, accoglierle o gettarle alle ortiche. Il momento del ragazzo gardesano è già venuto, passato, finito? Oppure il suo massimo deve ancora esprimerlo? Non rivedremo più la freccia tatuata ai livelli di Tokyo 2021? Bah. Che importa?

L’importante è che quello la, il doppio oro olimpico, appena passato da una vittoria alata d’oltre oceano a una pantera della vecchia Europa, è qui sul mare, nel Palaindoor di Ancona, pronto a difendere il suo titolo tricolore. Come è andata a finire è ormai di dominio pubblico. Battuto, per un misero centesimo (6”54 a 6”55) che, comunque, esprime la differenza fra il trionfo e la sconfitta.

L’uomo nuovo risponde al nome di Samuele Ceccarelli, il più lento a mettersi in moto dopo lo sparo (0.177 millesimi) e finito davanti a tutti. Clamoroso al Cibali si urlò in quel lontano mese di giugno del 1961. Sarà il caso di rispolverarlo anche per Ancona.

L’inizio della fine oppure il principio della fine? O, per citare indegnamente Winston Churchil, “Non è la fine. Non è neanche il principio della fine. Ma è, forse, la fine del principio”? Anche in questo caso non si può fare altro che affidarsi alle solite “speculazioni”. Il tempo esprimerà il suo verdetto. Nel frattempo godiamoci l’alba di un nuovo velocista (nonostante le scarpe nuove, come sussurrava qualcuno prima dello scontro sulle otto corsie anconetane). Anche in questo caso non resta che attendere l’evolversi della storia.

Ma la due giorni in riva all’Adriatico è stata anche ghiotta occasione di incontri-scontri, raduni di vecchi amici-nemici, goliardiche rimpatriate, occhiate oblique, riunioni semi carbonare in preparazione alla prossima resa dei conti (inverno autunno 2024). Un po’ presto? Probabilmente sì, ma se non ci si muove per tempo, quello la, il presidente fortunato, non farà altro che rinforzare le difese e dotarsi ulteriormente di strumenti di “distrazione di massa”. Per ora dal furore agonistico dirigenziale si mormorano i primi nomi da gettare nel forno elettorale. Da Nord a Sud c’è chi si dice già pronto e chi sta ancora meditando sulla direzione che potrà prendere il futuro.

Nel frattempo ci si è resi conto che il modello del ranking, abbinato ai minimi di partecipazione non ha funzionato al meglio, lasciando scontenti atleti, società, tecnici e dirigenti, con addetti ai lavori costretti a pietire, o arrabattarsi alla ricerca del tagliando d’ingresso.

Nel frattempo una ventina di dirigenti di società, fra cui alcuni consiglieri, e presidenti regionali, hanno firmato e divulgato una lettera di solidarietà a sostegno della condanna comminata dalla Procura Federale ad alcuni dirigenti dell’atletica italiana. Un segnale, fra i tanti, che mette in evidenza l’estrema preoccupazione e fibrillazione che si vive in seno alla dirigenza dell’atletica italiana.

Il vertice federale continua imperterrito a percorrere una strada che sembra avviare i suoi protagonisti verso traguardi impervi, colmi di colpi bassi, coltellate alla schiena, imboscate che non fanno altro che acuire un clima velenoso che rischia di coinvolgere anche gli atleti di vertice che, non scordiamolo, non hanno certo desiderio di vivere queste lotte intestine.


Foto FIDAL/Grana