Fatti&Misfatti / Coppa Italia tra missili e palloncini

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Lunedì 20 Febbraio 2023

 

magro 


“Basket che ha fatto mangiare rospi alla riccanza con le due Ferrari da Eurolega mandate fuori strada da una Cinquecento corazzata e ben guidata: 50 milioni almeno fa Milano e Bologna, al massimo 10 per la bella Brescia campione.”

Oscar Eleni

In una taverna boliviana per spiegare al geniale Cebo dai cornetti, insomma una scimmia più arguta di certi cadreghisti nello sport e nella vita, come lo sport riesce a prenderti più di certi gialli, quasi come i grandi capolavori a teatro, al cinema, con il vantaggio che, in barba alla famosa competenza, spesso succede che non vincano i favoriti. Insomma nel basket italiano le squadre guida, le più ricche hanno sparato come chi usa missili che costano milioni per non capire cosa erano i palloni da pochi dollari che volevano abbattere.

Molta gente felice, tanti appassionati nuovi, a parte la disperazione di chi gestisce le scommesse sportive con la stessa luce tenebrosa negli occhi di certi manager, di alcuni genitori invadenti, dei beceri che bruciano striscioni o chiudono gli arbitri, meglio se donne, negli spogliatoi, dei dirigenti che, fortunatamente, a Brescia non erano quelli della pallacanestro altrimenti Magro, dopo 6 sconfitte avrebbe fatto la fine di quelli nelle mani del Cellino quasi sempre furioso.

Stregati dalla finale di Coppa Italia davanti agli oltre 11.mila spettatori nella finale di Torino, felici che il basket e la città dai tre palazzetti per lo sport, eredità olimpica, abbia ritrovato il basket. Fiesta senza Lapo, nel regno degli Agnelli che alla pallacanestro guardavano nei giorni gloriosi di una polisportiva dove la squadra femminile vinceva scudetti e coppe europee con Bruno Arrigoni interista in terra infedele.

Agnelli che al palasport bello colorato e animato hanno mandato la nobile Allegra, fedele dal primo minuto, con la fortuna di vedere in campo l’arbitro Sahin che, pur essendo fra i più bravi, viene sempre lasciato ai margini in modo che poi ci siano i soliti noti a far danni e non lo pensiamo soltanto per quello che è successo a Repesa, giustamente agitato mentre la sua Pesaro finiva come una mosca nella carta gommata della difesa bresciana.

Basket delle nostre brame, malattia vera condivisa con tanti che ora ci mancano e l’ultimo è stato Nestore Crespi, bravissimo come manager, straordinario come animatore di qualsiasi festa, cena, persino funerale. Era geniale e soltanto lui avrebbe potuto far salire sui tavoli di un ristorante triestino un commissario di polizia, la sorella di Rubini, la moglie di Fabiani, amico e socio nei sogni del Principe come il caro De Gobbis per grandi progetti, in una serata di brindisi per la NAZIONALE.

Basket che ha fatto mangiare rospi alla riccanza con le due Ferrari da Eurolega mandate fuori strada da una 500 corazzata e ben guidata. 50 milioni fa Milano e Bologna, al massimo 10 per la bella BRESCIA campione.

Forse serviva il morso dell’imprevisto per tenere oltre lo spazio delle brevi questa settimana di coppa mentre nello sci, dall’alpino al biathlon, le azzurre – Bassino, Federica Brignone nel regno Shiffrin, Wierer e Vitozzi luci di un quartetto magico col fucile in spalla –, si prendevano giustamente la scena, mentre Sinner faceva altri progressi e le farfalle della ginnastica tornavano a prendersi applausi che, purtroppo, non fermeranno l’orda decisa persino a radiare la Maccarani.

Questi testacoda dei macchinoni di Eurolega farà godere la FIBA che nella prossima settimana costringerà molti ben pagati a voli privati per stare con la Nazionale e poi col club, tipo lo Shengelia diviso fra Georgia e la Virtus, come del resto Scariolo pendolare fra Bologna, Vitoria in coppa, Caceres per Spagna-Italia che chiuderà qualificazioni già acquisite.

Certo la sociologia sportiva, i medici dello sport, gli psicologi sono tutti impegnati a leggere questi incidenti che in Italia hanno messo Messina sul rogo del carnevale ambrosiano, Scariolo ai ferri davanti al Pavaglione bolognese, mentre la Spagna, festeggiando la coppa del Rey vinta da Malaga guardava la tristezza del Barcellona e del Real Madrid fatte fuori dagli andalusi che poi, per par condicio, hanno battuto in finale Tenerife fresca vincitrice in quello che la FIBA considera arbitrariamente un mondiale per club.

Giorni cupi al Forum, anche se il bel lavoro cinematografico di Finazzer Flory su Sandro Gamba ci ha fatto vedere la parte splendida e splendente del salone trofei, una storia che è andata sui teleschermi di Eurosport, Discovery subito dopo che Mauro Ferrari e Graziella Bragaglio avevano posato con la coppa, il primo grande trofeo per una società che Pedrazzini e Riccardo Sales fecero grande, nei giorni in cui Sergio Scariolo stava decidendo di fare l’allenatore e non l’avvocato per fortuna sua e di chi con lui ha vinto tantissimo.

Coppe nazionali dove soltanto Kaunas e Olympiakos non hanno pagato dazio all’usura europea, mentre Montecarlo si faceva beffare, come l’anno scorso in campionato, dal Villeurbanne dei Parker.

Felice che Amedeo della Valle non sia più soltanto il principe dell’isola che non c’è, orgoglioso di aver avuto come salvavita insieme agli angeli della segreteria mensanina, tanto tempo fa, proprio Alessandro Magro (foto d’apertura), che ci scarrozzava nei giorni meravigliosi del palio senese, quando in tanti eravamo ospiti del Minucci e della Mens Sana dove il quarantenne di Castel Fiorentino – saranno 41 ad ottobre –, assisteva Pianigiani insieme al Banchi che poi lo portò anche nell’esperienza non felicissima a Krasnodar col Lokomotiv Kuban. Invece delle cene prima del Palio la colonscopia, anche se poi furono i medici di Milano, il cestista nel cuore Barbieri e il pavese Desperati, a trovare l’insidia tumorale che andava oltre la fistola scoperta a Siena. L’anno scorso è stato eletto miglior allenatore della serie A, con la under 20 azzurra ha visto in Macedonia le macerie azzurre e anche lui, come noi, sarà curioso di vedere come il prossimo consiglio federale riuscirà a modificare la regola sugli under obbligatori in A2 e in B. Per adesso si goda l’impresa, perché certo i tre grandi allenatori che ha battuto a Torino guarderanno preoccupati il suo tentativo di entrare fra le 8 per i play off.

Pagelle come cosa? Non il duo cantante che il cebo al mio tavolo boliviano preferirebbe, ma come sfogo dopo giornate ben servite televisivamente, anche in chiaro, no RAI, no SKY, ma un lavoro fatto bene.

• 10 A FERRARI e BRAGAGLIA non soltanto per la coppa di Brescia, ma perché dopo 6 sconfitte consecutive in campionato non hanno mai pensato a cambiare Alessandro Magro facendo sogghignare il collega del Brescia calcio in fondo alla serie B a cui piace il tecnico usa e getta.

• 9 Ad Alessandro MAGRO per aver trovato la calamita che ha liberato la testa di una Germani spesso battuta di 1 punto, legando braccia nemiche in modo che Armani, Pesaro, Virtus tirassero così male.

• 8 Per Amedeo DELLA VALLE che, insieme a PETRUCELLI ha dato un colore diverso alla Brescia di capitan MOSS, del redivivo BURNS, dei bravissimi MASSENBURG, GABRIEL, ODIASE, COURNOOH, NIKOLIC e del giovane AKELE che dovrebbe osare di più se cerca futuri azzurri.

• 7 A TORINO e alla LEGA che sembra decisa a tenere la coppa ITALIA per almeno altri tre anni nella città che, purtroppo, dal successo nel trofeo nazionale del 2018 non trovò ispirazione, quattrini e quindi una squadra per stare in serie A.

• 6 Alla NAZIONALE che riporta il grande basket nella LIVORNO che vede le sue sorelle, storia vera del nostro basket, sempre in lite soltanto in B. Appuntamento con l’UCRAINA, con la storia, con la voglia di vedere progressi anche in giocatori che spesso deludono.

• 5 A RAMONDINO e TORTONA se usciranno dalla legnata contro la VIRTUS soltanto con le ossa rotte e non con una salutare presa di coscienza su quello che servirà per essere protagonisti fino alla fine.

• 4 A Jasmin REPESA per non aver capito subito che con certi arbitri è facile che non basti il digestivo per certi fischi poco convincenti. Sono attori da onorare a prescindere, anche quando amano andare sulla scena non soltanto per il VAR.

• 3 A Marco BELINELLI, il migliore della Virtus nelle tre partite di coppa, se non farà capire a molti compagni, italiani o stranieri conta poco, la differenza fra il dire e il fare. Lui campione lo è da molto, altri non si sa.

• 2 A SCARIOLO per non aver compreso che la sua ondivaga Segafredo era già al caffè e ai preparativi per la festa invece di ragionare prima di cantare. Lui si è preso la colpa, ma la rabbia di ZANETTI e del BARALDI che si è complimentato per primo con BRESCIA, non è la logica per troppi dirigenti, ci auguriamo sia diretta a troppi peccatori che sul campo si credono più di quello che sono e che spiegano le montagne russe in Europa, colpo a Barcellona doccia gelata contro Jasichevicius in Fiera.

1 Ai NEGAZIONISTI che dinanzi agli oltre 35 mila spettatori nelle giornate torinesi continuano a considerare il basket uno sport di nicchia.

• 0 A MESSINA e alla sua ARMANI settimina e incompleta. Vero che BRESCIA ha fatto un partitone, ma quell’Olimpia così fragile, senza energia mentale, su quella fisica sappiamo che i limiti ci sono ed evidenti, lascia tutti sconcertati. Bastasse il tiro forse se la caverebbero. Ma rimbalzi, palle vaganti, palle da non perdere, palle da mostrare, sono la zavorra che ha reso tossica l’Eurolega e non felice il viaggio in campionato anche se al primo posto. Aggiungiamo l’ultimo infortunato serio, il super sfruttato HALL e allora per ETTORRE il domani sarà davvero un tormento, anche se prima ci sarebbero da mandare ai lavori forzati alcuni giocatori, fedeli e cordiali soltanto a parole.