Fatti&Misfatti / Da un peccatore pentito al "prescelto"

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Giovedì 9 Febbraio 2023

 

lebron


Lo sprezzante “Bron is a beast”, che l’aveva accolto all’esordio, dopo 18 anni s'è mutato in “Bron is the best”. Incoronato dal record dei record – i 38.388 punti segnati in NBA – uno in più del mitico Kareem Abdul-Jabbar.

Oscar Eleni

Nella mischia palabratica cercando di nascondere la sua avversione per la “stagione regolare NBA” che non piace neppure a quelli che l’amministrano e la stravendono al mondo, si spezza la schiena da quasi ottantenne per un inchino dovuto a Lebron James, il Prescelto, come intuirono quelli di Sport Illustrated quando lo videro in azione da ragazzo.

Grande, grandissimo, prima a salvarsi con la madre sedicenne dall’abbandono di un padre mai conosciuto, poi trovando gloria sul campo fino a superare Abdul Jabbar come castigatore oltre i 38 mila punti, partendo da un contratto per scarpe magiche di tanti dollaroni.

Negli anni ho meritato il premio dei cocciuti al Rincosur preferendo sempre Bird a quasi tutti, persino al suo magnifico avversario Magic Johnson. Poi è arrivato Jordan ed era luce purissima. Alla fine ecco Lebron. Immenso se si pensa che un grande atleta, elevazione purissima, mano santa, uno che ha portato i suoi 206 centimetri e gli oltre 100 chili di peso a fare danni in tutti i punti nevralgici di un attacco.

Uomo da miliardi di dollari, nei contratti, dalla Nike a quelli per dare titoli prima a Miami, fuggendo dalla Cleveland che lo aveva adottato, tornando poi nella città che dopo il suo “tradimento” era arrivata persino a bruciare le magliette, speriamo vada così anche a Zaniolo, che portavano il suo nome. Poi il quinto anello ai Lakers dove non ha trovato soltanto rose e fiori. Due titoli olimpici, un mondiale quando ha accettato di affrontare il basket che si gioca fuori dalla mecca, il sogno di Stern il visionario che con il Dream Team a Barcellona 1992 aveva allargato la visione un po’ limitata fra le parrucche del CIO.

Gloria a lui osannato anche nel giorno del record che spodestava Karim Jabbar, l’uomo del gancio cielo quando i Lakers e chi aveva pagato fino a 100.mila dollari un posto in prima fila hanno perso contro Oklahoma rendendo sempre più difficile la strada per arrivare almeno ai play-in che rimetterebbero in gioco per i play-off, che strazio, i giocatori che al Tiger Center sono così lontani dai tempi degli anelli di Riley, Jabbar, Magic, dai giorni gloriosi di Phil Jackson allenatore dell’anima oltre che di campioni speciali come Kobe Bryant e Shaquille O’Neal.

Lebron è tutto e, come dice Flavio Tranquillo cantore SKY della NBA e del basket in generale, il suo futuro potrebbe anche finire ai vertici della politica. Magari sindaco di Akron dove è nato o, magari, alla Casa Bianca.