Fatti&Misfatti / La lentezza dei numeri zero

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Martedì 3 Gennaio 2023

 

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“Nella palla al cesto, nel suo stagno dove il presidente Petrucci ha lanciato un missile non intercettato, sembra, dai legaioli a cui vuol togliere le garanzie dell’autonomia leghista dove l’incapacità gestionale ha portato pochissimi soldi”.

Oscar Eleni

Da Arcadia, nord est di Los Angeles, per mangiare carrube con i cavalli appena cavalcati da Frankie Dettori nel santuario ippodromo di Santa Anita, milanese classe 1970. Fantino che ha guadagnato più di 150 milioni di sterline vincendo su qualsiasi purosangue. Come gli chiedemmo tanti anni fa, quando tornò a San Siro, padrone della corsa, del mondo, della sorte su cavalli di ogni tipo, sarebbe bello sapere la differenza fra bolliti e bollori.

Sono giorni di grande depressione, paura, stanchezza, dove cercano di confonderti con il nuovo che arretra. Siamo in piena epoca del qui lo dico e qui lo nego. Certo che si piange per Pelè raccontato in mille modi, una critica cento meritatissimi elogi. Certo che si ragiona senza riuscire più a cantare se nel discorso presidenziale ci ricordano che le truffe, le tasse non pagate, sono male, ma anche rubare, uccidere, tradire, sfregiare, avvelenare aria e acqua, insomma non capire quello che sanno benissimo i leoni e anche gli uccelli: fare figli con tante amanti in modo che nel dubbio nessun leone o aquila attacchi un cucciolo in caso fosse davvero frutto del seme suo.

Giorni confusi dover tutto aumenta, figurarsi l’ansia dopo il gas e il pane, finta felicità passando da concerti sublimi a porcate immense, ritrovando armonia danzando con Bolle e gli eccellenti “amici” che lo hanno accompagnato raccontando con anima e core storie bellissime, nella prima notte dell’anno così vera e diversa dall’ultima piena d’inganni e fantasie rubate da brindisi costosi.

Fra i 41.000 di Santa Anita cercando il frustino d’oro, la voce di un campione che in ogni parte del mondo sa sussurrare, non soltanto ai cavalli.

Ci serviva la sua voce per capire quanto la finta competenza ci faccia inciampare anche su ostacoli molto piccoli. Diciamo che, se restassero le intercettazioni telefoniche, saremmo tutti messi alla gogna. Il calcio è pronto a farlo dopo aver mangiato i rospi di Dakar dove l’Argentina, battuta alla prima partita, ha poi fatto marameo alla competenza come Bearzot o Lippi. Aspettando di vedere come Spalletti possa restare sull’altare mentre gli altri si graffiano nella polvere diciamo che pallavolo e basket hanno iniziato l’anno lamentandosi, cacciando allenatori, mettendo alla gogna chi era re un minuto prima e chiedendo scusa a quello che sembrava bollito dopo tante vittorie.

Mentre il caro Rapuzzi ci porta nel labirinto del plurivincitore Santarelli ecco la bomba con acqua pesante di Piacenza che approfitta della tregua concessa dal fine anno ai giornali, insomma a quello che resta dei giornali, per separarsi da Lollo Bernardi, campionissimo sul campo, bravo anche come tecnico, ma forse incapace di capire tutto e tutti.

Nella palla al cesto, nel suo stagno dove il presidente Petrucci ha lanciato un missile non intercettato, sembra, dai legaioli a cui vuol togliere le garanzie dell’autonomia leghista dove l’incapacità gestionale ha portato pochissimi soldi, riempito magari qualche palazzetto, ma lasciando vuoti i divani davanti a televisori che non danno al “terzo sport nel mondo” (ipse dixit, non soltanto fra romana gente) la giusta popolarità, quella che lui ha cercato di recuperare servendo alla RAI il piatto azzurro che da tempo gli prepara bene SKY che si è tenuta il massimo, NBA, Eurolega, diciamo anche Nazionale, lasciando il campionato ad altri nel crocevia intasato dove ora con DAZN si finirà a telefoni appesi come capita quando dalle Poste, ad esempio, chiedono variazioni che non capisci e che loro non sanno spiegare.

Basket entrato nell’anno nuovo con Armani che fra eredità previste per il suo impero chiederà a Messina di stare al timone della sua squadra di basket anche l’anno prossimo. Lui e Dell’Orco questa mossa l’hanno fatta mentre Ettorre dubitava di se stesso, mentre in molti lo consideravano bollito. Da ieri, vittoria netta alla fiera bolognese contro l’altra regina multimilionaria, si scoprirà che il Sergio Scariolo portato in processione, giustamente, per tante belle imprese e vittorie, appena beatificato per una partitona dove al sua Virtus ha tolto il dolce della vita addirittura al Fenerbahce, verrà tormentato per non aver capito come i suoi eroi avrebbero festeggiato il successo sui turchi, recuperando poco e male, tutti solidali con la Zandalasini, azzurra della Virtus femminile, che domandava a mezzo stampa il motivo che aveva spinto lega e federazione ad organizzare una partita del campionato semi oscurato, senza dirette, senza tanti amici, nel mezzo dei veglioni fra anno vecchio e nuovo.

Questi sbalzi di umore e di rendimento spiazzano la cosiddetta competenza. In sala scommesse dove dopo i successi in Eurolega non c’era quota per la sfida davanti ai diecimila del campo Virtus fuori di mano, come Assago, perché Scariolo sembrava avere quello che Messina, anche ritrovando anima della squadra, ferocia difensiva, potrà mai avere. Più venti o quasi per Milano facendo strillare tutti come il caro Guerini (Bollito a chi?), come il Barocci che difendendo Teodosic da uno svarione arbitrale che gli è costato tecnico e quinto fallo ha fatto capire che la mossa del cavallo di Hines, che aveva riportato luce nelle tenebre dell’Armani contro Montecarlo e James, non ha avuto lo stesso effetto sui compagni che andavano al trotto in una partita dove avrebbero dovuto galoppare.

Giornata per beatificazioni e anatemi. Per un punto, quello mai segnato da Caruso, Brose e Varese hanno dato a Ramondino il passaporto per le finale di coppa Italia che volevano ritirargli dopo l’ultima sconfitta di Tortona. Per un sospiro al supplementare Brescia ha riportato Piero Bucchi nel pentolone del diavolo dando sapore al banchetto del Ferrari che crede nella gioventù e nelle qualità di Magro.

Il Ramagli che ha fatto uno stornello per la sua Livorno, sognando un derby ancora in serie A, ha riscoperto la forza dell’amore di Verona dal balcone di un palazzo dove un tempo Alberto Bucci predicava meraviglie.

Non parliamo di Treviso che soltanto dieci giorni fa pretendeva la testa di quasi tutti gli arruolati e, fortunatamente, non è stata ascoltata da chi credendo in Nicola dal primo giorno, ha bonificato il parcheggio dai ladri, tenuto duro ed ecco lo spritz d’inizio anno rifilando 100 punti alla Venezia che nella Marca non si è portata dietro il sindaco Brugnaro che ancora si congratulava con se stesso dal palco della Fenice per il bel concerto di Capodanno.

Non sappiamo cosa faranno a Napoli, ma siamo sicuri che a Scafati il grande esattore Caja si è bevuto roba buona senza rimpiangere le piste da sci dove è pure bravissimo, rammaricato soltanto di non poter urlare in faccia a chi alza reticolati in frontiera fra piste europee chiuse dall’ignoranza e dall’egoismo.

Mentre a Reggio non sanno ancora se davvero hanno rimesso la barca in acqua quelli di Pesaro si domandano se è giusto far lavorare uno bravo come Repesa con l’ansia appena si fanno male seriamente un paio di giocatori cominciando dal Mazzola che su quel mare sembrava aver ritrovato la felicità persa in Laguna.

Sicuri che le opinioni cambieranno dopo l’intermezzo europeo, durissimo, Virtus a Barcellona, Milano in casa Olympiakos dove ancora si festeggia la stangata sui “nemici” del Panatinaikos, andiamo alle pagelle.

• 10 A Dan PETERSON non soltanto perché era in tribuna per il derby fra le sue stelle della vita europea ma per il meraviglioso racconto fatto a Schiavina presentando il libro a chi lo considera il nano ghiacciato più alto del mondo. Straordinario il licenziamento di 3 ore dopo lo scudetto vinto a Varese. In quell’episodio, Porelli che lo caccia, piangendo, abbracciato ad Ugolini, convinto che Dan non sia commosso perché pensa al premio e non al trionfo, un corso accelerato su tante cose. Vita di gruppo, mondi da svelare e spiegare. Con molti giocatori questo licenziamento temporaneo forse aiuterebbe a cambiare atteggiamenti e modi di fare.

• 9 A PETRUCCI per ave fatto capire alle Lega che il tempo dei re tentenna potrebbe essere finito, per aver fatto sapere alle televisioni che se torna a prendere in mano lui il campionato non lo lascerà macerare nel criptato, per aver spiegato agli allenatori brontoloni che Pozzecco non lo ha scelto per il suo sapere, il suo passato, ma perché sa comunicare. La GIBA sconvolta da quanto sta accadendo a Firenze e l’associazione allenatori si preparino ad arginare lo tsunami: basta lezioni tecniche, avanti con la comunicazione. Chi studia, spiega, cerca avrà un futuro? Ah saperlo.

• 8 A MELLI per non aver mai detto che ogni tanto preferirebbe riposare. Come capitano sa dove deve stare, come giocatore sa quello che deve fare, come campione sa che questo è il suo momento e a primavera, dopo 80 partite, cercherà dentro altre motivazione per aiutare Pozzecco a comunicare che forse l’Italia al mondiale non sarà soltanto fra le attrici di un cameo come da anni ornai.

• 7 A IROEGBU che con BANKS   e la nova TREVISO del NICOLA ha fatto andare Venezia vicina al burrone che la escluderebbe dalle finali di coppa Italia a Torino anche se l’ottavo posto, visto che Milano è prima, le garantirebbe di affrontare quell’ Armani che ha sconfitto in campionato prima che arrivasse l’acqua alta.

• 6 Al BURNELL che ha ridato un senso al progetto di Brindisi anche se la classifica dice che VITUCCI è ancora in mezzo ai debiti di una stagione dove troppe cose sono andate storte.

• 5 Ai MALEDETTI che dopo ogni diretta televisiva in chiaro sghignazzano pubblicando le cifre sugli ascolti. Una sofferenza, però sulle tribune la gente è numerosa, fra i campioni di tanti sport il basket è amore di gioventù o anche per sempre, nelle sale degli affari, visto l’arrivo degli americani a Trieste, la palla a spicchi non sembra così rancida.

• 4 TOGLIETECI il VAR perché le partite spezzettate, le soste troppo lunghe davanti ai monitor, quel parlottio fra arbitri indecisi se fare i duri e confermare la decisione che le immagini smentiscono o cambiare idea sono più meno sempre uguali: io so io e voi…

• 3 Alla VIRTUS affogata nel faccia a faccia contro MILANO per aver scoperto che la stagione sarà pure una lunga maratona come ha detto saggiamente SCARIOLO, ma in certi casi dimenticare che la cosa più importante, dopo una grande partita, è recuperare, con la mente, con il fisico.

• 2 A MESSINA così capirà che non tutti legano gli stessi asini dove vogliono i padroni. Insomma lui conosce altare e polvere, sa chi gli vuole male a prescindere, conosce il peccato e il pregio dentro la bisaccia dei giocatori che ha scelto. Era in un giardino dove per il tradimento alcuni prendevano più di 30 denari, ne è uscito con gli allenatori che lavorano per lui, con lui, ora deve soltanto sperare di poter fare almeno un allenamento con la squadra al completo che aveva pensato, così come SCARIOLO:

• 1 All’EUROLEGA che fa bene a pensare ad un torneo allargato a 30 squadre, alla formula che ridurrebbe viaggi più che partite, ma che non può pensare di farcela soltanto perché i soldi sul suo tavolo girano bene.

• 0 Alla FIBA se ancora farà come nella guerra delle vacche regine in Val d’Aosta prendendosi a cornate con la Lega europea che certo propone un torneo di altissimo livello tecnico come ammettono molti preferendo l’euro persino alla NBA. Il PETRUCCI in barricata si sarà reso conto che certi livelli tecnici il campionato non potrà più averli e questo gli diranno le televisioni, anche quelle che non privilegiano soltanto   cross, arrampicata e biliardo.