I sentieri di Cimbricus / Francesi e Inglesi: nemici da sempre

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Mercoledì 7 Dicembre 2022

 

1346 


Nel calcio è un classico, nel rugby qualcosa di più, nella storia una rivalità senza fine. A Londra ci sono Trafalgar Square e Waterloo Bridge, a Parigi no. Per sabato, etichetta regale: King Kylian vs Prince Harry.  

Giorgio Cimbrico 

Qualche data: 1966, fase a gironi, Inghilterra-Francia 2-0, due gol di Roger Hunt. Inglesi avanti sino alla fine, francesi ultimi e fuori; 1998, inglesi fuori agli ottavi, 4-3 ai rigori con l’Argentina nell’infinita sfida di St Etienne, Francia campione, smontando il Brasile e anticipando di due giorni la festa nazionale: 2003, il piede implacabile di Jonny Wilkinson spezza in semifinale le speranze dei Galli e diventa arma letale anche nello scontro decisivo con l’Australia. Curioso: l’Inghilterra vince se c’è un Cohen di mezzo, George nel ‘66, Ben, suo nipote, nel 2003.  

Primo contatto con la palla tonda nel 1906: 15-0 per gli inglesi. Il bilancio in 40 faccia a faccia è a favore dei Leoni con 23 vittorie, ma 16 sono arrivate prima della guerra. Nel 21° secolo, sei sfide e quattro vittorie dei Bleus, l’ultimo è di cinque anni fa, in amichevole. 

Altri momenti che hanno lasciato il segno: primo test, 26 agosto 1346, a Crecy, Guerra dei Cent’anni (nel disegno): i 12.000 di Edoardo III e del Principe Nero sbaragliano i 60.000 di Filippo VI. Decisivo l’arco lungo degli inglesi (e dei gallesi) che fa a pezzi la cavalleria di Francia. Stesso copione il 25 ottobre 1415, ad Azincourt, non lontano da Calais: nel giorno dei santi Crispino e Crispiano –, come ricorda Shakespeare –, i felici pochi di Enrico V travolgono i francesi di Carlo VI e il giovane re può aggiungere i gigli di Francia ai tre leoni, al dragone gallese e all’arpa d’Irlanda. E il 18 giugno 1815 è il momento di Waterloo che pronunciato all’inglese significa trionfo; alla francese, disastro. E cambiamento di prospettiva storica. 

Da allora i rapporti si sono fatti meno tesi ma una certa dose di insofferenza reciproca è rimasta intatta. “Se sono nemici, devono essere francesi”, diceva lord Raglan, comandante degli alleati nella guerra di Crimea. La mente un po’ annebbiata lo portava a dimenticare che i veri nemici erano i russi. E quando Winston Churchill si ritrovò con Charles de Gaulle combattivo esule a Londra, non nascose che “tutti nella vita hanno una croce da portare, io ho quella di Lorena”. 

Vicini, divisi da 35 km d’acqua (The Channel, la Manche) non sono mai riusciti ad essere amici ma almeno a collaborare in qualche progetto: alla fine degli anni Sessanta, il Concorde, dalla vita e dallo sviluppo troppo esclusivo e poco felice, e poi l’Eurotunnel che ha avvicinato le due capitali: in poco più di due ore, da St Pancras, centro di Londra, alla Gare du Nord, centro di Parigi. Peccato che nel frattempo sia arrivata la Brexit. 

Francia-Inghilterra ha un nome, derivato dal rugby, che è un programma, Le Crunch, articolo in francese, sostantivo in inglese. Onomatopeico, dà l’idea di qualcosa che si rompe, si sbriciola. Traduzione letterale, scricchiolio, quello che annuncia un crollo, una resa. Sabato, a Doha, chi lo avvertirà per primo?