I sentieri di Cimbricus / Olimpiadi in Qatar, ultima petro-frontiera

Print

Domenica 4 Dicembre 2022

 

al-thani 


Dopo i Mondiali di atletica 2019 e quelli di calcio in corso, il Qatar vuole i Giochi ed è pronto a lanciare la sua candidatura, lasciandosi disinvoltamente alle spalle le tre bocciature dei suoi precedenti e azzardati tentativi. 

Giorgio Cimbrico 

Curioso che non punti anche a quello che in Italia viene presentato e offerto come il terzo evento più importante dello scenario mondiale, la Ryder Cup. Se la vorrà, la prenderà facilmente, irrigando un pezzo di deserto e disegnando un “course” a 72 buche in men che non si dica. E magari pianificando anche una linea della metropolitana che dalla downtown di Doha porti i “soliti” 270.000 americani sulle buche contornate da palmizi, con club houses sospese tra architettura islamica delle origini e high tech

Dopo Parigi 2024 e Los Angeles 2028 (l’una e l’altra faranno tris raggiungendo Londra) e Brisbane 2032 (la capitale del Queensland l’ha spuntata dopo una dura lotta … con se stessa), la data su cui gli emiri puntano è il 2036, a cent’anni tondi da Giochi che hanno lasciato il segno, quelli di Berlino. 

In un’età di crisi di vocazioni (anche nelle definizioni i cardinali del CIO finiscono per assomigliare ai loro colleghi vaticani), la concorrenza potrebbe arrivare da due colossi d’Asia in tumultuosa espansione, l’India e l’Indonesia, quasi due miliardi di abitanti contro i due milioni e mezzo (lavoratori stranieri compresi) del ricco emirato di al Thani. Che l’asse terrestre dello sport (e non solo dello sport) abbia subito una deviazione è sotto gli occhi di tutti. 

Collocazione stagionale: dopo un mondiale d’atletica settembrino e un mondiale di calcio collocato alle porte dell’inverno (con interruzione dei maggiori tornei europei accettata senza batter ciglio), anche l’Olimpiade non potrebbe avere un formato estivo per scontati motivi climatici. Non sarebbe la prima volta, intervengono gli ecumenisti: a Melbourne 1956 si gareggiò a novembre, a Tokyo 1964 e a Città del Messico 1968 in ottobre, a Sydney 2000 in settembre. 

In Qatar, dove anche in questo giorni prenatalizi la temperatura si aggira attorno ai 27° con tasso di umidità che sale sul far della sera, sono già pronti: aria condizionata in tutti gli stadi. Mancherebbe un impianto con pista da 80.000, 90.000 posti a sedere, ma non costituisce un problema. Sono ricchi e veloci, capita quando si può contare su una manovalanza a bassi costi e zero diritti. Quanto ad altri diritti e al bando sull’alcol, si può sempre arrivare a degli accordi, specie in un mondo che di recente ha messo sul mercato un gin a zero gradi e una Guinness svuotata della sua robusta fibra.  

Dal Cio, nessun commento. Loro sono bravissimi nei grandi, strategici silenzi. Ugualmente, gira voce che sarebbe gradita una “joint venture” con l’Arabia Saudita che da anni, ormai, non ha rapporti, tantomeno cordiali, con l’emirato affacciato sul Golfo Persico. Nella civiltà dell’immagine, più o meno fuggente, ha lasciato un segno il fatto che lo sceicco Tamin bib Khalifa al Thani (nella foto) qualche giorno fa si si sia fatto ritrarre con una bandiera saudita sullo sfondo. L’Arabia ha tutte le chances per diventare sempre più ricca, sempre più felix.