I sentieri di Cimbricus / E ripescar m'e' dolce in questo mar ...

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Mercoledì 27 Luglio 2022

mu-eugene 


Quale può essere la categoria da usare per proclamare la gara più bella? La più sorprendente? La più deludente? A priori ne scarto un paio – resilienza e ispirazione – che non fanno per me. Vediamo le altre, secondo l’alfabeto del cuore, …


Giorgio Cimbrico 

DELUSIONE – Tutti molto fiacchi i protagonisti dei 400 e così Michael Norman e Kirani James, che continua a rimanere in scena e sul podio dal 2011, si sono marcati, sino a quando Michael, il Tiger Woods dell’atletica, è riuscito a sfuggire per conquistare finalmente in titolo importante in un tempo lontano otto decimi dal suo picco. 

EMOZIONE – Ho sentito dire da un collega famoso che la Gran Bretagna non ha vinto quasi nulla. Non è del tutto vero. I britannici erano presenti nelle tre distanze che hanno trasmesso palpiti: gli 800 e i 1500 donne, i 1500 uomini.

Il testa a testa finale tra Athing Mu e Keely Hodgkinso, biondina che viene da Wigan, una delle culle della Rugby League, la fuga a tre inscenata da Faith Kipyegon, Gudaf Tsegay e Laura Muir, scozzese dei primi contrafforti delle Highlands e un futuro dedicato alla salute dei cavalli e l’attacco secco, portato al momento giusto, da Jake Wightman (nato a Nottingham ma orgogliosamente scozzese) al presuntuoso Jakob Ingebrigtsen hanno confermato che le vecchie scuole non tradiscono mai.

Da sottolineare che le finali, in special modo i 1500 di Wightman (il settimo ha chiuso in 3’31”), hanno prodotto tempi che provocano l’invidia di organizzatori di ricchi meeting. Qui non c’erano lepri né sentieri luminosi.  

FUTURO – C’è qualcosa di freddo, di asettico nello sguardo di Sydney McLaughli, qualcosa che trasmette la sensazione che siano la popolarità e la chance di guadagnare molto denaro le motivazioni più vive. Non corre i 100, non salta in alto, non è una maratoneta: deve puntare a qualcosa di mirabolante (400+400H, 100H+400H) per centrare i suoi obiettivi. 

GESTO – Nell’asta sono tutti grandi amici ma se avanti così, potrebbe nascere una “class action” contro lo svedese della Lousiana. Con Armand Duplantis in pedana chi salta 5.80 è una comparsa, chi supera 5.87 può reggergli l’ombrello o meritare la citazione se gli allunga un consiglio, compito assolto da Renaud Lavillenie che fu spettatore e testimone di una delle prime ascese di Mondo: 3.97 a 12 anni. Un paio d’anni fa telefonai a Beppe Gibilisco e gli chiesi dove sarebbe arrivato Duplantis. Il conterraneo di Archimede rispose senza un’esitazione: “6.30”.

L’avvicinamento è iniziato con il salto della vittoria, quinto record mondiale assoluto. Tutto è stato magnificamente semplice. Altra domanda al vecchio campione di Parigi 2003: ma perché sale così in alto: “Semplice, fa tutto ad un’altra velocità”. Visto che è stata usata la parola, troviamo spazio anche per Noah Lyles, un altro che fa tutto a un’altra velocità (l’uscita dalla curva, dove si è liberato di Erriyon Knighton, è stata esemplare), che esplode in gioie selvagge e non ha remore a raccontare gli anni della miseria, delle privazioni. 

GIOIA – Le due vittorie di Kimberly Garcia Leon (l’unica a lasciare Eugene con un doppio successo individuale) sono l’ennesima vittoria dell’atletica ecumenica. L’unico sport, in realtà l’unica attività umana che permette al Perù di star davanti alla Germania. Kimberly e Massimo Stano, due puristi: nessuna paletta, nessuna paletta rossa per chi è nata a 3259 slm e per chi è nato non lontano dal mare. 

PROFONDITÀ – Sette sotto gli 11”00 e due fatte fuori in semifinale dopo aver corso sotto la barriera. Lord Coe si augura che certi vecchi record vengano spazzati via. Un peccato che Shelly Ann Fraser abbia un conto aperto con l’anagrafe. Shericka Jackson, otto anni più giovane, potrebbe essere la persona giusta. Più sui 200 che sui 100, però. 

PROGRESSO – (senza Ordem, come nella sua bandiera) A inizio stagione Alison dos Santos ha corso a Walnut i 400 in 44”54 ed è diventato chiaro che un altro passo era stato compiuto per avvicinare chi a Tokyo lo aveva preceduto concedendo poco spazio a quel 46”72 che, sino a poco tempo prima, sarebbe stato record del mondo. E così ha tolto quasi mezzo secondo, ha scritto la terza prestazione di sempre e poi ha ballato il samba con Bigfoot, la mascotte. 

PROSPETTIVA – Anderson Peters e Cristjan Ceh per età e per tecnica possono essere gli eredi di Jan Zelezny e di Jürgen Schult che tengono in vetta da 26 e da 36 anni. Del grenadino colpisce la facilità, la semplicità del gesto, caratteristica di chi è toccato dalla grazia.  

SORPRESA – Alcune gare (lungo donne, alto e triplo uomini) sembravano avviate a mediocri conclusioni. Gli analisti sono stati smentiti. Per fortuna gli atleti non sono (ancora?) governati dagli algoritmi, e sono ancora sferzati da quel gas esilarante che è l’agonismo.  

SVOLTA – Dopo molto mezzofondo l’Africa nera (quella araba aveva già colpito sia alle Olimpiadi che ai Mondiali) può mettere a bilancio una vittoria negli ostacoli. Come molte sue conterranee anche Oluwatobiloda “Tobi” Amusan ha raffinato il suo talento negli USA, a El Paso, sino a portarlo vicino alla perfezione su barriere perfette per chi, come lei, è alta 1.56. Sia in occasione del record mondiale (otto centesimi di progresso, tanti), sia della finale ventosa, “Tobi” non è andata lontano dal suo record ufficiale sui 100, un insignificante 11”50. Ma con il vento ha 11”11.