Osservatorio / Dal vostro corrispondente dall'Olimpico

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Sabato 11 Giugno 2022

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Un “dietro le quinte” che meriterebbe qualche attenzione se riflessione fosse ancora un termine di uso comune. Specie per chi abita nelle stanze del piano nobile. Il successo ha molte facce: tutto dipende da quale angolazione lo si guarda.

Luciano Barra

Sapevo già che sarebbe stato il mio ultimo Golden Gala dal vivo. Ne ho visti 46, dopo averne organizzati una decina da quel primo storico del 1980, e ne ho perso solo uno causa la concomitanza con una Sessione del CIO del 2005 a Singapore, un anno prima di Torino 2006. I motivi fondamentali del mio ritiro dal campo sono due: la mia età e la sofferenza di tornare in quella che è stata da sempre la mia città, Roma, e secondo perché l’atletica si gusta meglio in televisione.

Questo nulla toglie a questa edizione del Golden Gala che ha registrato, grazie agli atleti, prestazioni più che eccellenti, non per nulla al momento è il secondo meeting, dopo Eugene, della Diamond League.

Forse la mia cattiva predisposizione verso questa edizione del Golden Gala era nata dalla lettura dei giornali della mattina e ad alcune dichiarazioni apparse. Quella di Giovanni Malagò che parlando dei Giochi Olimpici di Milano/Cortina 2026, nel corso del Convegno sulla “Diplomazia dello sport di fronte alle sfide globali” tenutosi il giorno prima alla Farnesina, aveva detto: “Saranno i migliori Giochi di sempre”, e quella di Stefano Mei che nell’inserto speciale del Corriere dello Sport ha dichiarato: “Sarà un’edizione strepitosa”. Aggiungendo a ciò un “claim” (leggi slogan) del meeting che diceva: “Oro Puro”.

“ER FICO DER BIGONZO” – Questa rincorsa ad essere “er mejo fico der bigonzo” è diventata stucchevole. Ha incominciato Chimenti con la sua “Ryder Cup”, lo ha seguito Binaghi con gli Internazionali di Tennis, ora lo segue Cozzoli qualsiasi cosa organizzi, anche il famoso torneo della zecchinetta. Potevano mancare Malagò e Mei? Visti completamente isolati nella tribuna autorità dell’Olimpico dove Sport & Salute la faceva da padrone e dove si è notata l’assenza della Vezzali e di qualsiasi altra autorità. Eppure non molto tempo fa era venuto il presidente Mattarella. Ovviamente dietro ciò c’è ben altro.

Sull’affermazione di Malagò mi permetto di ricordagli che il successo di una edizione dei Giochi Olimpici non è fatta dall’organizzazione delle gare sportive. Piuttosto da quello che avviene “fuori” degli impianti, nei villaggi olimpici e nelle piazze. Questo ha fatto il successo di Lillehammer 1994, Salt Lake City 2002 che ha lanciato il concetto di Medal Plaza, Torino 2006 che l’ha ampliato ed ha fatto uscire i torinesi di casa ed offerto agli stranieri una città bella e con grandi alternative culturali e culinarie.

Lo stesso è accaduto a Barcellona 1992 sulle Ramblas, a Sydney 2000 nell’Harbour, ad Atene 2004 nella Plaka, e a Londra 2012, dappertutto. Meno per tanti motivi a Atlanta 1996, Pechino 2008/2022, Sochi 2014, Pyeongyang 2018 e Tokyo 2021. D’altronde il motivo per cui la candidatura di Milano/Cortina non avrebbe offerto queste occasioni di mix e di umanità lo ha detto tempo fa Sofia Goggia. Quindi non capisco quale è il metro di misura del successo per il presidente del CONI. Il boom delle sponsorizzazioni? Per la nuova viabilità che causa i forti ritardi sarà pronta quando i Giochi saranno conclusi? Boh!

ORO PURO? – Tornando al Golden Gala, grandi gare nei 5000, nei 3000 siepi, nei 200 femminili, negli 800 femminili e nel Disco maschile (nonostante Faloci). Per gli italiani hanno tenuto alta la bandiera Bellò, Abdelwahed, Osama Zoghlami, le ragazze dei 1500 e poco altro. Altro che Oro Puro ed evito di analizzare come e perché il nostro oro, e non solo, si sta sciogliendo nell’estate del 2022. Purtroppo ho visto il DT La Torre di umore nero. Ad un certo punto avevo paura che mi chiedesse se ero in grado intervenire su Putin perché i Campionati Mondiali di Eugene venissero cancellati e che tutto si concentrassero sugli Europei di Monaco di Baviera.

A riprova durante la gara dei 200 maschili, a commento della prova del nostro giovane (ancora?) sprinter, ho visto un piccione, che volava all’interno della copertura dello stadio, molto contrariato. Lui doveva essere pronipote di uno di quei famosi piccioni che svolazzarono sopra la pista durante la finale dei 200 metri del 1960 quando vinse Berruti. Forse si domandava, rivolto ai suoi avi, ma perché mi avete detto che questo era il nuovo Livio. Ai posteri l’ardua sentenza.

Ovviamente ha fatto da contraltare l’entusiasmo con cui il pubblico romano, soprattutto i giovani lì coinvolti per il torneo dei Rioni, ha riservato ai nostri eroi olimpici. Speriamo che questo sia elemento di importante motivazione per il futuro dei nostri e dei giovani. Ne hanno e ne abbiamo bisogno. Pubblico che a differenza di quanto auspicato dal presidente Mei nella citata intervista è accorso in numero estremamente modesto. Forse c’erano ventimila persone, forse poche migliaia di più. Ma la maggioranza faceva parte della meritevole promozione giovanile. I paganti? L’incasso? Non pervenuto. Non basterà a pagare il costo dei diversi servizi di biglietteria e di controllo.

Il Golden Gala, così come ogni Meeting internazionale, o si autofinanzia con le entrate dei biglietti oppure è costretto a morire. Gli eventuali Campionati Europei del 2024 indicano a bilancio 5 milioni di euro, vale a dire oltre 800 milioni al giorno. Di più di quanto incassato ai Mondiali del 1987 dove con 505.mila spettatori, oltre 63.mila per giornata-gara, ne furono incassati altrettanti. Un esperto giornalista che vive a Roma, più di me, mi ha fatto notare come su Roma nei giorni precedenti non vi fosse un manifesto che annunciava la manifestazione. Perché non fossero state organizzate quelle navette necessarie per trasportare il pubblico dalla stazione della metropolitana o dai punti cruciali della città per riempire lo stadio e quanto altro. Non ho saputo rispondergli.

SPETTATORI – Forse si pensava che bastava mostrare l’Oro Puro per abbagliare il pubblico. Eppure la Federazione ha in-house la stessa azienda di ticketing che viene usata dagli Internazionali di Tennis e dal Sei Nazione di Rugby, due manifestazioni che fanno sempre il pienone al Foro Italico, e che potrebbero spiegare quali sono le azioni che fanno per accogliere così tanti spettatori. Negli ultimi dieci anni come dimostra questa scheda il Golden Gala ha fatto grandi numeri (fonte: Federazione Italiana di Atletica Leggera).


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Come ho detto, questo dovrebbe essere il mio ultimo Golden Gala. Così come altri patiti dell’atletica di Roma (non li cito per carità di patria) tradirò lo Stadio Olimpico. Di certo non mi mancheranno gli annunci strillati ed urlati di chi ancora non ha capito che l’Olimpico ha bisogno di una sua sacralità e che gli strilli vanno lasciati ad altri momenti, come nelle fiere paesane quando si vendono i cocomeri. A casa davanti alla TV (ora che c’è la possibilità di scegliere fra l’accoppiata Bragagna/Alessandrini – ora accompagnati anche dalla graziosa voce di Manuela Levorato – e quella di Nicola “Nik” Roggero e Stefano Baldini) sarà tutto più facile. Non mi mancherà quel “generone romano” – il ceto di estrazione borghese nella Roma del fine 800 – che ho visto affollare le tribune nobili della Monte Mario. Loro sono lì per essere visti e non per vedere le gare. Si riconoscono dal livello dell’abbronzatura guadagnata nei circoli romani del Lungotevere.

In questa occasione non ha aiutato molto il fatto che, seguendo consigli ecologisti della WA, non è stato approntato un programma cartaceo. Bastava usare l’inserto speciale editato dal Corriere dello Sport. È difficile seguire l’atletica senza avere davanti uno straccio di menabò che ti sintetizza nomi, tempi e nazioni. Gli asfittici tabelloni dell’Olimpico non bastano certo. Non posso dimenticare che in una delle prime occasioni della mia lunga carriera di dirigente, mi trovai ad Helsinki per i Campionai Europei del 1971. Lì vidi che come l’annunciatore presentando una nuova una gara aggiungeva sempre il numero della pagina del programma. Ed allora tutti gli spalti si coloravano di bianco causa lo sfogliare del programma. Mi dissero che era già accaduto ai Giochi Olimpici del 1952 nello stesso Stadio. Ed i finlandesi hanno una cultura sportiva ed atletica incomparabilmente superiore a quella dei frequentatori dell’Olimpico.

In chiusura vorrei tranquillizzare i fedeli lettori di SportOlimpico: io di cinghiali non ne ho visti in città. Allo Stadio, invece, tanti altri tipi di animali.