I sentieri di Cimbricus / Il trionfo degli iconoclasti

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Venerdì 27 Maggio 2022

 

smartfone 


“Tutti hanno il dito sul grilletto dello smartphone o sulla tastiera, smaniosi, scalpitanti: stanno per lanciare il loro commento (anonimo), il loro attacco, il loro spruzzo di livore, nel trionfo compiaciuto delle sensazioni a buon mercato”.

Giorgio Cimbrico 

Maro Itoje, seconda linea dell’Inghilterra, di radici nigeriane, ha detto che non canterà più “Swing low sweet chariot” (vecchio spiritual, dai presunti rinvii schiavist i, di cui si sono impossessati i tifosi e io non canterò più “La bella Gigogin”, dal contenuto chiaramente sessista. Sarebbe bene anche dare un’occhiata di controllo al testo completo dell’inno di Mameli: mai capito cosa voglia dire “il sangue polacco mischiò col cosacco ma il cor le mancò”.

In ogni caso, meglio evitare. “Flower of Scotland” è bello, suggestivo, commovente, ricco di nostalgie ma è anche minaccioso: meglio tornare a quella marcetta da turisti, “Scotland the Brave”. Sia nell’inno francese che in quello portoghese si fa diretto riferimento alle armi che i cittadini devono andare ad impugnare. Sarebbe bene sottoporli a un’opportuna ripulitura benché di questi tempi le armi di Stato, prodotte e donate, e le armi private, perfette per le stragi degli innocenti, siano argomento piuttosto comune. 

Dopo la fine della creatività, è in atto lo svuotamento finale del cervello della gente: mi ricorda quella scena – molto scorretta, al limite dello splatter – in cui Anthony Hopkins, Hannibal, cucina il cervello di Ray Liotta, un po’ rintronato ma tutto sommato cosciente. Tutto deve essere corretto: nessuna allusione al sesso (genere, prego), al colore della pelle, all’aspetto fisico. La più banale delle osservazioni – “come sei bella” – può generare effetti devastanti. Tutti – quasi tutti – hanno il dito sul grilletto dello smartphone o sulla tastiera di qualche “device” (vi è piaciuto “device”?) smaniosi, scalpitanti: stanno per lanciare il loro commento (anonimo), il loro attacco, il loro spruzzo di livore, la loro adesione incondizionata a qualche gruppo, a una tifoseria organizzata nel trionfo compiaciuto delle sensazioni a buon mercato. 

Ho sempre pensato che le cose debbano essere fatte bene, a fondo intendo. E così penso che qualche grande organizzazione mondiale debba istituire un’Alta Corte che esamini tutto quello che la storia ha contribuito a creare, cioè se stessa, per giungere a un profondo lavoro di revisione. Molta parte di quella che è stata la nostra vita corre seri pericoli: da inveterato melomane temo per il futuro della trilogia mozartiana –dapontiana Le Nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte (il Conte è un insidiatore, don Giovanni è un mostro ma anche i personaggi femminili …) e tremano biblioteche – di Babele e non solo –, mentre metaforiche forbici minacciano cineteche. 

Tutto questo è buffo. Perché questo mondo non è quello dei puritani e dei calvinisti che vollero chiese spoglie e praticarono una vita morigerata (per altri esempi storici vedete voi): questo è un mondo violento, brutto, volgare, sguaiato, dedito, spesso attraverso alla rete che tutto avvince, a traffici abbietti, senza capacità di giudizio perché privo degli strumenti, malleabile come ricotta. Da decenni qualcuno ha portato avanti una strategia perfetta. 

Cinquant’anni fa ho avuto un gande professore di storia americana. Bocciava chi si presentava sostenendo che Lincoln fosse un convinto abolizionista e nella magnifica prefazione della sua altrettanto magnifica storia della guerra civile americana scrisse che, dato per scontato che non può essere consentito che un essere umano ne possegga un altro, i neri del sud vivevano meglio dei poveri bianchi del nord, già ammassati in fetidi slums e sottoposti a orari di lavoro massacranti, inumani. Il mio professore non apparteneva al Ku Klux Klan, aveva una formazione marxista. 

Tutte queste cose, ormai, le posso raccontare al mio piccolo cenacolo, frequentato da generosi framasson della coscienza nati tra la fine degli anni Trenta e la prima metà dei Cinquanta. Molto anziani, anziani, decisamente maturi, felici pochi e fratelli – Enrico V, certo – che hanno avuto il torto di provare a capire. Non c’era pericolo, ma avessero alzato erme o statue in nostro onore, ora tutte sarebbero a terra, abbattute da questi iconoclasti, devo dirlo, del cazzo.