I sentieri di Cimbricus / I giorni del lampo e del tuono di M.B.

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Martedì 26 Aprile 2022

 

boling 


Anche se The White Lightning non lo gradisce (questione di pelle e non solo), non si può evitare di rammentare che Matthew Boling, nato in Florida e cresciuto in Texas (che più?), è il primo americano bianco a scendere sotto i 10” ed i 20”.

Giorgio Cimbrico

La speranza bianca? The white lightning, il fulmine bianco? “Mai considerato questo aspetto. La velocità è una dimensione in cui il colore della pelle non c’entra”. I giorni di lampo e di tuono di Matthew Boling sono venuti tra il 16 e il 23 aprile: 9”98 a Gainesville, Florida, con +1,6 alle spalle, 19”92 a Atlanta, Georgia, con uno -0,9 contro che merita un punto esclamativo.

Matt non gradisce che si sottolinei il suo colore: in ogni caso è il primo bianco americano sotto i 10”0 e sotto i 20”0. Nei 200 è il sesto di sempre dopo Mennea, Guliyev, Lemaitre, Kenteris e Xie, davanti al polacco Urbas. L’ultimo finalista olimpico non afroamericano è stato Larry Questad, sesto nei 200 di Città del Messico, che non gradì il gesto di Tommie Smith e di John Carlos.

Boling è nato a Miami ma è cresciuto a Houston, Texas, e così può essere considerato un compaesano di Bobby Morrow, figlio di un ricco farmer di San Benito, tre volte campione olimpico a Melbourne. Hanno, invertite, le stesse iniziali, uno di quei puri casi che invitano a riflettere. Morrow era più alto di quattro centimetri: Matt è sei piedi, come dire 1.83. È venuto al mondo nel penultimo giorno utile per ricadere sotto il segno dei Gemelli, 20 giugno 2000, insieme a … un gemello, Michael. L’iniziale M è la preferita in casa Boling: il padre è Mark, la mamma è Monique.

La famiglia è religiosa o ha fiducia nelle istituzioni religiose: Matt e Michael hanno frequentato prima una scuola media battista e poi una High school dei gesuiti. E’ per quel liceo che offre i primi segni: 9”98 con vento illegale ma record americano “all conditions” e una frazione di staffetta in 44”74. In quel periodo cura soprattutto i 400 e il lungo dopo un approccio adolescenziale con il salto in alto, 1.98.

Ai Mondiali di Tampere, quelli del trionfo azzurro nel miglio diviso per quattro, ha diciotto anni e lo fanno recitare da comprimario: un posto nella batteria della 4x400 ed è tutto. L’anno dopo, ai Panamericani under 20 di San Josè, Costa Rica, 1166 s.l.m., vince quattro titoli – 100 in 10”11, 200 in 20”31 e le due staffette con record mondiali giovanili, 38”62 e soprattutto 2’59”30 con un suo parziale da 44”5 – e viene nominato atleta americano dell’anno per la sua categoria di età.

Va alla Georgia Tech University, casa dei Bulldogs, ma viene colpito dal Covid e nel primo anno combina poco. Nel 2021 si trova a suo agio sulla pista di Fayetteville, Arkansas, e diventa campione NCAA indoor dei 200 in 20”19. All’aperto migliora, 20”06, ma la rivalità con Terrance Laird gli procura qualche amarezza e nell’appuntamento più importante della stagione universitaria, i campionati in scena allo Hayward Field, Eugene, è solo sesto sui 100 e quinto sui 200. In Oregon si ferma per i Trials olimpici: quattordicesimo e nono.

Con il 2022 Matt apre una via di forti progressi sin da gennaio: 6”56i a College Statio e 8.25i nel lungo a Clemson. E ora, nel periodo di più frenetica attività universitaria e non solo, la doppia discesa sotto le barriere. Un’ora dopo il 19”92, una mano alla Georgia Tech: 44”98. Tanto per gradire.