I sentieri di Cimbricus / Invidia per chi ama la verita'

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Venerdì 15 Aprile 2022

 

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“Calcio italiano? E’ una loggia che va avanti senza una spiegazione, è un circo a molte piste con numeri assurdi, offerti da impresari di quart’ordine, ma di prim’ordine nell’innaffiare e far crescere le proprie convenienze”.

Giorgio Cimbrico

Di fronte all’isterico entusiasmo dell’Olimpico dopo lo ““storico”” – le doppie virgolette non sono un lapsus calami … – successo della Roma sul Bodo, squadra che rappresenta una cittadina sotto i 50.000 abitanti nel nord della Norvegia, ho constatato che il narcotico ha sempre il suo forte effetto, specie se dosato dai “persuasori” televisivi. Ma l’osservazione è terribilmente banale.
In realtà, mi sono venute in mente altre cose, altre immagini: l’ultimo fotogramma del “Settimo Sigillo” di Ingmar Bergman e certi affreschi, tradizionali del nord Europa: Totentanz, la danza della morte, scheletri che ballano, suonano, improvvisano ossee allegrie.

 

E così la Roma può ballare al suono di flauti e ghironde sulle rovine, e non è un caso che quel passaggio di turno, quell’accesso alle semifinali di Conference, ultimo prodotto della UEFA, sia avvenuto il 14 aprile, 110° anniversario dell’affondamento del Titanic.

Spazzato via dalla Champions, e ora anche dall’Europa League, il calcio italiano può contare su mezzi di comunicazione compiacenti, per non dire complici; è affidato a dirigenti “disinvolti” (ancora quelle dannate virgolette …), a una Lega in cui la guerra per bande si spegne soltanto quando è necessario offrire un’unità di pura facciata e di spudorato interesse; è alle prese con una situazione debitoria che, negli Stati Uniti, porterebbe alla chiusura del consesso e delle affiliate; conta su un’impiantistica all’anno zero, da individuare nel famigerato, e per molti fruttuoso, 1990; non si cura dell’incontrollato afflusso di stranieri; e dell’abbandono dei settori giovanili che preferiscono importare dall’Est Europa, dall’Africa, non più dal Friuli o dalla Campania.

E’ una loggia che va avanti senza una spiegazione, spesso riottosa, è un circo a molte piste con numeri assurdi, offerti da impresari di quart’ordine, ma di prim’ordine nell’innaffiare e far crescere le proprie convenienze, è un torrente in cui la corrente scorre rapida, spazzando le domande imbarazzanti, le questioni di fondo. E qui entra in scena anche la FIGC. Le riforme? Si faranno, statene certi. Quando? Presto. Forse. Dal CONI il silenzio degli impotenti.

E’ un mondo che procede senza riguardi alla decenza, in profondo rosso, in perenne caccia di denaro che riesce a scovare per i tremori di chi, alla fine, cede, paga e spesso strapaga; alle prese con un processo sulle plusvalenze fittizie che una volta, in un mondo più diretto e semplice, avremmo chiamato truffe; guidato, tra gli altri, da chi propone una sedizione etichettata Super League con una squadra che va fuori agli ottavi con Lione, Porto e Villarreal; già in dichiarato oblio dell’eliminazione dalla Coppa del Mondo, senza timore di sbagliare la peggiore delle esclusioni in cui la Nazionale è incorsa, perdonata ai giocatori, perdonata al commissario tecnico che ora sogna, promette, pianifica. Il futuro è suo.

Invidia per chi ama la verità, la diceva, la scriveva. All’ultima partita delle eliminatorie per la Coppa del Mondo del ’94, la Francia perse in casa con la Bulgaria, andò fuori e l’Équipe titolò: “Qualificati per Francia ‘98”. Spietato, impietoso. Vero. Sembravano giorni memorabili, erano solo normali. Non c‘era bisogno di compiacere, di rincuorare per vendere prodotti ad alto tasso di dolcificazione. Un disastro era un disastro e, come un buon diamante, era per sempre.