I sentieri di Cimbricus / Verso il poco celeste impero

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Sabato 22 Gennaio 2022

 

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La Cina ha preparato per i Giochi una app che per i visitatori olimpici può trasformarsi in un pericoloso strumento di raccolta dei dati personali e di rigida sorveglianza. Chissà se al CIO se ne sono accorti.

Giorgio Cimbrico

Il premio per il miglior commento va a Noah Hoffmn, americano con un passato olimpico nello sci nordico: “State zitti, parlerete quando sarete di ritorno a casa”. Più che un commento, un consiglio per chi sta per partire per l’Olimpiade invernale, per Pechino 2022 dove chi si azzarderà a fare qualche osservazione, qualche critica rischia il ritiro dell’accredito, l’espulsione. Forse peggio.

Qualche giorno fa Yang Shu, responsabile delle relazioni internazionali all’interno del comitato organizzatore, è uscito allo scoperto: “Non è consentita alcuna protesta che vada a colpire lo spirito olimpico, le leggi e le regole cinesi”. “La sparizione della tennista Peng Shuai è un indizio di quel che può succedere”, ha segnalato un’altra cinese, Yaqin Wang, che opera dall’altra parte del fronte: attiva in un’agenzia per i diritti umani, avverte che nella Repubblica Popolare – dove con un’operazione alchemica estrema il comunismo è diventato capitalismo estremo e imperialismo economico – certe leggi sono vaghe e permettono che colpe, anche singolari, possano essere addossate.

Sempre più leader nella tecnologia di ricorrente generazione, la Cina ha preparato per i Giochi una app che, con la giustificazione del controllo sanitario di tutti coloro che stanno per entrare nel paese, può trasformarsi in uno strumento di raccolta dei dati personali e di rigida sorveglianza: se qualcuno usa parole come Tibet Tienanmen, Xinjiang può diventare un sospettato.

L’associazione Athleten Deutschland ha definito irresponsabile l’atteggiamento del CIO che ha accettato l’applicazione e il comitato olimpico della Gran Bretagna ha invitato i componenti della spedizione a lasciare a casa i cellulari di proprietà. Ne forniranno loro di nuovi, di “puliti”. Le più recenti avventure di 007 e le ultime trame stese da John Le Carrè entrano nella realtà. Il controllo è potere, è minaccia, è strumento per mettere le mani su dati personali che andranno ad accumularsi in un data base senza confini o confluire in qualche algoritmo che finirà per esprimere un carattere autoritario. Al riguardo non è il caso di scommettere un penny.

La situazione è propizia: c’è una pandemia da governare, ci sono Giochi da tenere chiusi in un cordone stretto di sicurezza. E nessuno da Losanna è capace di una reazione, di una critica, di una presa di posizione. D’accordo, non è una storia nuova: quelli del CIO, specie negli ultimi sessant’anni, hanno badato agli affari loro: sponsor giganti sempre più padroni, network televisivi ancora disposti a sganciare costituzione di un robusto fondo di riserva. Quando hanno dovuto fronteggiare boicottaggi seri e vasti – 1976, 1980, 1984 – hanno allargato le braccia e ora, di fronte al boicottaggio diplomatico di USA, Canada, Australia e Gran Bretagna, si fregano le mani.

Le proteste simboliche non scalfiscono gli interessi di quella che è diventata una banca d’affari. Non è un problema che la loro mostra mercato dell’attrezzatura sportiva sia ospitata da un paese che ha schiacciato il Tibet, represso sanguinosamente il dissenso, che sta togliendo gli ultimi scampoli di autonomia a Hong Kong, che opprime la minoranza musulmana del vecchio Turkestan e che ora ha messo nel mirino Taiwan.

Altro trillo d’allarme, ma questo al confronto è un campanellino: è bene che gli atleti mangino quel che verrà dato loro nelle mense olimpiche, uno dei luoghi dove verranno segregati. Pare che in molti prodotti alimentari che circolano sul “libero” mercato sia presente il clenbuterolo. Uno spring roll comprato al volo e sei fregato.