Giochi Invernali / (3) Tutto quello che volevate sapere, ma ...

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Venerdì 3 Dicembre 2022

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Continuiamo a sfogliare la nostra piccola antologia dei Giochi Invernali: storie di uomini e donne che hanno fatto la storia dello sport o, almeno, ne hanno scritto una pagina.

Gianluca Barca

Difetto di mira – Il biathlon, specialità che combina lo sci di fondo con il tiro a segno, è presente alle Olimpiadi dal 1960. Nella prima edizione, la medaglia d’oro andò allo svedese Lestander, il cui tempo sugli sci fu solamente il quindicesimo, tra i trenta partecipanti. Per contro Lestander non sbagliò neanche un colpo dei venti a sua disposizione con il fucile, unico atleta a fare tutti centri. Il più veloce fu il francese Arbez con un tempo di quasi otto minuti inferiore rispetto al vincitore. Arbez però sbagliò diciotto bersagli su venti, il che lo piazzò al venticinquesimo posto finale.

All’epoca, ogni errore al poligono costava una penalità di due minuti da aggiungersi al tempo di gara. Ai Giochi di Sapporo, nel 1972, il difetto di mira punì anche l’italiano Willy Bertin, in testa nella 20 Km fino a 2500 metri dal traguardo. Bertin stanco ed emozionato, all’ultima serie di tiri, mancò quattro bersagli su cinque. Pur con la penalità ridotta ad un minuto per ogni errore, l’azzurro finì così sedicesimo nella gara vinta dal norvegese Solberg, con due errori.

Quattro anni dopo, a Innsbruck, Bertin si piazzò quarto con un distacco di 50” dalla medaglia di bronzo. La prima medaglia azzurra nella specialità la ottenne l’alto atesino Passler a Calgary, terzo nella 20 Km. Nella medesima edizione dei Giochi la staffetta azzurra ottenne la medaglia di bronzo dietro l’Unione Sovietica e la Germania Federale.


 

Eruzione a Lake Placid – Una delle grandi sorprese dei Giochi Olimpici Invernali è considerata la vittoria degli Stati Uniti nel torneo di Hockey del 1980 a Lake Placid. All’epoca l’Urss era la forza dominante della disciplina: tra il 1956 e il 1984 i sovietici disputarono 52 partite ottenendo 46 vittorie, quattro sconfitte e due pareggi con 366 reti a favore e solo 98 contro. Gli unici capaci di rompere quel dominio furono in due occasioni gli americani, entrambe le volte in casa, a Squaw Valley, nel 1960, e a Lake Placid.

Il torneo dell’80 in realtà è passato alla storia per due motivi fondamentali: il primo è legato alla crescente tensione in essere all’epoca tra Unione Sovietica e Stati Uniti. Un conflitto che pochi mesi dopo i Giochi di Lake Placid sarebbe esploso in piena luce con il boicottaggio americano delle Olimpiadi di Mosca. La seconda ragione è dovuta al fatto che la squadra USA di hockey non era nemmeno lontanamente favorita per una medaglia ai Giochi. La settimana prima dell’inaugurazione delle Olimpiadi l’URSS aveva sconfitto i giovani statunitensi in amichevole 10-3 e gli USA erano considerati settimi nella lista delle dodici formazioni iscritte al torneo di Lake Placid. Invece, nella partita decisiva, davanti ad una folla impazzita, gli americani batterono l’URSS 3-2 con un goal del capitano Mike Eruzione e il giorno dopo ebbero la meglio, 4-2, sulla Finlandia assicurandosi la medaglia d’oro.

I sovietici, che finirono secondi, si rifecero a Sarajevo e a Calgary dove conquistarono in entrambe le edizioni la medaglia d’oro. Ad Albertville fu invece la CSI, erede dell’URSS, ad imporsi, ma si trattò del canto del cigno di una grande tradizione. Dopo più di 25 anni, la Russia è tonata a vincere la medaglia d’oro nell’Hockey alle ultime Olimpiadi, nel 2018 a Pyeongchang in Corea.

 


Da Lechner a Zoggeler – La grande tradizione dello slittino azzurro, cominciò a Grenoble, nel 1968, dove Erika Lechner si aggiudicò la gara femminile. A Sapporo, quattro anni dopo, fu invece il doppio maschile, con Hildgartner e Plaikner, a conquistare l’oro. I due azzurri però dovettero dividere il primo posto con la Germania Est, poiché per la classifica finale, a causa di un malfunzionamento del cancelletto di partenza, non venne tenuto conto della prima manche nella quale l’Italia aveva registrato il miglior tempo. Hildgartner, successivamente, fu secondo a Lake Placid e primo a Sarajevo, nel singolo, mentre il doppio italiano conquistò la medaglia d’argento a Lake Placid e quella di bronzo ad Albertville.

A Lillehammer, nel 1994, l’edizione trionfale della squadra azzurra con i due equipaggi (Brugger-W. Huber e Raffl-N. Huber) primo e secondo, Gerda Waissensteiner, medaglia d’oro fra le donne, e Armin Zoggeler, terzo nel singolo uomini. Zoggeler ha poi conquistato due ori a Salt Lake City (2002) e a Torino (2006), un argento a Nagano (1998) e altri due bronzi, a Vancouver (2010) e a Soci (2014). Con quell’ultimo podio, Zoggeler divenne il primo atleta nella storia olimpica a ottenere una medaglia individuala, nella stessa disciplina, in sei edizioni consecutive dei Giochi. Il record è stato eguagliato a Rio, nel 2016, dall’americana Kim Rhode nel tiro a volo.


Turbo Georg – Battuto dall’azzurro Armin Zoggeler nella gara di slittino individuale alle Olimpiadi di Salt Lake del 2002, il tedesco Georg Hackl, Turbo Georg come lo chiamavano in patria, mancò di un soffio l’opportunità di diventare il primo atleta della storia delle Olimpiadi capace di conquistare cinque medaglie d’oro in cinque edizioni differenti dei Giochi.

Prima di lui, il lanciatore del disco americano Al Oerter aveva vinto quattro Olimpiadi consecutive dal 1956 al 1968, mentre il triplista sovietico Vicktor Saneyev aveva conquistato tre ori e un argento tra il 1968 e il 1980. Il pugile cubano Teofilo Stevenson, viceversa, si è aggiudicato tre edizioni dei Giochi (1972-1980) nella categoria dei super massimi, mentre l’ungherese Lazlo Papp ha fatto lo stesso (1948-1956) ma in due categorie differenti, medi e medi leggeri.

A Rio, nel 2016, con la vittoria nel sincro da 3 metri, la tuffatrice Wu Minxia è diventata la prima donna ad aver ottenuto per quattro Olimpiadi consecutive la medaglia d’oro nella stessa disciplina.