Fatti&Misfatti / Venerdi' nero senza sconti

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Domenica 28 Novembre 2021


basket-20

 
“Eravamo convinti che l’Armani di Messina, anche regalando giocatori in ruoli chiave, potesse, camminare felice nella stagione europea, allenandosi il giusto nel campionato italiano. Sbagliato.”

Oscar Eleni

Dalla bottega dell’erborista dove ti spiegano cosa è un venerdì nero e senza sconti. Fra le varianti impazzite ecco le lacrime calcistiche non tanto per le plusvalenze juventine quanto per quello che ci hanno fatto gli svizzeri: dopo aver stangato Mancini e i suoi boys ecco cadere sul cioccolato la Bartolini e le sue girl. Non parliamo poi del sorteggio per spareggi che denuderanno i maghi convinti davvero che l’Italia fosse paese delle meraviglie. Attenti o nostri cari campioni dell’atletica, non soltanto a chi vi governa, ma ad avversari col dentone avvelenato che non vedono l’ora di far sapere al mondo stupito che non era tutta gloria quell’oro azzurro.

La stessa cosa è accaduta nel venerdì nero del basket. Credevamo di avere ricambi anche per una Nazionale sperimentale. I russi ci hanno detto ripassate domani e magari rifatevi il trucco con l’Olanda appena sverniciata dall’Islanda del Gudmundsson che la Fortitudo vorrebbe cacciare, è la cosa che le viene meglio nella stagione dei sospiri a portafoglio semivuoto.

Eravamo convinti che l’Armani di Messina, anche regalando giocatori in ruoli chiave, potesse, camminare felice nella stagione europea, allenandosi il giusto nel campionato italiano. Sbagliato, ma essere scontati è un pregio soltanto per chi è in vendita come direbbero quelli che assegnano grandi manifestazioni in cambio di grandi versamenti nelle casse personali dei delegati.

Dunque Milano alla terza caduta consecutiva senza trovare un cireneo che possa portarle la croce. Doveva succedere ad una squadra che per un paio di mesi è andata oltre le previsioni rosee, anche quelle su copertine che al momento hanno sfregiato pure Antonio Conte che in casa degli speroni londinesi ha scoperto la mediocrità del gruppo in un bagno di dobloni.

Dall’inizio avevamo chiesto a chi dirige la casa Armani di spiegare perché tanta sofferenza se in ogni partita si devono regalare due o tre giocatori. Ora che Tarczewski sia una brava persona nessuno lo mette in dubbio, ma sul campo davvero non fa quasi mai una cosa giusta. Certo chiedere all’elefante di inseguire il topolino fuori dalla savana del tiro da tre punti e poi chiedergli di rientrare nella foresta difensiva sverniciata dai trepuntisti dell’Olympiacos sarebbe un po’ come chiedere ai dentisti di trapanarti all’ora convenuta. Tarcisio come il paziente impaziente non avrà mai risposta: cosa succede se ritardo? Cosa accade se disubbidisco?

Lo vorrebbero sapere anche i giocatori delle Nazionali senza filtro mandate in campo buttandole dalle finestre di qualificazioni mondiali indigeste ai club, nella guerra non tanto santa fra Fiba ed Eurolega, con deflagrazione speciale in Francia dove il derby Montecarlo-Villeurbanne è stato giocato alla stessa ora di Francia-Montenegro.

Lasciate perdere i risolini di compatimento. Da anni tutti chiedono che le parti si parlino davvero. Nessuno ascolta e allora ecco queste partite un po’ finte dove, guarda un po’, Sacchetti e Azzurra scoprono di non poter reggere la fisicità dei russi allenati da un maestro di scuola slava, di giocatori che più dei nostri nelle coppe vedono raramente il campo.

Dispiace aver visto crollare nel secondo tempo l’Italia nella Pietroburgo fossa per le nostre passioni: una settimana fa Armani, ora la Fremebonda di Meo. Non bastava a chi abita nella vecchia capitale degli zar mandare un messaggio alla Milano con desideri olimpici dalle 100 piscine, qui a casa del signor Sala quante sono?, spernacchiarci da uno dei 17 impianti dove si possono fare sport al coperto. A Milano quanti? Ah, saperlo, dicono sogghignando da Assago mentre impediscono che si costruisca davvero altrove e, magari, in città.

Dunque venerdì nero un po’ per tutti aspettando in fila la terza dose, sicuri che ci vorrà pure la quarta o la quinta.

Voti senza sconti? Perché no.

• AZZURRA da 5.5 – Bene Tonut e Tessitori, male lo sfinito Pajola che come Sansone accorciando i capelli sembra aver perso la forza, non pervenuto il giovane Spagnolo, discreto Akele, troppo acerbo Diouf, ma al centro siamo costretti a cercare aiuto anche dove servirebbe pazienza e lavoro di costruzione come sanno a Trieste per l’atesino Lever cresciuto fra Reggio Emilia e la scuola americana.

• ARMANI 4,5 – Tutti alla sbarra pure Messina che ancora non ha capito cosa sono venuti a fare alla sua corte Troy Daniels e Grant, che non trova agenti di fiducia per farsi aiutare nel ruolo di Tarcisio l’incompiuto. Se poi ti scoppiano in mano anche Melli e Rodriguez allora sono guai e prevedere una primavera diversa da quella dolorosa finita con lo 0-4 delle finali scudetto sembra logico, così come illogiche sono certe fatiche per stare in testa al nostro campionato che, bisognerebbe dirlo, offre più noia che divertimento, nello stucchevole dibattito fra chi vorrebbe il meglio nelle squadre professionistiche e chi pretende almeno sei italioti per squadra. Sul fatto che in palestra si dovrebbe migliorare il giocatore nessuno discute. Girano più lavagne e video che riprese per capire dove migliorare un giocatore che palleggia male, tira la palla in faccia invece di passarla, usa il piumino invece di abbassare “o popò” in difesa.

Ci si risente dopo Italia-Olanda di lunedì, la notte dove Petrucci potrà godersi la sua Azzurra invernale senza dove litigare con nessuno.