Piste&Pedane / E dalla montagna rispunto' il solito topolino ...

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Giovedì 30 Settembre 2021

 

mei 


Ci hanno messo due mesi giusti per decidere, ma alla fine chi si aspettava sfracelli dovrà contentarsi di quella che, sin dai tempi di Trilussa, si chiama una “romanella”. Come dire: andiamo avanti, per le novità c’è tempo.

Daniele Perboni

Tanto tuonò che piovve. Chiediamo venia se abbiamo scomodato persino Socrate nell’affrontare l’argomento odierno di questa rubrica che affonda le radici all’inizio dell’estate 2016. Ora siamo alla fine, dell’estate, non della rubrica. Speravate di esservi liberati di questo rompic@§≠~£#?i vero? E invece eccoci ancora in pista. Tanto per restare in tema. 

Consiglio Federale riunitosi in piena facoltà con l’egregio Presidente che sembra aver chiesto l’aiutino del superiore di grado Malagò, intervenuto via streaming all’inizio del conclave. Bacchettate a destra e a manca. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Così narrano le cronache epifaniche. Intervento un po’ criptico, giusto per non colpire nel mucchio e far felici tutti.

Alla fine la montagna ha partorito il classico topolino. Chi ha vinto l’estenuante “battaglia” ha nome e cognome. Pilastro di quel gioco a scacchi che l’Antonio, di radici pugliesi, pare non abbia mai accettato. Fermo nei suoi principi già dall’accettazione dell’incarico nell’ottobre 2018, all’indomani della quasi disfatta berlinese, La Torre è stato riconfermato nell’incarico di Direttore Tecnico, a cui è stato aggiunto un ulteriore tassello: direttore scientifico. E l’uomo della provvidenza ha trascinato con se l’intera struttura. Roberto Pericoli e Antonino Andreozzi in testa a tutti. Ancora qualche tassello da aggiungere e l’arcigno uomo di scienza avrà finalmente messo le basi di quella struttura tecnica che già sognava qualche lustro addietro. Organismo di cui rifiutò più volte la guida, in tempi passati, anche nella prima era Giomi, per via della negazione di quell’autonomia totale che ha sempre chiesto. Struttura, quella confermata in questi giorni, che dovrebbe accompagnarci sino a Parigi 2024.

«Una conferma conquistata sul campo». Afferma Stefano Mei. E ci mancherebbe, anche se … Anche se nessuno ci toglie dalla capa che un tarlo sta continuamente scavando nell’animo dello spezzino. Arrivato in via Flaminia con l’intento di sferrare un pugno nello stomaco alla vecchia dirigenza e ad una struttura che riteneva non all’altezza, ora si sta accontentando delle briciole.

Perso lo scontro sul D.T. ha messo (Mei) qualche punto in saccoccia con l’azzeramento della fondazione che gestirà i Campionati Europei del 2024 (che ancora ieri sera, in Tv riceveva la benedizione della sindaca uscente Virginia Raggi). Tolto di mezzo l’odiato Giomi (oppure il grossetano si è fatto da parte da solo …), grazie all’astensione del gruppo d’opposizione, si dovrebbe procedere senza intoppi. Opposizione che, pare, per dare l’OK abbia ricevuto assicurazioni, ma solo verbali, sulla correttezza e la “digeribilità” della proposta presidenziale. 

Altro punto caldo della riunione le dimissioni del Segretario Generale. Motivi personali? Non ci crede neppure la nipotina settenne dello scrivente. Le note voci di corridoio sussurrano di scontri tra un vice presidente, un consigliere e il segretario stesso che si è sentito messo sotto accusa e sfiduciato. Di che colore siano i due, indovinatelo voi.

Anche in questo caso siamo di fronte ad un braccio di ferro fra il Presidente, che ha sempre difeso il Segretario come John Wayne con Alamo, e parte del Consiglio. Come finirà? Quasi certamente con dimissioni ritirate, piena soddisfazione di Mei e ripresa delle turbolenze interne che stanno minando, come un fiume carsico, la pazienza di molti.

Nel frattempo ancora nessuna notizia di eventuali festeggiamenti, celebrazione, coinvolgimento, chiamateli come vi pare, in onore delle medaglie giapponesi. Tanto ci pensano altre realtà a questa incombenza, sembra essere il mantra di mamma FIDAL. E il tempo scorre …