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Giovedì 23 Settembre 2021

corsa-generica


... e adottano il becero
inglesorum per l'italianissimo Centenario delle Fiamme Gialle. Che dire? Al funzionario entusiasta che suggeriva “Morte alla stupidità”, il generale de Gaulle rispose: “Programma ambizioso, mon cher …”.

Giorgio Cimbrico

Sabato a Townsville, Queensland, centesimo anniversario e centesima partita tra All Blacks neozelandesi e Springboks sudafricani, il derby del mondo ovale. L’importanza dell’appuntamento meritava un’etichetta, un marchio da apporre a fuoco. E’ stato trovato, bello e floreale: la Felce e la Protea. Proprio così come l’ho scritto, in italiano. Qualcuno ha espresso qualche dubbio ma è stato subito zittito: bisogna cambiare, stare al passo con i tempi, siamo o no globalizzati? In alternativa c’era l’Uccello che non vola e l’Antilope che salta, ma era un po‘ lungo e di non facile comprensione. Va bene, basta con gli scherzi, non è vero niente. All Blacks contro Springboks è già abbastanza eloquente.

Tutto vero, invece è il “We run together” che ha celebrato, in pista, un altro centenario, quello delle Fiamme Gialle che, se non stanno attente, fra un po’ verranno chiamate Yellow Flames, ma io ci metterei anche un po’ di Green. E così, a questo punto, mi domando cosa capiterà in occasione di analoghi anniversari che investano i Riflemen (Carabinieri), la Army (Esercito), la Navy (Marina), i Custodial Officers, altrimenti noti come Light Blue Flames (Guardie carcerarie), l’Air Force (l’Aeronautica) e le Gold Flames o Purples. Nella lingua dimenticata, le Fiamme Oro, la Polizia. Attualmente una specie di Fort Knox dell’atletica italiana.

Capita anche a me di esser costretto a usare qualche termine straniero e questa è una buona occasione: raggiunto l’upgrade dell’accodamento alle abitudini più sciocche, dettate dall’ignoranza, dal totale deserto di fantasia, di creatività, dalla superficialità. Giuro che sto scrivendo queste cose assolutamente tranquillo, senza esser stato sedato: da anni non mi sdegno più. Meglio mantenere l’equilibrio. E lasciar spazio al riso, come faceva Panurge, l’assistant di Gargantua.

Comunque, un Secolo Gialloverde odorava d’antico? Non so, può darsi, ma è meglio di “We run together” che mi ricorda il titolo di un vecchio western, “Cavalcarono insieme” (“Two rode together”) con James Stewart e Richard Widmark.

L’Italia corre ma il verbo run ha preso il sopravvento. Come si chiama la Marcialonga in edizione estiva? Marcialonga running. E così sono etichettate tutte le Half marathon e Road races di cui è zeppo il calendario, frequentate da numeri sempre più consistenti di agonisti e amatori alla ricerca del SB, del PB, rassegnati ad arrivare lontani dai “Top player” che di solito sono vinte da africani che hanno trovato un eccellente modo per campare.

Dovete ammettere che l’assalto è continuo, così come le scoperte che un ingenuo come me fa ogni giorno, chinandomi, e invece di trovar funghi, imbattermi in puttanate. Ho scoperto che c’è chi pratica il Body shaming che sarebbe far notare le bruttezze, le manchevolezze fisiche di qualcuno. E’ tutta roba che circola in rete e perciò lontano da me più dell’ultima Thule, ma può capitare che un annuncio di orticaria faccia capolino e così tento subito di calmarmi. Affari loro.

Però quando vedo che invece di prossima apertura scrivono opening soon, che ci sono i summer sales, che fra non molto in tanti si spingeranno come pazzi per il black friday, ecco, allora mi viene la voglia di comprare qualche libro in un inglese agevole e regalarlo a questa gente. Sono sicuro che mi guarderebbero e finirebbero per comportarsi come l’aborigeno (oggi bisogna dire nativo) che, interrogato da uno degli ufficiali di James Cook su cosa fossero quegli strani animali che saltellavano, rispose: “kangaroo, kangaroo, non capisco”.