I sentieri di Cimbricus / Un mondo molto performante

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Domenica 5 Settembre 2021

 

nyonsaba 


WA, Why, Athletics? Perché, Atletica? Ma anche IAAF, Impossibile Andare Avanti Fingendo. Giochi di parole innocenti dopo giochi di concetti (scientifici?) che mostrano la corda e una trama sempre più lisa.

Giorgio Cimbrico

Dal loro status le iperandrogine sono avvantaggiate “tout court” e non se corrono nell’aia che va dai 400 ai 1500. A Bruxelles Christine Mboma ha cambiato marcia sul rettilineo, ha dato un buon metro a Shericka Jackson e, con 21”84, per la quarta volta è scesa sotto i 21”90, impresa mai riuscita ad alcuna diciottenne. Più che da Elaine Thompson la minaccia a uno dei fantasmagorici record di Florence Griffith verrà dalla ragazza della Namibia che a Tokyo non ha avuto il permesso di correre i 400 ed è andata sul podio dei 200 in 21”81.

In caso contrario, sarebbero stati dolori per tutte, anche per Shaunae Miller, la bahamense che Coco Chanel avrebbe trasformato in regina delle sfilate parigine, al fianco di Yulimar Rojas.

Nella stessa serata, frequentata da quasi 30.000 spettatori, Francine Nyonsaba (nella foto d'apertura) ha proseguito la sua metamorfosi da ottocentista a interprete delle lunghe e lunghissime distanze con un progresso di 25 secondi [sic!] sul record, suo e del Burundi, dei 5000 portandosi, con imperioso finale, a 14’25” e facendo seguito al quinto posto olimpico nei 10.000, ai 9’ nelle due miglia di Eugene, all’8’19” nei 3000 che l’hanno spinta a diventare la quinta di sempre, dietro tre cinesi datate ‘93 (il Reparto Rosso Femminile di Ma Yuren) e l’instancabile Sifan Hassan.  

A questo punto, la chiarezza scientifica sarebbe un obbligo. Se non è possibile ottenerla allo stato di limpidezza, meglio l’apertura che la parziale chiusura che, alla fine, ha colpito Caster Semenya, a suo modo una no vax, e Margaret Wambui.

IPERANDOGINE – Ci sono sempre state e non erano africane. Accantonando per una volta vita e destino di Stella Walsh, è sempre interessante ripercorrere il pentathlon dell’altra Tokyo, quella del ’64. A Mary Rand, nativa di Wells (bella cattedrale) nel Somerset, fresca campionessa olimpica e primatista mondiale nel lungo, non bastò sconfiggere in tre delle cinque prove Irina Press dopo aver limitato a due decimi il distacco negli 80H, una delle specialità di parata dell’ucraina, sorella di Tamara. In realtà tutto si risolse alla seconda “tappa”: Mary spedì la palla da quattro chili a 11,05, Irina a 17,16. Il divario finale fu di 211 punti e il totale, 5246, coincise con un progresso di 52 punti sul record che Irina aveva centrato in giugno a Kiev.

Come è noto, Tamara e Irina, cinque titoli olimpici portati nella natia Kharkov, sparirono dalla circolazione quando vennero introdotti i test allora chiamati della “femminilità”. Nessuno ha mai proposto di spogliarle di quei successi. I monumenti di personaggi più o meno illustri se la sono cavata assai peggio …  

PROPOSTE – Alzare gli ostacoli dei 100 (avete visto Jasmine Camacho Quinn? Lei “corre” gli ostacoli, non li scavalca); portare il disco donne un chilo e mezzo, così “tiene” più l’aria; cancellare gli arzigogoli (in lingua corrente, stronzate) che ci tocca vedere in Diamond League e in Coppa Europa; smetterla con le squalifiche fulminate addosso a chi mette un piede, per un attimo, oltre il cordolo guadagnando così un paio di millimetri; abolire la regola della falsa partenza subito fatale: da poco è stato raggiunto il decimo anniversario della più famosa, quella di Usain Bolt a Daegu. Spesso, negli occhi dei giudici, mentre sfogliano il mazzetto dei cartellini rosso-giallo-verde, si legge imbarazzo.

MALVEZZI – Ormai circondano come una tribù di Kiowa molto incazzati. Pescando nel vasto e inquinato mare, scelgo il verbo “approcciare”, usato in luogo di “avvicinare”. Non devo spiegarvi che è stato imposto come diretta conseguenza, una delle tante, di un linguaggio che non è neppure il “pidgin inglis” fonte di risate più o meno razziste. E’ solo una resa, una rinuncia alla propria autonomia linguistica. Ma, che volete: è un mondo molto performante, in cui tutti tendono al PB, al SB per diventare top player.