Fatti&Misfatti / Fate almeno rilassare i gufi

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Lunedì 28 Giugno 2021


melli 


“Cori del condominio per far sapere che sul carro ci stanno volentieri tutti, non riguardano la Nazionale di basket che a Belgrado si gioca l’unico posto disponibile per Tokyo.”


Oscar Eleni

Dal lazzaretto dove stanno gli “Innominati”, il piccolo grande esercito di quelli che se non cedi lo passo ti sbudellano, molti lavorano come dirigenti nel grande sport. Le cose vanno in questa maniera nell’Italia peggiorata dal male, perché quel male ce lo aveva dentro. Beneficenza finta, gente che spara e accoltella, non importa se in mezzo ci sono bambini, quel porco che al telefono si domandava, ghignando, come sarebbero stati i bambini dopo aver mangiato verdure coltivate in campi contaminati da scorie tossiche. Confusione su tutto, dai vaccini ai vacconi. Nello sport sarà la stessa cosa si chiede la gente?

Beh, in molti casi, anche peggio se il denaro fa le regole, se i protagonisti dello spettacolo accettano ogni regola. Un mondiale a 40 gradi, una Olimpiade dove sarà impossibile avvicinarsi, formule astruse per giocare di più, viaggiare tanto, contaminarsi con facilità. Riaprire, richiudere, maschere, non maschere. Il contagio Delta come ultimo nemico, ma anche gli altri ci stanno facendo penare.

Far cadere la gente, campioni che pedalano per la pagnotta, per un selfie da spedire ai nonni, una bella festa per andare tutti in quarantena.

In questo clima si pensa a come rovinarsi l’estate olimpica. Per fortuna qualcuno ragiona e canta. L’atletica, ad esempio, ha festeggiato la squadra più numerosa di sempre per le Olimpiadi. Un bel gruppo cresciuto nel regime La Torre, anche se le medaglie individuali previste sono al massimo due, congedato con gli assoluti a Rovereto soffocati dal nuoto splendido e splendente del Sette Colli, prigionieri della febbre per l’Azzurra manciniana che ha ricevuto fin troppe carezze e nelle ultime due uscite non riusciva a nascondere la sua vera natura, anche se ha vinto, anche se ci sono stati caroselli.

Certo bisognerebbe andare cauti e far rilassare i gufi prima del Belgio, ma come si fa? Guardate il fiorire degli ascolti. delle pubblicità. Vedere il rosa della vita e dello sport è una tradizione ambigua che ci ha portato spesso a fondo. Siamo andati meglio quando preparavano pomodori, volevano impiccare Bearzot prima di Lippi e dei calciatori che viaggiavano sapendo di non essere amati. Campioni del mondo, campioni del mondo. Per arrivare a mettere in circolo come medaglia della propria carriera professionale si accetta tutto.

Ora questa situazione che accompagna i calciatori, che confonderà la nostra bellissima squadra di nuoto e pallanuoto, questi cori del condominio per far sapere che sul carro ci stanno volentieri tutti, non riguarda la nazionale di basket che a Belgrado si gioca l’unico posto disponibile per andare a Tokyo.

Niente fanfare alla partenza, mugugni per rinunce eccellenti, prima Belinelli, poi Datome, anziani con acciacchi da curare al sole. Poi quel diavolo di Gallinari andato in finale ad Est con Atlanta. Sacchetti, l’allenatore, ha cercato di attirare l’attenzione spiegando anche a chi non sa nulla, questo per la verità succede anche nel calcio, che Azzurra fremebonda, affidata al capitano Melli, è una squadra simpatica almeno come quella di Mancini. Può essere. Sul valore valuteremo nella sala dedicata al professor Nikolic, prima contro Portorico, se il Senegal resterà in quarantena negli aeroporti tedeschi, poi contro la Serbia, pure lei dimezzata da rinunce importanti cominciando da Jokic, che non dovrebbe avere problemi con Filippine e Repubblica Dominicana.

Per lasciare tranquillo un capo allenatore con data di scadenza presidenziale, nell’inverno dal palazzo era sfuggita la voce del Messina nuovo maresciallo per la gioia del presidente Petrucci che gli farebbe dirigere tutto, salvo, naturalmente, la Federazione, per non turbare i “ragazzi” non ci siamo neppure chiesti i motivi di certe scelte, contenti di aver visto al lavoro Candi e Akele che sono il futuro come Spagnolo già scippato dal Real Madrid. In questo caso non ci sono fenomeni che spostano. Anche la decisione di ieri di mettere in tribuna il Ruzzier cuore intrepido e l’acerbo Diouf, riducendo a 12 la squadra per il torneo di qualificazione ad Olimpiadi dove manchiamo dal 2004, non ha provocato sussulti. Forte batteria di esterni, un bel gruppo per circondare l’accampamento, un solo pivot, il Tessitori reduce da un lungo infortunio e mai in campo nelle finali scudetto vinte dalla Virtus.

Il sogno sarebbe di costruire tutto in difesa, colpendo con il tiro da tre, aiutandosi per non subire a rimbalzo. Vedremo. Sacchetti e i suoi assistenti, tutor imposti o desiderati?, dovranno scoprire come fermare l’armata serba ispirata da Teodosic il mago, migliore nella finali italiane, e da Micic, guida dell’Efes campione d’Europa e miglior giocatore della superlega che il basket riuscì a mettere in piedi quando ancora la FIBA dormicchiava e il calcio non sapeva come fare per dire che certi debiti si potevano risanare soltanto con sistemi tipo il professionismo statunitense. Anni di bugie e pallottole. Comunque sia il basket insiste su questa superlega e, infatti, le Nazionali e i feudatari che le sventolano come bandiere uniche del vero sport, balle, si sono trovati con molte rinunce al momento dell’adunata.

Ora per il basket italiano, come si è visto, il domani è legato ai grandi club. Milano ha preso una sventola da processo in piazza. Niente. Tutti a piangere sulle 90 partite che hanno prosciugato l’esercito di Messina che non ha mai spiegato perché alla fine la divisione del tempo sul campo ha lasciato molti fuori dal palazzo e infatti, “con rammarico”, sono già stati congedati Roll, Micov, Tarczewski. Mentre è difficile che i quasi mai utilizzati Moretti – perché io mio signore? –, Cinciarini capitano leale e silenzioso, Brooks o fantasma, restino in famiglia se non per raggiungere il numero di 6 italiani che servono per un campionato dove ci si allena per l’eurolega, vero impegno per una grande società, anche se la cosa fa arrabbiare le avversarie, ma anche ‘o presidente Petrucci, che in questi giorni si sta curando dal morbo più diffuso nel calcio, se le cose non vanno caccia l’allenatore, dopo aver visto la nazionale femminile eliminata agli ottavi dalla Svezia del Marco Crespi cacciato come altri appena il pavimento scricchiolava.

Un presidente a caccia del Gianni Lambruschi, uno che sa dire pane al pane e bere il giusto, perché in un libello da Pasquino innamorato, appeso fuori dalle mura vaticane della federazione, si è chiesto se invece di cambiare allenatori non sarebbe meglio valutare perché la pallavolo ha un numero di tesserate che rende il basket donne sport di nicchia. Certo non teniamo conto delle tesserate a scuola, quello è un velo dipinto, ma valutiamo i risultati delle varie squadre. Certo, invece di farsi domande inopportune ad esempio su uno bravo come Lino Lardo, magari ci si potrebbe domandare perché Giorgia Frosini, 1.89, figlia del senese Alessandro, pivot campione d’Italia e azzurro, sarà la riserva di Egonu a Conegliano dominatrice del volley non soltanto in Italia, invece che nello sport che ha reso famoso il padre.

Succede che i figli facciano dispetti ai genitori, ce ne sono tanti fra basket e volley che hanno tradito, ma qui parliamo di un lavoro sulla base fatto davvero male, con poche idee, incentivi, mezzi e l’ultima stagione è stata buttata via nell’irregolarità pandemica.

In questo clima certo che saremo avvinti come l’edera alla Tivu senza audio, anche se il De Rosa di SKY dall’europeo femminile è stato bravo e misurato. Un finale vinto dalla Serbia con la diavolessa Marina, figlia di Bozo Maljkovic, uno dei grandi della scuola slava, capace di piegare la rivale Garnier che è rimasta sulla panchina anche dopo 4 finali perdute e, forse, dopo questa quinta sconfitta. Evoluzioni diverse e il Belgio come la Bielorussia ci ha detto che fisicamente, più che tecnicamente, siamo indietro. Ma come, l’Italia femminile del tre contro tre è a Tokio per un tiro all’ultimo secondo che ha condannato l’Ungheria. Capito come ragionano? Per capire sulle finali a Valencia zero scarabocchio sui giornalini e giornaloni, eppure la storia di due allenatrici in finale dovrebbe far discutere almeno un po’.

Aspettando Belgrado qualcosa che ci ha ridato felicità e felicità nel basket.

Il rinnovo biennale per Trinchieri al Bayern, il ritorno in Serie A di Napoli dopo 13 anni. Bravo il Pino Sacripanti, ma su di lui potevano avere dubbi solo quelli del circolo dove licenziare dà lo stesso gusto di chi vorrebbe in mezzo alla strada gente già stremata stremata come succede in questi giorni.

Bravissimi anche a Udine dove hanno incassato il 3-1 finale, ma già pensano al domani perché dove lavorano i Boniciolli la miniera è sempre aperta. La stessa cosa per Torino e Tortona che decideranno alla quinta chi sarà la sedicesima in serie A.

Ci sentiremo dopo Belgrado. Sperando di aver sparato alla luna.