Italian Graffiti / Il loro silenzio ci assordera'

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Venerdì 18 Giugno 2021

 

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La celebrazione per i cento anni delle Fiamme Gialle ed i loro successi -, mentre si nota l'assenza di ogni riferimento a chi tutto questo ha reso possibile, il generale Gaetano Simoni -, diventa occasione per alcune riflessioni sullo "sport militare".

Gianfranco Colasante

Si è aperto col francobollo celebrativo, seguito dalla “ripulitura” della targa ricordo collocata in un appartato angolo di Ponte Milvio. Alla cerimonia filatelica è intervenuto persino l’onorevole Giancarlo Giorgetti – ministro dello sviluppo economico (ma che tiene sempre a portata di mano la cartellina con la sua celebre Riforma …) –; alla seconda ha presenziato addirittura la sindaca Virginia Raggi (anche se con le targhe non ci prende molto), in cerca di riscatto e nuovi consensi, accompagnata dalla solare Silvia Salis, “ministro degli esteri” del CONI e bella copia di Giovanni Malagò. Tanta gente importante riunita per festeggiare genetliaci e traguardi diversi tagliati in cent’anni dalla Guardia di Finanza nello sport.

In particolare per ricordare quello “Scudo Nelli” che vide l’esordio dei coraggiosi marciatori verde-oro in una gara tenutasi nel 1921 sul percorso Porta Pia, Via Salaria, Ponte di Castel Giubileo, Ponte Milvio e Valle Giulia, una ventina di chilometri e passa. Un secondo posto a squadra seguito da un secolo di successi. Nell’Italia che usciva esausta dalla Grande Guerra e si preparava al Fascismo, era quella una gara per squadre militari, mutuata dallo “Scudo d’Italia” disputata a Milano nell’ottobre 1918: allora marcia e lancio della bomba. La versione romana era ben più pacifica, di bellico aveva solo la dedica alla memoria di un tenente di complemento del 34° reggimento di fanteria, Alberto Nelli, medaglia di bronzo al V.M., nato a Roma il 27 novembre 1894 e morto in prigionia il 29 luglio 1918 per le ferite riportate in combattimento. Piccole storie di storia, ma che nell’occasione non si sono né ascoltate né lette.

Nulla di strano, capita piuttosto spesso. Specie per storie tanto vecchie. Ma quel che fa veramente strano è che, tra tante e qualificate personalità, parlando della storia centenaria delle Fiamme Gialle, a nessuno sia venuto in mente di spendere una parola per ricordare chi tutto questo ha reso possibile. Sto parlando del generale Gaetano Simoni, uno dei più grandi dirigenti che lo sport italiano abbia avuto. Tra l’altro, ma questo può apparire secondario, quest’anno cade il cinquantenario della sua scomparsa avvenuta nell’agosto del 1971. Motivo in più per ricordarlo, ma di fronte a tanta amnesia, almeno questo può apparire un dettaglio secondario.

Ma chi è stato Gaetano Simoni? Provo a rifarmi a quanto avevo scritto su Atletica (Agosto 1971) proprio all’indomani della sua scomparsa. Ma ci sarebbe stato ben altro da dire o da raccontare.

“Il generale Gaetano Simoni è morto. È mancato a Roma il 9 agosto scorso. Aveva 73 anni: era nato a Chieti il 9 novembre 1897. È una grandissima perdita per lo sport italiano e per l’atletica in particolare. Con Lui scompare uno dei maggiori artefici della popolarizzazione del nostro sport, un animatore ed organizzatore come pochi che il nostro mondo abbia mai avuto.

Generale di Divisione della Guardia di Finanza, Direttore del Museo delle Fiamme Gialle, è stata figura nobilissima di sportivo, in un arco di tempo che abbraccia oltre 50 anni di attiva ed instancabile passione ed amore per l’atletica leggera. Sin dalla fondazione del Gruppo Sportivo nell’ambito delle Fiamme Gialle, dai tempi dello “Scudo Nelli”, il generale condusse – in progressivo ed armonico sviluppo –, il gruppo dei “finanzieri” alle maggiori affermazioni nazionali ed internazionali.

Sempre in primo piano nella vista della nostra Federazione, Egli ne è stato per molto tempo un pilastro insostituibile, arricchendo il Suo contributo con il peso della Sua cultura, della Sua competenza, della Sua nobiltà, della Sua obiettività e sempre serena ponderatezza. Nella vita della FIDAL è stato membro dei Consigli Direttivi fino dal 1934, quindi Commissario Straordinario nel difficile periodo 1943-45, vice-presidente nel ’46, infine presidente dal marzo ’59 al marzo ’61, proprio il periodo delle Olimpiadi romane. Ricoprì inoltre numerosi altri incarichi: fece parte del Consiglio dei Revisori dei Conti del CONI e di varie commissioni di studio e di impostazione, portando sempre il peso della Sua esperienza e della Sua autorevolezza.

Benché negli ultimi anni gravemente malato, non aveva mai cessato di seguire con passione i momenti più notevoli dell’atletica italiana e sui campi romani la Sua figura era immagine abituale e commovente. A Lui e alla Sue cure pressanti si devono la scoperta e l’affermazione di molti atleti di primo piano che proprio nel gruppo vitalissimo delle Fiamme Gialle hanno cominciato la loro vita sportiva. Il generale aveva sempre seguito molto da vicino le vicende degli atleti giallo-verdi, accompagnandoli sia nel campo degli studi che nelle prospettive di vita.

Dopo le esequie, la salma del generale Gaetano Simoni è stata tumulata nella tomba di famiglia, in Abruzzo.”

Avevo conosciuto il Generale a metà degli anni Sessanta e, malgrado la differenza di età e le collocazioni, s’era stabilita una cordialità alla quale non era estranea né l’essere corregionali né il mio interesse per l’atletica dei “suoi” giorni. In uno di quegli incontri, purtroppo non frequenti, mi fece dono di un suo aureo libricino – titolo “La Guardia di Finanza nell’atletica leggera italiana” – poche pagine stampate, ritengo a sue spese, nel 1952 nel quale faceva rivivere la storia delle Fiamme Gialle, dagli esordi dello “Scudo” fino allo sviluppo negli anni Trenta e poi alla laboriosa ricostruzione post-bellica. Un regalo prezioso conservato con cura. Ma che del generale Simoni mi ricordi io, non ha valore alcuno.

E lo capisco. L’universo-sport oggi ha altri ritmi e, soprattutto, altri progetti. Tanto che per conferire un po’ d’attualità, ho provato a soffermarmi sulle vicende che riguardano alcuni atleti di punta che indossano la maglia delle Fiamme Gialle. Tre casi diversi, ma per certi versi tutti assieme emblematici di una certa commistione di ruoli e di liberi comportamenti. Riconducibili a quel discusso comparto che va sotto la dizione generica di "sport militare". Lontano certo anni luce da quanto poteva ideare o realizzare il generale Simoni. Ma che proprio per questo avrebbe necessità di darsi regole più stringenti. Tanto che nelle elezioni alla presidenza della FIDAL dello scorso gennaio, uno dei candidati, già segretario generale del CONI, nel suo programma ipotizzava l'annullamento di ogni contributo per le strutture militari che "fanno" sport. Non se ne è parlato.

Torno ai tre casi di cui sopra, tutti ragazzi arruolati in un corpo militare. Come Filippo Tortu con la sua "Sprint Academy" che oggi monopolizza l’Arena; come Gianmarco Tamberi, uscito dalla società dei finanzieri per approdare a quella della polizia, transitando da un club denominato "Atl-Etica" di San Vendemiano, nel trevigiano, “prima società ad avvalersi dei Servizi forniti da Vi.Spo System”, come si legge su FB pur senza capirne molto; o come il fenomeno Larissa Iapichino che lascia il suo allenatore storico per passare sotto le cure di un genitore, ma soprattutto per accasarsi come “azionista e talent” (leggo sul Corriere della Sera) presso una inedita “Jump srl” che mi dicono abbia base ad Hong Kong, società che garantirebbe (continuo a leggere, sia pure in un italiano un po' pasticciato) “un approccio sinergico in termini di immagine, comunicazione, sponsorship e coordinamento press relations, con l’obiettivo di massimizzarne il valore commerciale”.

Massimizzarne il valore commerciale? S’è ridotta a tanto, quasi fosse un minimarket, quella che ritenevamo fosse l’anima profonda e culturale dell’atletica leggera? Quali sarebbero di contro i modi corretti, e legittimi, per conciliare attività sportiva con eventuali ritorni economici, casomai oltre lo stipendio? Due corni di una questione mai chiarita, tanto che qualche anno addietro la popolare trasmissione d'inchiesta Report, allora diretta da Milena Gabanelli, provò ad affrontare il tema ma senza approdare a nulla. Certo, quelli proposti sono solo esempi che si possono intendere o commentare in vario modo, ma l'argomento meriterebbe maggiore attenzione considerato che ormai le squadre olimpiche italiane sono all'80% e più composte da atleti con le stellette. Anche se alla fine, mi si perdoni, il tutto rischia di apparire come una versione sportiva di quella “democrazia dell’intrattenimento” che da tempo fa adepti entusiasti nel nostro paese.

Ripeto e concludo, non conta cosa ne pensi io al riguardo. Sarebbe invece utile sapere cosa pensano di questi nuovi scenari i vertici istituzionali: dico nell’ordine CONI, FIDAL, Fiamme Gialle. Senza dover per forza scomodare la Politica, sempre in agguato quando c'è da finire in prima pagina. Quesito attuale, ritengo, ma temo che il loro silenzio ci assorderà.

Nella foto degli anni Cinquanta, il C.D. della FIDAL: il generale Simoni è il quarto da sinistra, cappotto nero, accanto al marchese Luigi Ridolfi che, alla sua morte, sostituirà alla presidenza della Federazione.