Fatti&Misfatti / Siamo nel paese del forse (e dei richiami)

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Lunedì 26 Aprile 2021

 

bucchi 


In effetti chi ha in mano l’organizzazione del campionato sembra uno smemorato sotto canestro. Forse la cocciutaggine nel tenere in vita i play off a porte chiuse genera godimento.

Oscar Eleni

Nella casa del serpente, fra rocce color ruggine australiana, nella terra dalle molte teste fra aborigeni che si domandano se ne cerchiamo una particolare di queste testoline. In verità, confessiamo, stiamo cercando il boia legaiolo che ieri, magari, danzava felice sapendo che nel marasma del Covid, fra irregolarità multiple, il basket ha dovuto salutare la gloriosa Cantù retrocessa in A2 nella stagione dove si doveva lavorare per costruire, rifondare, invece di litigare su casse sempre più vuote.

Poi avremmo confessato la nostra viltà rifiutando di andare all’Arena per il meeting organizzato da Giorgio Rondelli, anche se Fabio Monti aveva offerto la sua tutela di sacro badante. Infine ci saremmo messi a piangere ammettendo che davanti al vinaiolo che ci ha offerto una Barbera di Roero ci siamo anche messi a piangere: l’ultima volta l’avevamo bevuta in una gioiosa baruffa nella casa di Elio Locatelli mentre il professor Vittori cercava di convincerci che l’atletica avrebbe tradito ed abiurato così in fretta.

La cosa non farà effetto nel paese dell’assenteista che non soltanto rubava uno stipendio, ma minacciava pure chi pensava fosse giusto denunciarlo. Siamo nella terra del forse, delle dosi che finiscono e se ti hanno vaccinato con Astra ’sta minchia devi soltanto sperare che per il richiamo di luglio abbiano mantenuto una fiala. Certo roba da ridere per i canturini la retrocessione del basket, sicuramente dolorosa almeno come il rinvio per il salone del mobile. Si fa confusione a capire il ghigno di chi pensa che dopo una certa età anche se muori non è poi così grave. Si parla di chiusure ed aperture come da 500 milioni di anni fanno nella terra delle molte teste.

Voglia di strappare mascherine, inseguirsi nella movida, berci sopra fino a stordirsi. Conflitto fra chi preferisce il rischio e il contagio ad una vita senza baci ed abbracci, oltre, naturalmente, i guadagni. Guardate come girano la frittata i congiurati della superlega calcistica rimasti al nudo e crudo, anche se certo non sembrano migliori gli sdegnati che hanno accettato la candidatura per un mondiale nel torrido dove condizioneranno tutto, dall’aria ai risultati.

Pensate all’olimpiade giapponese. Il CIO resiste, non vuole perdere un doblone, i giapponesi che non per caso avevano fatto partire la fiaccola da Fukushima, terra del disastro contaminante, adesso urlano perché questi Giochi proprio non li vorrebbero. Figurarsi la risposta delle televisioni che hanno già pagato tanto, del circo. Si viaggia così, guardandosi in cagnesco, ci dice il principe di Kata Tjuta, mentre si pensa alla spiritualità soltanto con un bel doppio malto senza ghiaccio.

Basket dei distratti come ha denunciato Pietro Guerrini sul Tuttosport, unico crociato in mezzo alla coorte dei leccapiedi. In effetti chi ha in mano l’organizzazione del campionato sembra uno smemorato sotto canestro. Senza ancora aver visto le seconde linee dell’Armani meritarsi la gogna a Pesaro, 31-14 in 10’, senza capire il meno 38 contro Berlino eliminata in eurolega del Bayern che invece in settimana ostacolerà Milano per andare in finale a Colonia. Unici, questi genietti del mais, forse a valutare come si deve il Datome che cammina, che sembra svanito, insomma questi geni, che nella stagione hanno fatto spesso scopa per mandare al macello le dirette del basket, sembrano non aver previsto l’Armani fra le 4 migliori d’Europa. Forse hanno parlato con la maga di via Vitorchiano. Forse questa cocciutaggine nel tenere in vita i play off italiani a porte chiuse, eh sì, al massimo si riapre a bocce ferme, genera godimento. Il Guerini, intanto, ha scoperto, ohibò, che le date delle finali su 7 gare sono un iceberg per il Titanic della palla al cesto nazionale.

Pensiamo che la cosa interessi pochissimo a chi comanda. Adesso devono ancora capire come uscire dalla “trappola” dove li ha messi Brindisi. Eh sì, questi sono convinti che i 13 contagiati in casa Marino, colpa dei viaggi non protetti nelle coppette del nonno, siano un trucco per rovinare il loro bel finale della stagione, loro che, dopo il ritiro codardo dell’ultima stagione senza titoli, adesso mostrano il petto perché forse lo scudetto verrà assegnato davvero. Brindisi faccia in fretta a tornare in campo. Senza allenamento. Cosa serve? Avrete notato tutti che fra le società che hanno cambiato allenatore soltanto Cantù ha pagato.

Le altre sono tutte salve. Ma, il diavolo nella testa dei dirigenti indigeribili sta già proponendo nuovi fantini per i loro asini. Questo è il Paese che se non vince un Oscar si deprime, anche perché aveva previsto il trionfo, un po’ come nel tennis, nel golf anche per la costosissima coppa organizzata dal Montali si spera che un italiano metta la giacca dei difensori europei contro lo straniero nato sul green, nei concorsi internazionali. Poi non succede. Colpa degli altri: arbitri, giudici, destino.

Caro serpente ti lasciamo, ora servono le pagelle più del vaccino. Forse sbagliamo, ma tornando a Milano abbiamo scoperto che la pallavolo non ce l’ha fatta ad entrare nelle coppe, ci siamo resi conto che l’unico ad avere una proprietà appassionata, legata al territorio e alla squadra, è il Messina stipendiato Armani. Per Pioli e Conte, Milan e Inter, invece, ogni giorno un colloquio con le sfingi arrivate da posti dove ti trasferisci per fare un affare, non certo per passione.

Ai voti, ai voti partendo dallo zero scarabocchio per tutte le proprietà calcistiche concesse alla supercazzola della superlega.

• 10 A Piero BUCCHI, allenatore di qualità, assistente per Azzurra fremebonda, che dignitosamente ha accettato il verdetto del campo retrocedendo con Cantù, così come aveva accettato il fallimento e il ritiro della Roma cestistica che aveva tenuto in vita. Non è un martire, ma siamo solidali con lui, con Cantù, con Roberto Allievi. Che il nuovo palasport in città riporti il Cantuki dove merita e i boia dovrebbero saperlo.

• 9 A DALMASSON e GHIACCI perché portare Trieste nei play off con tutti problemi affrontati in una stagione anomala, balorda, è stato davvero un capolavoro.

• 8 Alla REYER, al sindaco e proprietario BRUGNARO, al presidente e consigliere federale CASARIN, per la medaglia d’oro del CONI, risultati e impegno. Fatti e non parole. Magari fossero tutte così le nostre società sportive.

• 7 A PITTIS diventato allenatore della mente e VOLPATI, campione d’Italia col Verona di Bagnoli, oggi impegnato come volontario per le vaccinazioni. Lo sport che aiuta davvero ad essere migliori. Lo ricordino i genitori che minacciano chi suda.

• 6 Al BUSCAGLIA che ha salvato Brescia, ma non sa ancora se lo confermeranno. Intanto lui lascia alla società e a Milano che lo ha prestato il giovane BORTOLANI che per la seconda volta va oltre i 20 punti.

• 5 Alla FIBA se non farà sapere che l’eurolega nel basket non ha salvato questo sport, come dicono i congiurati alla Perez, l’ha soltanto aiutato ad organizzare meglio un’attività che loro consideravano come chi confonde il dopolavoro con una società sportiva.

• 4 Al valente collega GUERINI se dovesse smettere di essere l’unico a denunciare la stagione irregolare, se decidesse di perdonare chi ha sbagliato così tanto.

• 3 Alla NOSTRA VIGLIACCHERIA per non aver accettato, virus, folla, viaggi, di andare con Fabio Monti, badante appassionato, alla riunione dell’Arena organizzata da Giorgio Rondelli che, per fortuna dell’atletica, continua a soffrire, lavorare, con il minimo di rancore dovuto per chi ha dimenticato i suoi successi, quella Pro Patria.

• 2 A REGGIO EMILIA, TRENTO, BRESCIA, FORTITUDO, CANTU’ se dovessero pensare soltanto un attimo a non riconfermare chi ha cercato di rimediare ai loro errori come Società, salvando giocatori che non meriterebbero di essere pagati.

• 1 Al Mike JAMES che ha esordito benissimo nel ciapa e tira dei Nets per aver raccontato come lo hanno messo alla porta qui in Europa: Messina, elegantemente, dopo avergli parlato, gli ha scritto di cercarsi un’altra squadra. Itoudis, a Mosca, gli ha sicuramente ricordato che i professionisti, fuori dal campo, restano professionisti e non turisti.

• 0 A PETRUCCI se davvero ha cercato per 10 anni di convincere ARMANI a lasciare l’eurolega del basket. Ammetterà che la ribellione fra i canestri fu ben diversa da questa dei Paperini indebitati del calcio. In quella rivolta voluta da grandi dirigenti come Porelli e Portela c’era il desiderio di emanciparsi, non di guadagnare.