Duribanchi / Vergogna, vergogna: questa sconosciuta

Print

Mercoledì 30 Settembre 2020


grillo-conte


Nessun volto arrossato. Bazzecole comunque rispetto alla performance del Guitto che invitato ad un conciliabolo continentale ha spiegato che il parlamento andrebbe abolito. Che a contare è solo la “democrazia diretta”.

Andrea Bosco

Vergogna: questa sconosciuta. Pare che Donald Trump che si candida ad essere rieletto alla presidenza degli Stati Uniti, parola del New York Times, non abbia negli ultimi dieci anni pagato le tasse. Un anno avrebbe sborsato all’erario la stratosferica cifra di 43 dollari. Tutte fakes, ha replicato il presidente Usa. Ma sembra difficile che il principale quotidiano statunitense abbia sparato senza prove una notizia tanto grave. Non esiste classifica per le vergogne. Per quelle italiche non c’è gara. Basta buttare la rete e raccogliere.

L’ormai ex presidente dell’Anm, Luca Palamara, si è rifiutato di rispondere agli inquirenti sui suoi legami con un ministro dell’ex governo Renzi, perché le intercettazioni sarebbero (a dire di Palamara) state “indebite”. Giuseppe Conte, premier in carica, sta smontando quanto da premier del precedente governo (5 Stelle-Lega) aveva firmato: reddito di cittadinanza e quota cento. Smemoranda. A proposito di reddito di cittadinanza: ogni giorno si apprende che uno stuolo di camorristi e mafiosi lo ha ricevuto senza controllo alcuno da parte dei (presunti) controllori. Spiccioli, comunque, rispetto allo stipendio che il presidente dell’Inps si è più che duplicato. “Non io” ha spiegato. Era stato deciso prima da “loro”: Conte, Di Maio e Salvini. Falso ha tuonato il Capitano.

Vergogna? Nessuna. Nessun volto arrossato. Neppure per i milioni dal “sen” (chiamatelo, se volete, “sen”) fuggiti. Bazzecole comunque rispetto alla performance del Guitto che invitato ad un conciliabolo continentale (nessuna vergogna da parte degli organizzatori ad invitarlo) ha spiegato che il parlamento andrebbe abolito. Che a contare è solo la “democrazia diretta”. Quella che opache piattaforme (popolate da qualche migliaio di anime candide) possono orientare e plasmare. Come in Cina, paese accusato ancora (da scienziati ed immunologi di fama mondiale) di aver prodotto il Covid in laboratorio. Sfuggito, nella migliore delle ipotesi, per un errore. Liberato, nella peggiore, per ragioni di supremazia economica. In ogni caso, “coprendo” il fatto con un silenzio di mesi: più di tre per la contabilità. E con la connivenza, ha denunciato una scienziata fuggita dalla Cina, di una associazione, essa pure allergica al rossore: l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Spari la notte di Capodanno da una finestra e uccidi una persona? Dopo 9 anni, non solo (benché un tribunale te lo abbia assegnato) non hai ancora percepito il risarcimento al quale hai diritto. Ma visto che chi ha sparato (in odor di camorra) è nullatenente, le spese processuali, le devi pagare tu, famiglia della vittima. Lo prevede la legge italiana. Che non ha rossore: scritta senza rossore e promulgata senza rossore. Vergogna? Ma quando mai? Questo è il paese che ha riaperto le scuole, senza un progetto dopo aver per mesi discettato (anche in diretta tv) di banchi a rotelle. Con il risultato che la scuola è nel caos. Il ministro competente? Si presenta bene, davanti alle telecamere. E molto spesso.

Suarez è quel calciatore che a Perugia ha ottenuto dall’Università degli Stranieri un foglio, negato ai comuni mortali. Pare in modo magliaro, con risposte graziosamente elargite “prima”. Vicenda opaca che vede (per ora) testimone la Juventus che il giocatore aveva pensato di ingaggiare. Vicenda paragonabile al passaporto falso di Recoba? Ovviamente no: il giocatore dell’Inter scese in campo (con il passaporto falso) per centinaia di partite. Suarez non è mai stato tesserato per la Juventus. Ma il punto non è questo: il punto è che la “moglie di Cesare” non deve essere sfiorata dal sospetto. Brutta vicenda: di comportamenti senza vergogna.


L’inquisitore Cantone ha sospeso le indagini per “fuga di notizie”. Senza vergogna ti spiegano che i giornali sono stati foraggiati dal solito cancelliere “infedele”. Il ministro di Grazia e Giustizia non ha ritenuto di mandare a Perugia gli ispettori. Esiste ancora il titolare di quel dicastero? Non si sa se il suo viso sia pallido o rosso. Si sa che dopo vicenda dei 400 mafiosi mandati ai domiciliari per l’emergenza Covid, è scomparso dai radar. Quasi come la ministra dei trasporti: che forse si è persa in qualche galleria della Liguria o nel tunnel che il governo vorrebbe costruire per collegare la Sicilia al Continente.

Spiegava La Fontaine, quello delle favole: “Vergognoso come una volpe presa da una gallina”. Girare, per rispettare l’attualità, la frase al plurale. Senza vergogna i feroci massacratori del giovane Willy. Senza vergogna i paesi europei che proprio non ne vogliono sapere di rivedere il trattato di Dublino sui migranti. Prima o dopo l’acqua esonderà dal contenitore. E allora piangeranno sul latte versato: con ipocrita vergogna. La brava conduttrice (dammi la quattro, diceva il compianto Funari) introducendo uno speciale sul principe della moda nostrana, si è fatta premura di spiegare che lei veste “così e cosà” da quando aveva le trecce. Quindi? Dammi la due che mi metto di tre quarti.

Ve li raccomando i TG: bad news. Le cattive notizie ti prendono ad ogni edizione alla gola. Perché le cattive notizie fanno audience, quanto quelle buone non fregano ad alcuno. I giornalisti? Fanno il tifo. Una volta tifavano solo quelli che si occupavano di sport. Tutti hanno nel cuore una squadra di calcio. Oggi tifano quelli che si occupano di politica interna e di politica estera. Tifano gli economisti. Tifano quelli che si occupano di cucina e di chef: coltellate a seconda delle parrocchie. Tifano quelli che occupano di spettacoli, di cultura e di arte. Critici che lodano gli amici e spregiano i nemici: intingendo la penna (si fa per dire, nessuno ormai intinge) nel curaro. AAA: Zavoli, cercansi

Sono 14 i giocatori del Genoa positivi al Covid. Il campionato torna a rischio. Salterà il big match Juventus-Napoli? Il Genoa la scorsa domenica è andato a Napoli a prenderne sei.

Gente: Fauci, non io, ha spiegato che minimo il virus sarà tra di noi fino a fine 2021. E quindi, per l’ennesima volta, a costo di sfinire: niente sarà più come prima. Neppure dopo un vaccino. Non ci vuole molto per capirlo. Ma se volete fare come hanno fatto in Costa Azzurra o come ogni settimana fanno a Milano sui Navigli, accomodatevi. Ma state a distanza. E dopo essere stati ricoverati evitate di dire “meravigliosi infermieri”. Quei meravigliosi, che hanno accudito e curato e salvato tante persone nei giorni caldi del Covid, hanno ricevuto dal governo qualche copeco come ringraziamento. Una ver-go-gna.

Ormai è assodato: per il giornalismo nostrano, nel basket, c’è solo Milano. Credo di aver letto negli ultimi giorni una ventina di interviste ad Ettorre nostro. Stessa cosa nel calcio. Juve, Inter, Napoli, Milan, Lazio, Roma. E l’Atalanta? Un TG si è addirittura dimenticato dei suoi gol suscitando l’ira di Vittorio Feltri. Giustamente: la Dea ha ricominciato da dove aveva terminato. In modo meraviglioso. Scudetto a Bergamo: giocano meglio di tutti.

Dan “dei ricordi” spedisce ad Oscar e l’Orso a tutti noi. Stavolta Roberto Premier: un tir in movimento che non aveva paura di fare l’ultimo tiro. Il cuore grande di quel giocatore che non mollava mai. Potrei parlare di quello che ricordo e ho avuto la fortuna di vedere. Non tanto come Dan che lo ha allenato o come Oscar che era a vederlo e a scriverne a bordo campo. Ma abbastanza per ritenermi fortunato per esserci, a volte, stato. Dirò solo questo: io Premier l’ho visto, “prima” di Premier. Era un mio compagno di classe. Lo chiamavamo Ballerino per una passione incontenibile per “La Bamba” pezzo reso famoso da Trini Lopez. Anche Ballerino prendeva gli ultimi tiri. E come Premier non aveva paura di prenderli. Perché era coraggioso: come Premier. E io credo anche un poco incosciente. Come solo i coraggiosi sanno essere: come Premier. Il Giordan (inteso come Aldo) ne era convinto. E spesso lo spiegava, la domenica sera, al tavolo di quel ristorante nei pressi di Piazzale Duca D’Aosta.