17 giorni a Pechino: quel che resta dei Giochi

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Active ImageL’apertura – I Giochi della XXIX Olimpiadi si sono aperti alle ore 8 di sera di venerdì 8 agosto ’08 (per chiudersi il 24 agosto). In omaggio al numero fortunato dei cinesi, 8 sono state le medaglie d’oro vinte dagli italiani e 8 quelle conquistate da Michael Phelps. Il momento centrale della cerimonia (spettacolare e troppo lunga con 14.000 figuranti) è stata l’acrobatica e spettacolare accensione del tripode da parte dell’ex ginnasta Li Ning, olimpionico a Los Angeles ’84 e oggi ricco industriale dell’abbigliamento sportivo. Accesa ad Olimpia il 24 marzo, la torcia che ha portato il fuoco entro il “Nido d’uccello” era partita il 31 marzo da piazza Tien An Men. Dopo 137.000 chilometri attraverso i cinque continenti, è tornata a Pechino il 6 agosto. Il suo è stato il più contrastato percorso della storia olimpica, oggetto di contestazioni e aggressioni (a Londra si è tentato di spegnerla con gli idranti). Il programma del suo viaggio è stato cambiato più volte.

   

-4 Parigi, 9-4 San Francisco, 11-4 Buenos Aires, 13-4 Dar er Salaam, 14-4 Muscat, 16-4 Ilsamabad, 17-4 Nuova Delhi, 19-4 Bangkok, 21-4 Kuala Lampur, 22-4 Giacarta, 24-4 Canberra, 26-4 Nagamo, 27-4 Seoul, 28-4 Pyongyang, 29-4 Ho chi Minh, 2-5 Hong Kong, 3-5 Macao, 4-5 rientro in Cina (Sanya). Nel corso del percorso interno ha toccato anche il martoriato e blindato Tibet. Nella sfilata l’ordine delle rappresentative è stato dettato da un complicato criterio cinese: la squadra italiana è entrata al 191° posto sulle 204 rappresentative. Ha aperto la Grecia e ha chiuso la poderosa squadra cinese.    I più grandi – Una volta era uso nominare l’atleta eponimo dei Giochi, nel cui nome l’edizione olimpica passava alla storia. Abitudine cancellata dal gigantismo sfrenato dei programmi. Ma per Pechino si può almeno azzardare una scala di merito.
1) A nostro parere sul gradino più alto dei Giochi 2008 dovrebbe salire il giamaicano Usain Bolt per la mostruosa disinvoltura mostrata sia nei confronti del cronometro che degli avversari. I suoi mirabolanti record mondiali sono già nel futuro e annunciano quello più ambito: il giro di pista in 42”5.
2) A un dipresso si colloca Michael Phelps che ha coronato l’impresa: vincere otto medaglie d’oro e abbattere il record di Mark Spitz che ne aveva conquistate sette nel 1972. Il delfino di Baltimora è così diventato l’atleta più vincente della storia olimpica: con le sue 16 medaglie in due edizioni – 14 delle quali d’oro e due di bronzo – è sopravanzato solo dalla ginnasta sovietica Larissa Latynina che tra il 1956 e il ’64 ne ha collezionato 18, metà delle quali d’oro. Ma Phelps potrà ancora incrementare il suo bottino a Londra.
3) Al terzo posto si trova Maria Valentina Vezzali vincitrice della terza medaglia d’oro consecutiva nel fioretto individuale dopo l’argento di Atlanta. Nella sua bacheca figurano ora 6 medaglie olimpiche (cinque d’oro) e 10 titoli mondiali (cinque individuali e cinque a squadre). E non è finita visto che la signora del fioretto ha già prenotato il ruolo di portabandiera alla sfilata d’apertura di Londra 2012.
4) Il quarto tocca al “Reedem Team” statunitense che, offrendo spettacolo e gioco, ha vendicato la brutta figura di Atene (e degli ultimi due mondiali) dominando il torneo di basket ed esaltandosi in finale contro l’incredibile Spagna campione del mondo. Una domanda intrigante (ma senza risposta): a chi sarebbe andato lo scontro tra Kobe Bryant, LeBrone James e Dwyane Wade e compagni e il “Dream Team” di Barcellona ’92?
5) Concorrenza spietata per questa posizione risolta a favore della Ungheria del water-polo. In ordine di tempo ultimo titolo assegnato a Pechino e terza corona olimpica consecutiva per la squadra magiara. Non è poco in uno sport le cui gerarchie sono in continuo rimescolamento.    Gli azzurri – Presenti in 29 discipline, erano stati 347 gli atleti chiamati a far parte della squadra azzurra: 214 gli uomini, 133 le donne. Al termine risulteranno aver effettivamente partecipato in 334, vale a dire 204 uomini e 130 donne. Per la prima volta presenti nel badminton, sono stati assenti o esclusi dai tornei di baseball, basket (l’assenza più dolorosa dopo l’argento di Atene), handball, hockey e softball. La squadra è stata annunciata dal CONI il 23 luglio, sia pure con alcune successive sostituzioni causa doping, infortuni o mancata idoneità medica. Portabandiera designato il canoista Antonio Rossi, alla sua quinta presenza. Citius, Altius, Fortius: nel rispetto del motto il più anziano è risultato il tiratore a volo Andrea Benelli, nato il 28 giugno 1960; la più giovane la ginnasta Vanessa Ferrari nata il 10 novembre 1990. Al suo fisico minuto vanno anche i minimi di altezza (1,43) e di peso (38 chili). All’altro capo della scala si collocano il pallanuotista Stefano Tempesti (il più alto con 2,05) e lo judoka Paolo Bianchessi (il più pesante con 140 chili).
    Il bilancio (sufficiente) finale parla di 28 medaglie, 8 d’oro, 10 d’argento e di bronzo, pari al 2,9% di quelle distribuite. In testa al medagliere tricolore si colloca la scherma con 7 medaglie seguita da tiro a volo e pugilato con tre. Le medaglie dei maschi sono state 17, quelle delle femmine 11. Le discipline arrivate sul podio complessivamente 14: per la prima volta tra loro ha figurato il taekwondo.
    L’ultimo rilievo riguarda gli atleti appartenenti ai gruppi sportivi militari. In partenza erano complessivamente 158 (99 uomini e 59 donne) contro i 189 atleti tesserati per società “civili”. Lo schieramento più consistente, secondo tradizione, è stato quello delle Fiamme Gialle con 39 elementi, seguito da Carabinieri (24), Forestale (23), Aereonautica (18), Esercito e Fiamme Oro (17), Fiamme Azzurre (12) e Marina (8). Ben superiore l’incidenza dei “militari” sul medagliere. Infatti oltre il 70% delle medaglie sono finite al collo degli atleti appartenenti ai Corpi: addirittura 7 delle 8 medaglie d’oro sono di loro competenza. Un investimento notevole e una garanzia di serietà e continuità che dovrebbero trovare maggiori sbocchi ai vertici dirigenziali dello sport nazionale.
    Sul podio (un asterisco indica gli atleti che esordivano ai Giochi):• Medaglie d’Oro [8]
Uomini (4)    
Atletica (22-8) – Marcia 50 km: Alex Schwazer [1984]*        
Lotta (14-8) – GR 84 kg: Andrea Minguzzi [1982]
Pugilato (24-8) – +91 kg: Roberto Cammarelle [1980]
Scherma (10-8) – Spada indiv.: Matteo Tagliariol [1983]*
Donne (4)
Judo (11-8) – -57 kg: Giulia Quintavalle [1983]*
Nuoto (13-8) – 200 m s.l.: Federica Pellegrini [1982]
Scherma (11-8) – Fioretto indiv.: Valentina Vezzali [1974]
Tiro a volo (14-8) – Skeet: Chiara Cáinero [1978]• Medaglie d’Argento [10]
Uomini (7)

Canottaggio (17-8) – Quattro di coppia: Luca Agamennoni [1980], Simone Venier [1984], Rossano Galtarossa [1972], Simone Raineri [1977]
Ciclismo (9-8) – Corsa in linea: Davide Rebellin [1971]
Pugilato (23-8) – 91 kg: Clemente Russo [1982]
Taekwondo (22-8) – -80 kg: Mauro Sarmiento [1983]*
Tiro a volo (10-8) – Trap: Giovanni Pellielo [1970]
Tiro a volo (12-8) – Double trap: Francesco D’Aniello [1969]*
Tiro con l’arco (11-8) – Squadre: Ilario Di Buò [1965], Marco Galiazzo [1983], Mauro Nespoli [1987]*
Donne (3)
Canoa (23-8) – K-1 500 m: Josefa Idem [1964]
Nuoto (16-8) – 800 m s.l.: Alessia Filippi [1987]
Vela (20-8) – Tavola RS:X: Alessandra Sensini [1970]• Medaglie di Bronzo [10]
Uomini (6)
Canoa (22-8) – K-2 1000 m: Andrea Facchin [1978], Antonio M. Scaduto [1977]
Pugilato (22-8) – 51 kg: Vincenzo Picardi [1983]*
Scherma (13-8) – Fioretto indiv.: Salvatore Sanzo [1975]
Scherma (15-8) – Spada squadre: Alfredo Rota [1975], Matteo Tagliariol [1983]*, Stefano Carozzo [1979]*, Diego Confalonieri [1979]*
Scherma (17-8) – Sciabola squadre: Aldo Montano [1978], Giampiero Pastore [1976], Luigi Tarantino [1972], Diego Occhiuzzi [1981]*
Vela (19-8) – Laser: Diego Romero [1974]
Donne (4)
Atletica (21-8) – Marcia 20 km: Elisa Rigaudo [1980]
Ciclismo (10-8) – Corsa in linea: Tatiana Guderzo [1984]
Scherma (11-8) – Fioretto indiv.: Margherita Granbassi [1979]
Scherma (16-8) – Fioretto squadre: Margherita Granbassi [1979], Valentina Vezzali [1974], Giovanna Trillini [1970], Ilaria Salvatori [1979]*    Il medagliere – Il suo interesse si è alimentato della lotta tra cinesi e statunitensi, come largamente preventivato. In termini di medaglie d’oro hanno prevalso i padroni di casa, gli ospiti a stelle e strisce si sono imposti nel totale. Malgrado alcune clamorose contro-prestazioni, come nello sprint e nel pugilato (solo un bronzo), con 110 medaglie complessive gli americani hanno superato il loro record che risaliva al 1992 quando portarono a casa 108, ma solo con 257 eventi disponibili contro i 302 di Pechino. Di contro i cinesi hanno fatto man bassa nelle specialità meno affollate. Terza forza la Russia, benché la sua squadra sia stata largamente falcidiata dai casi di doping prima della partenza per la Cina. Al tabellone finale risultano iscritti 87 paesi, un record assoluto. Per valutarlo meglio c’è chi si è ingegnato di calcolare le medie tra medaglie vinte e popolazione. Così, se la Cina ha avuto una medaglia ogni 13 milioni abitanti, la Giamaica ne ha conquistato una ogni 245.000 e l’Australia una ogni 470.000. Se si vuole stare a questi parametri, per l’Italia la media è di una medaglia distribuita ogni 2 milioni e 135 cittadini. Anche se il criterio più giusto sarebbe non tanto quella della evanescente e mai precisata “cultura sportiva”, quanto l’insieme delle risorse economiche disponibili per ciascuna nazione. Restando all’orticello di casa nostra si può ricordare che le 28 medaglie di Pechino sono costate alla collettività circa 2000 milioni di euro. Come dire 70 milioni di euro l’una. Una cifra mostruosa.     La medaglia n. 500 – Considerando gli ex-aequo e i “doppi” bronzi negli sport di combattimento, per le 302 gare previste sono state distribuite complessivamente 958 medaglie. La prima nel sollevamento pesi donne, categoria 48 chili (la stessa della sfortunata Genny Pagliaro); l’ultima nel torneo maschile di pallanuoto con la vittoria dell’Ungheria. Per l’Italia la prima è stata quella d’argento del veterano Davide Rebellin proprio nel giorno del suo 37.mo compleanno; l’ultima (d’oro) dell’eterno dilettante Roberto Cammarelle nei supermassimi. Tra mezzo la medaglia n. 500 della storia olimpica italiana che è andata al collo del terzetto del tiro con l’arco, sconfitto all’ultima freccia nella finale per l’oro dalla Corea. Si dice 500 perché non si ritiene di considerare nel totale le 16 medaglie vinte nelle gare spurie di Atene 1906: edizione di grande rilievo tecnico (e con notevoli implicazioni sullo sviluppo del movimento olimpico italiano), ma che non appartiene alla cronologia dettata dal CIO. Considerando anche quelle il totale generale dell’Italia salirebbe a 539. Restando sul tema si può notare a Pechino sia stato raggiunto, e superato, il numero 1000 tra i medaglisti italiani considerando nel novero tutte le edizioni, estive e invernali, e i dimenticati Concorsi d’arte.     Le nazioni – Sarebbe meglio dire, secondo quanto piace al CIO, i Comitati Olimpici Nazionali (CNO). Sono stati 204. Potevano essere la totalità di quelli riconosciuti se uno di loro, il Sultanato del Brunei, non avesse scoperto proprio a Pechino di aver dimenticato … di iscriversi. Con grande scorno del sultano, già assiso in tribuna con la sua corte. Nel medagliere finale se ne sono contati 87, tredici più che ad Atene (il record precedente era di Sydney 2000 quando a salire sul pennone furono 80 bandiere). Segno della diffusione periferica del richiamo olimpico, peraltro sempre più lontano dai suoi valori di fondo. Al ballo delle debuttanti del podio hanno partecipato il Togo (nella canoa), le isole Maurizius (nel pugilato), il Tagikistan (nel judo), il Sudan e il Bahrein (rispettivamente negli 800 e nei 1500 metri), l’Afghanistan (malgrado la guerra perenne), il Kazakistan (con una donna nel sollevamento pesi). Per altre due è stata la volta della prima medaglia d’oro: per Panama col saltatore Irving Saladino e per la Mongolia con il judoka Nidangiin Tuvshingayar. Quest’ultimo, nominato “eroe del lavoro” per decreto presidenziale, è stato accolto da un gigantesco bagno di folla al rientro a Ula Bator.    I continenti – Continua il trend di crescita per i più nuovi (ma anche i più poveri). Perde invece colpi l’Europa che arretra nel computo totale, restando pur sempre la più beneficiata, seguita dall’Asia e non soltanto grazie ai successi degli atleti cinesi. Da Pechino i 49 paesi europei sono tornati con 452 medaglie complessive: 131 d’oro, 147 d’argento, 174 di bronzo. Alle loro spalle si colloca l’Asia che con le sue 44 nazioni ha riportato 212 medaglie (86 d’oro, 54 d’argento, 72 di bronzo). Seguono le Americhe (42 paesi) con 200, l’Oceania (con 17 nazioni, la gran parte piccole isole) che per l’effetto Australia sale a 55 medaglie. Chiude l’Africa che malgrado i suoi 53 paesi arriva appena a 39 medaglie, grazie per lo più ai podii “pesanti” dei fondisti di Kenia ed Etiopia. Quattro anni fa l’Europa aveva toccato 487 medaglie, con le Americhe a 177, l’Asia a 176, l’Oceania a 54 e l’Africa a 35.     I record – I più significativi arrivano dall’atletica e dal nuoto. Tra i cinque nuovi mondiali d’atletica quelli stabiliti da Usain “Lightning” Bolt si affacciano sul futuro e spostano verso il Caribe il baricentro dello sprint: dapprima col 9”69 sui 100 (3/100 in meno del precedente), poi col 19”30 sui 200 (2/100 in meno dello stellare Michael Johnson) e infine col 37”10 della staffetta che demolisce l’annoso 37”40 degli statunitensi, Bolt ha scritto storia. Di significato analogo, ma inferiori sul piano tecnico, appaiono di contro i sette mondiali stabiliti da Michael Phelps per due considerazioni: la frequenza con cui i limiti mondiali vengono migliorati in piscina, l’incidenza che sugli stessi hanno le innovazioni tecnologiche degli impianti e l’adozione dei rivoluzionari costumi interi. Elementi in un certo senso paragonabili all’introduzione in atletica dei nuovi materiali per le piste. Non per nulla nel nuoto a Pechino sono stati migliorati 27 primati mondiali e 71 primati olimpici!    Il doping – Alla vigilia dei Giochi l’inossidabile presidente del CIO, il belga Jacques Rogge (nominato “Ponzio Pilato” per la disinvoltura con cui s’è mosso in tema di diritti civili) aveva pronosticato una quarantina di casi. Lo stesso CIO, per fronteggiarli, aveva predisposto oltre 4500 controlli, con l’obiettivo di testare poco più di un terzo degli atleti presenti. Ad Atene 2004 i casi noti erano stati 26. Molto meno sono risultati quelli cinesi: non più di 6. Per quanto è dato di sapere hanno perso la medaglia (d’argento) l’eptatleta ucraina Blonska e il tiratore di pistola nord-coreano Kim Jong Su che di medaglie ne ha dovuto riconsegnare due, una d’argento e una di bronzo. A vario titolo sanzionati la ginnasta vietnamita So Thi Ngan Thuon (un destino nel nome …), la mezzofondista bulgara Daniela Yordanova, la ciclista spagnola Isabel Moreno (spedita a casa prima delle gare) e la greca Fani Halkia che ad Atene aveva vinto i 400 ostacoli. Sul banco degli imputati sono finiti anche quattro incolpevoli cavalli (uno dei quali appartenente alla squadra norvegese, sul podio per il salto ad ostacoli). Un numero troppo piccolo rispetto a quanto s’era visto prima dei Giochi quando erano stati individuati ed esclusi almeno una cinquantina di candidati alle gare cinesi. Tra loro, come si ricorderà, anche quattro giovani italiani inseriti dal CONI nella squadra azzurra: i ciclisti Riccardo Riccò e Marta Bastianelli, il fiorettista Andrea Baldini e il nuotatore Alessandro Turrini, quest’ultimo sconfessato in extremis dal TAS. I (soli) sei casi sanzionati si prestano a diverse interpretazioni: qualcuno ha parlato di successo dell’antidoping; la tesi prevalente è che le nuove pratiche dopanti, in specie quelle ruotanti attorno al vecchio ormone della crescita, abbiano raggiunto livelli di sofisticazione molto elevati. Capaci di attraversare indenni la gran parte dei (costosissimi) controlli.    I premi – Questa la tabella fissata dal CONI per compensare le medaglie azzurre: 150.000 € per l’oro, 75.000 € per l’argento e 50.000 € per il bronzo. Un dieci per cento in più rispetto ad Atene. Non è sforzo da poco specie se paragonato a quanto fa la Francia che premia l’oro con solo 50.000 euro. La faccenda ha preso fuoco quando il tiratore a volo Francesco D’Aniello, poliziotto delle Fiamme Oro, conquistata la medaglia d’argento ha spezzato impropriamente una lancia a favore della detassazione dei premi stessi. Una proposta imbarazzante. Ma alla quale si sono accodate Vezzali e Quintavalle, salite sul gradino più alto del podio il giorno seguente. Si viene così a sapere che il deputato Luciano Rossi (guarda caso, presidente della Federazione tiro a volo) sarebbe il primo firmatario di una proposta di legge per evitare che su questi premi vada ad abbattersi la cesoia dell’Erario. Premi al netto, quindi, altro che ritenute. Evidente l’inopportunità della proposta, proprio quando al Paese si chiede di aprire altri buchi nella cinghia. Vedremo. La sensazione è che i premi verranno tassati: secondo logica ed equanimità.
    Un risvolto deprimente dell’intera faccenda resta la gigantografia degli assegni consegnata dal CONI ai diversi medagliati italiani: non si conosce la paternità della bislacca idea, ma infastidisce la caduta di gusto che pare non aver fine nello sport italiano, olimpico o meno.    Le Paralimpiadi – Con loro si chiude l’anno olimpico. Si disputano sugli stessi impianti di Pechino dal 6 al 17 settembre. In programma 471 gare per 20 discipline sportive, le medesime di Atene 2004: Atletica, Basket in carrozzina, Boccia, Calcio a 5, Calcio a 7, Canottaggio, Ciclismo (Strada e Pista), Equitazione, Goalball, Judo, Nuoto, Pallavolo, Pesistica, Rugby in carrozzina, Scherma, Tennis in carrozzina, Tennistavolo, Tiro a segno, Tiro con l’arco, Vela. La manifestazione olimpica per atleti disabili venne tenuta a battesimo nel settembre 1960 a Roma, sugli impianti dell’Acqua Acetosa. L’edizione di Pechino sarà la tredicesima della serie. Quattro anni fa furono presenti rappresentati di 102 nazioni, 75 delle quali salirono sul podio. Tra loro l’Italia che con 76 atleti presenti (62 uomini e 14 donne) riportò a casa 19 medaglie: 4 d’oro, 8 d’argento e 7 di bronzo. Complessivamente i nostri atleti alle Paralimpiadi hanno conquistato 447 medaglie, delle quali 130 d’oro.