Italian Graffiti / Riforma del CONI tra tormento ed estasi

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Sabato 12 Gennaio 2019


coni-salone


Com'è noto la pubblicazione sulla GU del 31 Dic 2018 ha reso operativa la Riforma dello sport secondo il disegno del governo Lega-M5S su linee elaborate dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Meno nota, pare, la conoscenza dei suoi articoli che in pochi hanno letto e, soprattutto, valutato. Per chi non l’avesse già fatto, riportiamo QUI quelli più attinenti. Si tratta di una lettura molto interessante.


Gianfranco Colasante

Non so quanti se ne siano accorti. Ma per Giovanni Malagò la mezzanotte dell’ultimo dell’anno dev’essere stata l’ora più bizzarra dell’esistenza. Sul filo dei minuti, infatti mentre entrava in vigore la legge di Riforma voluta dal Governo che tanto lo amareggiava, diventava operativa l’agognata nomina a membro del CIO stabilita qualche mese prima a Buenos Aires. Sia pure a titolo individuale e non a nome dello sport nazionale, come sarebbe stato auspicabile. Strana coincidenza, per certi versi beffarda, tormento ed estasi per una vita sempre in prima fila, vissuta sul tappeto rosso e sotto i riflettori del jet-set. Malagò è da sei anni alla testa di un Comitato Olimpico che ha tanta storia alle spalle, ma che oggi appare svuotato e che dovrà essere reinventato dalle fondamenta. Non perché lo dica una legge dello Stato, pur ineludibile, ma perché rimane una necessità storica adeguarlo a realtà sociali lontanissime da quelle del secolo scorso. Ne sarà capace?

A voler essere più chiari, il vero dossier che ora è aperto sul tavolo del presidente pro-tempore non riguarda tanto il taglio della disponibilità di cassa (comunque drasticamente ridottasi ad un decimo rispetto al passato) o i posti nel consiglio della nuova società Sport e Salute che sostituisce CONI Servizi, quanto l’obbligo di (ri)costruire a breve una struttura interna del CONI all’altezza dei nuovi compiti, in grado anche di contrastare le tentazioni centrifughe delle Federazioni stesse, inevitabilmente suggerite dalle nuove norme. Sarà quello l’autentico campo di prova, sfuggire al quale non aiuteranno gli annunci.

Vero che lo sport, non solo quello cosiddetto di alto livello, lo organizzano e lo gestiscono le Federazioni, altrettanto vero che sono state le Federazioni a costruire il CONI (forse lo ricordano in pochi, ma per prima si collocava proprio quella del calcio, …), ma il compito di coordinamento e di raccordo del Comitato Olimpico – non solo in funzione dei Giochi Olimpici – rimane insostituibile. Ma ne deve essere autenticamente capace. Uno sguardo a quanto accade all'estero potrebbe essere illuminante. Per un Comitato Olimpico non è tanto determinante essere ricco e dispendioso, come è accaduto sempre per il CONI, quanto autorevole e propositivo, non certo autoritario e invadente. E qui emerge la vera debolezza del presidente neo-membro CIO: trovarsi a capo di un organismo che non sempre ha mostrato le sensibilità e le competenze richieste. Ci sarà molto da lavorare e poco tempo per farlo.

In ogni caso l’entrata in vigore della Riforma del Governo Lega-M5S, secondo le linee elaborate dai sottosegretari Giancarlo Giorgetti e Simone Valente, segna un cambiamento epocale, per certi versi una “rivoluzione”, una ventata di novità delle quali saper approfittare. A ben vedere con la nuova legge non si trattava tanto di riformare lo sport – che è universo troppo vasto e complesso perché basti una legge ordinaria ad abbracciarne i confini (tanto per dire, a quando la riscrittura della legge 91 sul professionismo?) – quanto di riordinare quei rapporti burocratici che fino ad oggi hanno regolato (si fa per dire) i legami tra CONI e Federazioni, non di rado traducendosi in un freno per lo sviluppo di quest'ultime.


Una prima stesura che deve intendersi propedeutica a cambiamenti più incisivi. Un riordino di cui, oggettivamente, dopo almeno due decenni di penoso immobilismo, si sentiva con forza l’esigenza. E che, nel contempo, apre interessanti squarci nel reperimento di ulteriori risorse a favore del movimento di base e di provvidenze per le piccole società, la vera linfa del movimento. Elemento, quest’ultimo, che sembra essere sfuggito a molti osservatori (ma non ad alcuni tra i presidenti federali più avveduti, in prima fila Paolo Barelli, storico avversario del sistema-palazzo).

Se sarà o meno il mondo dello sport, a giorni chiamato a raccolta (ma non sarebbe stato opportuna convocarla prima questa benedetta assemblea?), in grado di cogliere la novità della nuova legge come una opportunità di rinnovo e di ammodernamento, lo vedremo a breve. Già le risultanze dei cosiddetti Stati Generali forniranno una prima indicativa risposta. Anche se già dall’intestazione della riunione – “CONI, futuro segnato e/o futuro sognato” – sembra mostrare che non si sia colto a pieno il significato della Riforma, quasi che lo slogan scelto intenda in qualche modo anticipare e indirizzare le conclusioni.

Resta in ogni modo forte l’auspicio che non ci si voglia arroccare in una difesa corporativista di mura indifendibili, per di più crollate da tempo, o schierare le truppe in parata. Anche perché, come fa sapere lo stesso Giorgetti, siamo solo ai primi passi di una “rivoluzione” che si annuncia molto più vasta e che colloca un suo caposaldo importante nel ritorno nella scuola di una reale attività fisica (non per nulla i nostri ragazzi sono i più obesi d’Europa). In un Paese che come il nostro ha gravi carenze di natalità, sarebbe già questo un progetto da sostenere da parte di tutti, senza tentennamenti e soprattutto accantonando superati e antistorici personalismi.