I sentieri di Cimbricus / Un torrente di primavera, Vanni di piu'

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Venerdì 2 Marzo 2018

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Quota 91 con quel sorriso ironico che non l'ha mai abbandonato. Gli amici e i lettori di SportOlimpico gli fanno gli auguri più affettuosi aspettando il prossimo "Greve".

di Giorgio Cimbrico

Oggi 2 marzo, è il compleanno di Vanni Loriga: la quota raggiunta gli assegna un nomignolo che non può che essere gradito a un vecchio militare come lui, Modello 91. È del ’27, l’anno dell’impresa di Charles Lindbergh, della condanna a morte di Sacco e Vanzetti, del primo film sonoro, “il Cantante di Jazz”. Vanni, o Giovanni Maria, è un esempio (senza aggettivi, sarebbero superflui) vivente e operante di una delle massime di Cicerone: memoria minuit si tu non exerceas. Chi sa il latino traduca, avrebbe bofonchiato il professor Chips, insegnante in una scuola britannica tra l’età vittoriana e la prima parte del secolo breve, l’uno e l’altra così immaginari da avere solide fondamenta reali. Non è il caso di tradurre ma solo di sottolineare che l’esercizio consigliato dall’antico oratore ha avuto in questo sardo di profonde e appassionate radici uno dei seguaci più convinti, uno dei discepoli che hanno conquistato un posto accanto al maestro.

Vanni è in grado di raccontare per filo e per segno non solo le sue avventure (quelle più note, scelte nel mazzo, possono esser considerate l’interminabile crociera sul Montecuccoli per e da i Giochi di Melbourne 1956 e il volo oltre il muro di cinta del Villaggio Olimpico che gli costò una lunga degenza bavarese), ma ogni pagina di un volume molto spesso: la sua vita. Per avere un’idea della lista dei personaggi e interpreti sarebbe bene chiedere accesso alla Biblioteca d Babele di Borges o seguire Guglielmo di Baskerville che finalmente riesce a penetrare nel sancta sanctorum del convento.

Nomi, cognomi, date, situazioni, incontri, parentele che si intrecciano, gomitoli di fatti che lui riesce a sbrogliare, un intrico che apre senza aver bisogno del machete. Sono uno che ha memoria, ma al confronto sono Bruneri o Cannella, abito a Collegno, le tenebre ottundono il mio cervello, le nebbie lo avvolgono e, come capitava ai vichinghi, impediscono la navigazione.

E così, se guardo con commiserazione e con un certo grado di superiorità quelli che dicono “non ricordo”, “ma guarda che testa”, “beato te, io non so nemmeno quello che ho mangiato a pranzo”, devo assumere, come un lupo più giovane, un atteggiamento di sottomissione, quando mi trovo con Vanni che è un torrente di primavera, un magazzino dei mondi, una grotta dei venti. Solo che da là dentro non escono correnti, ma un flusso di racconti, di ricordi, di passioni, di parole mai vuote. Quelli che leggono il suo “Sarò greve” sanno a cosa mi sto riferendo e lo sanno bene quelli che per anni hanno letto le sue corrispondenze da tutto il mondo sul Corriere dello Sport: sport olimpici e Atletica prima lettera dell’alfabeto.

Un sacco di anni fa siamo andati insieme nella boscaglia australiana, abbiamo incontrato dei canguri e uno, particolarmente mansueto, si è fatto fotografare con noi. Non so dove è finita la foto ma la ricordo bene: Vanni aveva una camiciola azzurra e esibiva quel sorriso ironico che non l’ha mai abbandonato. Il Modello 91 è stato in servizio per 54 anni, Vanni di più.