Italian Graffiti / Crisi FIGC: ecco le proposte di Napolitano

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Mercoledì 10 Gennaio 2018

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di Gianfranco Colasante

Non so se Giovanni Malagò legga abitualmente il New York Time o il Guardian, o se qualcuno del suo gabinetto lo faccia per lui. Tenderei a pensare di no, visto che al CONI hanno celebrato il Natale appendendo al collo di Gianni Infantino il Collare d'Oro, onorificenza per la verità oggi un po' inflazionata ma che venne creata in unico esemplare, ma questo al CONI credo che non lo sappiano, per Giulio Andreotti. Il fatto è che i due giornali - autorevoli o meno, fate voi - da diversi mesi hanno messo sotto la lente il presidente italo-svizzero della FIFA. Causa certi suoi comportamenti, diciamo così "etici" piuttosto variabili, se non proprio discutibili. Come hanno recentemente testimoniato i tre membri indipendenti del Governance Committee della FIFA stessa - Joseph Weiler, Navi Pilay e Miguel Poiares Maduro - incaricati dopo "anni di scandali e corruzione" di riportare ordine e moralità nel mondo del calcio. Ma le cui iniziative, accusano i tre in un documento che sa tanto di testamento, "sono state fatte fallire".

Da chi? I tre docenti universitari non lo dicono a chiare lettere, nel senso che non fanno nomi, ma ammettono di aver fallito nei loro sforzi per convincere la FIFA di Infantino (già segretario ai tempi di Blatter) a "promuovere il rispetto dei principi di responsabilità sociale e di protezione dei diritti umani nel governo del calcio". Ma perchè i tre sono stati dimissionati? Questo lo spiegano a voce alta: "Perchè? Pare che abbiamo preso un po' troppo sul serio il nostro ruolo". Più del dettaglio?

Ci si può rifare al documento, in Italia pubblicato dal Corriere della Sera sotto il titolo "Solo la UE potrà cambiare il calcio" (28 dicembre 2017). "Sapevamo di avere a che fare con un'organizzazione assai refrattaria a un controllo esterno. Pure sapevamo che esisteva un enorme e strutturale conflitto d'interessi al cuore della governance FIFA: i suoi leader dipendono dalle associazioni nazionali che compongono la FIFA, della cui integrità però dovrebbero essere i guardiani. Il problema nasce da questo paradosso, e dalla mancanza di democrazia, integrità, trasparenza e responsabilità in molte associazioni nazionali. E' stato solo attraverso i procedimenti penali attivati dalle autorità americane che alcune mele marce sono state rimosse. Ma il bosco del calcio è ancora composto di alberi che producono quelle mele".

Possibili rimedi? Weiler, Pilay e Polares Maduro, dopo aver ricordato che il calcio (lecito chiedersi se può considerarsi ancora e solo uno sport a quel livello) muove circa il 2% del PIL mondiale, li indicano in due punti. Il primo, nella creazione di una agenzia indipendente che sovraintenda alla governance e all'etica e in primis sulle elezioni. Per garantire i "basilari principi di legalità, trasparenza, accountability, divisione dei poteri". Incaricando del compito, come suggerito dalla Commissione Cultura del Consiglio d'Europa, la stessa Unione Europea. Il secondo punto è ancora più preciso: affidare alla Procura Europa (EPPO) di prossima istituzione le indagini e l'azione penale in tema di criminalità nell'ambito degli sport transnazionali.

Questa lunga premessa per tornare alle faccende di casa nostra e alla difficile (impossibile?) quadratura del cerchio per individuare un presidente della FIGC che possa evitare il commissariamento. Una strada, quella del commissario, cara a Malagò, ma che potrebbe avere conseguenze al momento inimmaginabili visto che creerebbe un precedente per tutte le altre federazioni. E qui sarebbe interessante avviare una verifica sullo status giuridico oggi esistente tra Comitato Olimpico e Federazioni Nazionali, una realtà congelata a normative fin troppo datate.

Tornando alle elezioni e confutando quelle proposte, è sceso in campo con una certa irruenza - a gamba tesa, si potrebbe dire, visto l'argomento - l'avvocato Giulio Napolitano che, "mutatis mutandis" e partendo dalla denuncia dei tre "giuristi tra i più rinomati e globalmente apprezzati", spezza più di una lancia a favore dei desiderata del CONI. Chi sia Napolitano è ben noto a tutti. Da sempre legato al CONI, per ricordarlo ai pochi o pochissimi che lo avessero dimenticato, riprendiamo dal Giornale quali sono i suoi interessi: diversi, "specie nello sport, sua passione, ricambiata dalla passione dei vertici sportivi per la sua professionalità. Lo chiama il CONI, lo chiama la Federcalcio, lo chiamano a far parte della Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport, poi della Commissione per la riforma della disciplina delle società sportive, poi di quella per Roma 2020. Ma non solo sport, le consulenze gli spuntano da ogni dove". Altri suoi "ritratti", dai toni più caustici, si trovano largamente diffusi in rete. Interessante ed esaustivo uno de Linkiesta.it (sito dal quale traiamo la foto d'apertura): "Napolitano junior, il principe ereditario".

Come filtra Napolitano le tesi di cui sopra, adattandole alle realtà della nostra federcalcio? Pensa che ti pensa, lo fa sempre sul Corriere della Sera (8 gennaio 2018) con una sicurezza di toni che lascia perplessi. In sintesi, ecco i suoi tre punti per risolvere tutto, presto e bene, come si conviene a chi guarda lontano. Quindi, premesso che "un intervento esterno sulla governance da parte dell'ente sportivo di livello superiore, il CONI, appare utile e necessario: ciò a prescindere dall'ipotesi del commissariamento, comunque possibile e anzi doveroso, in caso di comprovata impossibilità di funzionamento della federazione", queste le tre proposte suggerite da Napolitano junior:

1) "Definizione di elevati requisiti di onorabilità e professionalità del presidente federale e di garanzia della sua posizione di terzietà (ad esempio, escludendo l'eleggibilità di chi abbia ricoperto la carica di presidente di una delle leghe nell'ultimo quadriennio)" [sic!].

2) "Introduzione di una quota di consiglieri federali indipendenti, da eleggere nell'ambito di una lista di candidati predisposta dal CONI".

3) "Nomina di un delegato speciale del CONI in situazioni di 'crisi' sportiva o gestionale, che tuttavia non integrano i presupposti del commissariamento. Il delegato speciale dovrebbe predisporre una relazione sulle cause del cattivo andamento della federazione e proporre le relative misure correttive, pena la riduzione di trasferimenti e contributi pubblici".

Commenti a queste proposte? Da parte mia nessuna, ma mi torna in mente che il buon Malagò, all'inizio della crisi causata dalla eleminazione dai Mondiali, ebbe a rammaricarsi che alla sua decisa volontà di commissariare subito la FIGC si opponevano solo "alcune carte". Come dire i cosiddetti statuti e regolamenti. Che si fa presto a far diventare carta straccia. Basta volerlo.