Osservatorio / Falsi miti? Spieghiamolo in un tweet

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Domenica 8 Ottobre 2017

giomi

di Luciano Barra

Mentre mi godevo queste magnifiche ottobrate nella campagna toscana visitando vecchi Borghi e gustando pregiati rossi, sono stato richiamato alla realtà da qualcuno, più attento di me, che ha persino trovato il tempo di leggere l’Editoriale della rivista Atletica definendolo “il discorso del dittatore dello stato libero di Bananas o un editto di Ceausescu”. Tale Editoriale è firmato dal presidente della FIDAL, Alfio Giomi, uomo che io giudico troppo intelligente per scrivere tali corbellerie: che cosa non si farebbe per salvare un cadreghino o uno stipendio, o tutti e due assieme. E tutto questo dopo un quadriennio che qualcuno ha definito catastrofico, per di più al banale costo di 100 milioni di euro.

E invece di fare un’analisi sul perché del disastro, perchè tale rimane, solo due righe su Londra. Scordando che il problema dei Mondiali non è stato la sola medaglia di bronzo, ma le tante contro-prestazioni e la selezione di una squadra sulla base di criteri (il raggiungimento dei “minimi” a qualsiasi costo) ormai superati, si parla, nel predetto Editoriale, solo dei risultati ottenuti nelle categorie giovanili, esaltando gli stessi e cercando di dare delle risposte (non so a chi) con strane ricerche statistiche che vogliono confutare la tesi, sempre non so di chi, che noi nel settore giovanile siamo sempre andati bene.

A parte che confrontare decenni così diversi come quelli passati mi pare un azzardo, si dimentica che le classifiche e i medaglieri di quelle categorie erano dominati, nel bene e nel male, da paesi del calibro di Unione Sovietica e Germania Democratica.

Da parte mia, invece, continuo a sostenere che oggi, con atleti che resistono sul palcoscenico molto più a lungo di prima, più che mai un titolo nelle categorie giovanili (anche negli Under-23) non è garanzia di nulla. Tra l’altro non comprendo a chi i “falsi storici” e i “falsi miti” si riferiscano o vengano attribuiti.

Preciso, per ulteriore memoria, che Mennea, Simeoni, Damilano, Fava, Ortis, Cova, Andrei, Mei, Panetta. Lambruschini, Brunet, D’Urso, Benvenuti, Mori, Sidoti, Baldini, Grippo, Dal Soglio, Giordano, Simionato, ecc. ecc. non hanno mai vinto una medaglia ai Campionati Juniores, fossero Europei o Mondiali. Sono diventati forti e importanti nel mondo, e hanno onorato l’atletica Italiana, in seguito. Pensate che, con oltre 30 medaglie vinte negli Europei Juniores, solo in 6 (Dorio, Antibo, Pavoni, De Benedictis e Di Napoli) hanno poi vinto titoli a livello assoluto.

Meriterebbe, e dovrebbero, i solerti Baldini e Andreozzi, dedicare il loro prezioso tempo a capire perché tanti atleti italiani hanno maturato i loro migliori risultati senza essere mai stati campioni precoci. Nel caso di Baldini non dovrebbe essere difficile, avendo lui raccolte due sbiadite presenze ai Mondiali e agli Europei Juniores, prima del titolo olimpico nella Maratona una decina di anni più tardi.

Forse le risposte le troveranno altrove, in quelle che molti osservatori, da anni, indicano in una struttura tecnica di primo piano e in una Federazione più attenta alle motivazioni dell’atletica di alto livello.

Per questi motivi, e non solo, vorremo leggere Editoriali più appropriati e nondel tipo “mi lodo, mi imbrodo, mi sbrodo”.

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