Roma 2020 / Insediato il CdA del Comitato Promotore

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Mercoledì 14 settembre 2011

Passi lenti per Roma 2020 dopo un’estate travagliata per l’amministrazione Alemanno, trascorsa tra sentenze del TAR sulle quote rosa e rimpasti (con l’ingresso in consiglio comunale dell’ex dell’AS Roma, Rosella Sensi, e la promozione a vice-sindaco di Sveva Belviso), ma soprattutto alle prese con le difficoltà economiche e i tagli imposti dalla manovra Tremonti. Tagli che tra i più accesi contestatori vedono proprio Alemanno e la governatrice Renata Polverini (il sindaco si è addirittura sospeso dall’incarico per un giorno). In tale scenario, (lunedi' 12) è stato insediato in Campidoglio il CdA del Comitato Promotore che dovrebbe portare i Giochi nella capitale. Una cerimonia che ha visto riuniti tutti i maggiorenti, dalla stessa Polverini al leader dell’opposizione Nicola Zingaretti, che almeno per una mattinata si sono trovati in sintonia: “le Olimpiadi sono una grande opportunità”. Anche se per ora non paiono pervenute le necessarie garanzie da parte del governo, da tempo sotto la lente dell’UE e alle prese con urgenze più pressanti.

Come andrà a finire lo sapremo in seguito. Per ora sappiamo che Roma se la dovrà vedere con cinque altre pretendenti, ma soprattutto con Madrid e Tokyo. Mentre con una certa attenzione andrà seguita la candidatura di Istanbul, che meno di altri pare risentire della congiuntura economica e che conta sulla spinta del neo-ottomanesino del premier Recep Tayyip Erdogan. Di per sé sono queste solo premesse a uno scontro che si svilupperà nei prossimi due anni, ma che potrebbe riservare più di una sorpresa. La sensazione avuta dopo la riunione romana è che si è ancora lontani dall’avere disponibile un dettagliato piano complessivo. E a proposito di cifre, l’ultima voce a levarsi è stata quella del presidente del CdA, il deputato berlusconiano Mario Pescante, che ha ipotizzato una spesa di 8-9 miliardi di euro, assicurando che “certi peccatucci del passato” non verranno ripetuti. Secondo Alemanno, parte di quei fondi potrebbero addirittura giungere da … investitori esteri.

Ma, soldi a parte, il vero problema resta una non generale condivisione del progetto da parte della politica (Lega Nord in testa, cui non è mai andata giù la scelta di Roma nei confronti di Venezia operata dal CONI) e un atteggiamento, diciamo così, tiepido se non distratto da parte dell’opinione pubblica. Come accade sempre in Italia, anche per questioni meno marginali, è difficile raccogliere consensi trasversali e unitari, quasi impossibili da raggiungere quando a scendere in campo sono regionalismi o localismi. Altro risvolto negativo – quello che maggiormente dovrebbe dare pensiero – resta la difficile convivenza all’interno del CdA tra il presidente Pescante (chiamato a quest’incarico dopo la rinuncia successiva di tre altre personalità) e il direttore generale, Albanese, un ex-dirigente CONI richiamato in cattedra. I giornali hanno più volte riferito di “quotidiane baruffe” tra i due, baruffe delle quali non è nota la natura e le cause. In sintesi – in attesa del piano di fattibilità economica annunciato per novembre –, “c’è abbastanza di che essere preoccupati”, come ha recentemente sottolineato la stessa Gazzetta.