I sentieri di Cimbricus / Sulla strada dell'Oregon

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Domenica 19 Giugno 2022

 

el bakkali 

Tra 25 giorni si apriranno i Mondiali di Eugene, anche questi rinviati di un anno. Proviamo a dare una prima occhiata alle forze in campo, ad iniziare dagli italiani che – perso l’Olimpico – si ritroveranno al Guidobaldi di Rieti. E non solo.

Giorgio Cimbrico 

A pochi giorni dai campionati nazionali, validi anche come Trials o Duals, quel che è accaduto o sta per accadere nel mondo merita un’occhiata. Ed è piuttosto sorprendente notare che le bandierine italiane che nelle liste sventolano più in alto sono rette dalla romana Roberta Bruni, terza nell’asta con 4.71 in piazza, e dalla parmigiana, figlia d’arte, Sara Fantini, quinta nel martello con l’ultimo dei progressi che l’ha portata a 75.77.

A seguire, la fidentina Ayomide Folorunso e dodicesima nei 400H, la vicentina Elena Bellò è quindicesima negli 800, la teramana Gaia Sabbatini è diciottesima nei 1500, stesso piazzamento dell’altra vicentina, Ottavia Cestonaro, nel triplo. 

Terzo anche Gimbo Tamberi, dentro una piccola folla (sette) che come lui hanno saltato 2.30 in uno scenario molto fluido. Per tutti un indubbio vantaggio: il capolista, il fulmineo russo Ilya Ivanyuk a Eugene non ci sarà per noti motivi politici. In solitario il quarto posto di Zane Weir (ma la mano guarirà in tempo?) e il sesto di Nick Ponzio nel peso, il sesto di Andrea Dallavalle nel triplo, l’ottavo e il nono di Ahmed Abdelwahed e di Osama Zoghlami nelle siepi, l’ottavo di Massimo Stano nella 35 km, il decimo di Yeman Crippa nei 10.000. La tormentata stagione di Marcell Jacobs ha sinora prodotto un 26° posto nei 100. Più indietro, 61°, Filippo Tortu nei 200. Passiamo al resto. 

CUBA – Protagonisti di una diaspora che non conosce fine, quelli della lunga e “linda” isola adagiata nella corrente sanno sempre dar vita a un cocktail tra gesti tecnici antichi e perfetti e calligrafie che possono riportare a certe danze di gru, care alla tradizione grafica giapponese. L’incontro al vertice di Charlety si è concluso con la vittoria, 17.66, di Jordan Diaz – allenato da Ivan Pedroso, il tecnico del miracolo Yulimar Rojas – che ha appena conquistato la cittadinanza spagnola, un centimetro su Andy Diaz, tesserato per la Libertas Livorno e allenato da Fabrizio Donato. Terzo, con 17.49 e un millimetrico nullo tra 17.70 e 17.80, Pedro Pablo Pichardo, dal 2018 in pedana per il Portogallo che “compra” sempre con grande oculatezza. 

KENYA – In questo momento, a parte Faith Kipyegon, piccola grande donna del miglio, la previsione sul raccolto mondiale è striminzita, ridotta a una chance di medaglia affidata a Nicholas Kimeli nei 5000 dopo la galoppata che lo ha portato ad abbattere il record del Golden Gala, strappandolo per due decimi, in 12’46”33, a Eliud Kipchoge, nel 2004 ancora pistaiolo. Tormentato da una lunga serie di positività e di squalifiche, alcune eccellenti, il Kenya sta attraversando una profonda crisi che l’ha visto perdere il monopolio storico anche nella distanza-simbolo, le siepi, oggi dominate da un marocchino, Soffiane el Bakkali, e da un giovane etiope, Lamecha Girma, capace di scendere tre volte sotto gli 8’00” nel giro di otto giorni. Kenyana è la migliore nella riproposizione in pista della corsa campestre, ma Winfred Yavi gareggia per il Bahrain, come la squalificata Ruth Jebet.  

GRAN BRETAGNA – Dieci anni dopo i trionfi olimpici, il movimento di vertice si è fortemente ridimensionato. A Eugene solo un paio di carte sicure: Keely Hodgkinson negli 800 (ma Athing Mu appare imbattibile, presto pronta per abbattere il quasi quarantennale record di Jarmila Kratochvilova) e la 4x100 donne. A Laura Muir sarà necessaria un’impresa per confermare l’argento di Tokyo. Negli 800 più incerti e equilibrati degli ultimi anni il giovane Max Burgin può guadagnare una parte di rilievo. 

ETIOPIA – Un paese che non schiera Yomif Kejelcha, 26’49” nei 10.000 ed eliminato nelle selezioni di Hengelo, ha tutte le chances per puntare a uno slam da cinque/sei titoli con Selemon Barega, Gudaf Tsegay, Letesenbet Gidey e Girma. L’unica minaccia proviene da un’etiope che non è più tale dall’adolescenza: ma dov’è finita Sifan Hassan, la donna che non conosce limiti o fatica? 

GERMANIA – Quasi sparita. Qualche giavellottista (a parte Julian Weber, gli altri sono lontani dalle prestazioni di un tempo vicino), il decathleta Niklas Kaul (ma Damian Warner, Garrett Scantling e Ashley Moloney sono in un’altra dimensione), una staffetta che senza stelle si è spinta appena sotto i 38”0. La lunghista Malajka Mihambo e la discobola Kristin Pudenz sono le uniche certezze. 

USA – Usciti con le ossa rotte di Tokyo, stanno per varare a Eugene la squadra che, stesso stadio, stessa pista, intende mettere in mostra la vecchia forza d’urto. Gli uomini-guida sono Devon Allen e Noah Lyles, gli attesi sono Sydney McLoughlin, il 18.enne Erriyon Knighton e Fred Kerley, toro del Texas. Per Michael Norman, con la panoplia di record che ha messo assieme, è venuto il momento di un successo che conta. Curioso che in tre dei quattro lanci femminili le favorite siano americane. I tempi sono cambiati.  

GIAMAICA – L’isola ha la Trimurti Elaine Thompson/Shelly Ann Fraser/Shericka Jackson, di cui è inutile narrare glorie e stendere prospettive. Curiosità per il giovane Oblique Seville: dal tempo di Bolt non veniva registrato un 9”86. 

RESTO DEL MONDO – La Repubblica Dominicana – da non confondere con Dominica – è diventata una potenza emergente dei 400, territorio sempre ben presidiato dalle Bahamas, che con Shaunae Miller e Steven Gardiner possono replicare Tokyo. Il duello tra la piccola Grenada e l’enorme India è una delle spezie forti: Anderson Peters è un agonista nato e Neeray Chopra, eliminati i chili superflui, è un avversario perfetto. 

RESTO D’EUROPA – La Polonia punta sulla coppia di martellisti Nowicki/Fajdek (non ancora noto il futuro di Anita Włodarczyk, gamba ingessata dopo aver bloccato un ladro d’auto) e sulle 4x400: la femminile potrebbe anche fare il colpo. E il giro di pista, con ostacoli (Femke Bol) e in formato staffetta del miglio, è il terreno buono per l’Olanda che nell’arco dell’eptathlon ha la freccia Anouk Vetter. Le possibilità di podio di Francia e Spagna sono al minimo. Più facile lo conquisti la Slovenia, con l’occhialuto discobolo Kristjan Ceh. Il Nord ha Armand Duplanris e Jakob Ingebrigtsen, giovanissimi veterani. 

E per ora può bastare.