I sentieri di Cimbricus / Un territorio ad alto rischio

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Sabato 2 Ottobre 2021

 

nyonsaba 


Uno studio di UK Sport richiama a verità evidenti che la Babele del nostro tempo trascura, cancella, attaccando spesso chi prova a mantenere il dibattito su toni equilibrati, offrendo il sostegno della scienza.

Giorgio Cimbrico

UK Sport, l’agenzia governativa responsabile per gli investimenti nello sport olimpico e paralimpico del Regno Unito, si è impegnata in un lavoro delicato, oggi più che mai. Il tema è l’inclusione delle transgender nello sport femminile. Premessa, usando le loro parole: “Lo sport è il luogo dove ognuno può essere se stesso, dove ognuno può partecipare e essere trattato con dignità e rispetto”. Ma anche all’insegna della competizione equilibrata. Può esserlo? UK Sport pensa di no.

E, dopo parole di prammatica, passa a una serie di esempi comprensibili anche in questo nostro mondo impegnato a cancellare tutto quello che è avvenuto sino a ieri. Nodo fondamentale, il tasso di testosterone. E’ certo che un abbassamento del tasso e una conseguente limitazione dei nanomoli per litro di sangue assicurino equità? E’ plausibile che una certa condizione originale possa essere mantenuta? Con tutte le cautele del caso, le risposte sono no alla prima domanda, sì alla seconda.

Semplici dati di base, da non trascurare: gli atleti maschi hanno in media un vantaggio del 10-12% sulle atlete femmine nel nuoto e nella corsa; del 20% nei salti; del 35% in tutte le specialità e le discipline basate soprattutto sulla forza. Viene fornito anche qualche esempio: affrontare chi dispone di un vantaggio simile significherebbe per una sprinter come Dina Asher Smith accusare venti metri di distacco sui 200, per Adam Peaty mezza vasca nei 100 rana, per Mo Farah un giro sui 10.000.

Esistono anche dati reali, forniti dal campo: le squadre senior femminili di calcio di Australia, USA e Brasile sono state battute 7-0, 5-2 e 6-0 da squadre formate da ragazzi di 14 e 15 anni.

Lo studio di UK Sport è un richiamo a verità evidenti che la Babele del nostro tempo trascura, cancella, attaccando spesso chi prova a mantenere il dibattito su toni equilibrati, offrendo il sostegno della scienza, della fisiologia.

In questo senso, esistono evidenze che non possono essere ignorate. E’ sufficiente un diverso profilo ormonale e una produzione anomala di testosterone perché la namibiana Christine Mboma a 18 anni finisca seconda sui 200 alle Olimpiadi con un tempo strabiliante e soprattutto con un rettilineo finale fulmineo, concedendo a seguire una serie di bis nei meeting post-Tokyo. O perché la burundiana Francine Nyonsaba possa transitare dagli originali 800 alle distanze lunghe con esiti formidabili.

Né l’una né l’altra sono transgender, ma solo portatrici di iperandroginismo, come la capostipite Caster Semenya. Il bando, voluto dalla federazione internazionale, che le esclude dai 400, dagli 800, dai 1500 ma le abilità a tutte le altre distanze è sospeso tra l’assurdo e il paradossale. O tutte le gare o nessuna, viene da dire.

Lontana dal giungere a conclusioni definitive – è pur sempre un’emanazione ministeriale … – e consapevole di essersi aggirata in un territorio ad alto rischio, UK Sport accenna a competizioni di nuovo formato e, specie per gli sport di squadra, a partite che escludano il contatto.

Suggerimento per gli iconoclasti: procedere alla rimozione di tutti i tempi e le misure favorite o sospettate di esser state ottenute grazie a un cambiamento artificioso e illegale della condizione femminile. Ricerca lunga e difficoltosa: che la forza sia con loro. Se c’è ancora in giro del Turinabol made in DDR meglio che lo procurino.