Italian Graffiti / Il commissario Malago' nel fortino della Lega

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Venerdì 2 Marzo 2018

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Dalla riunione informale di martedì scorso, per la presidenza della Lega di A esce il nome di un "esterno", il banchiere Gaetano Miccichè. Si tratta di una sorpresa o di un segnale?

di Gianfranco Colasante

Non riesco ad immaginare che voto si darà il commissario Giovanni Malagò alla conclusione della sua irruzione nella fossa dei serpenti dei rissosi padroni del pallone. A PyeongChang, al termine dell'avventura olimpica, si era dato un bel 7, trasformando in un mezzo trionfo un risultato di medio profilo. Senza che alcuno avanzasse dubbi. Ma lui è uomo di mondo e sa meglio di tanti altri - specie di coloro che non lo amano, ma per fortuna sono in pochi - che vale pur sempre il detto "Aiutati che Dio t'aiuta". Sebbene stavolta, abile com'è a giocare su più progetti, pare che ne dovrà trascurare qualcuno per dedicarsi anima e corpo a sbrogliare una matassa, quella del calcio, che più ingarbugliata non ce n'è. Ed ha cominciato bene. Un vero martedì da leoni, quello passato a Milano, tra incontri, sorrisi, strette di mano, abbracci e qualche sapiente e studiato colpo di teatro.

Come potrebbe diversamente chiamarsi la trovata di gettare nella mischia per la presidenza di Lega, vacante da anni, un nome insospettabile ai più, quello del banchiere siciliano Gaetano Miccichè, personalità di grande peso, specializzato in salvataggi e ristrutturazioni eccellenti? Un nome che non ha trovato aperta opposizione nel consiglio dei 20, riunito a sera in lussuoso albergo milanese, in una tavolata - come hanno mostrato le poche foto uscite dal convivio - dal curioso sapore leonardesco. Con il commissario al centro, dalla parte del lato lungo.

Solo al levar delle mense, ha cominciato a serpeggiare (per restare in tema) qualche dubbio e qualche distinguo anche se non ancora in forma di aperto mugugno. Com'è noto un accordo tra i club che formano la Lega di A non si trova da anni, divisi come sono da interessi diversificati e qualche ben radicata antipatia. Col tempo si sono formati almeno due schieramenti, per la verità non proprio omogenei e soprattutto con obiettivi diversificati, gli uni vigili sulle mosse degli altri. Pronti sempre a quel diritto di veto che, com'è noto, resta il sale della democrazia.

Come riferiscono i bene informati, qualcuno avrebbe fatto notare che Miccichè, attualmente presidente della Banca Imi del Gruppo Intesa-San Paolo, tra i suoi molti incarichi figura anche quale consigliere (come d'altronde Diego Della Valle, Fiorentina, e Marco Tronchetti Provera, Inter) della potente RCS presieduta da Urbano Cairo - l'uomo forte dello sport italiano (nella foto torino.it) - che alla tavolata sedeva come presidente del Torino. Anzi, c'è chi ha ricordato che proprio Miccichè sia stato il più attivo a fianco di Cairo nella scalata al gruppo editoriale che riunisce in unico fascio il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, l'emittente televisiva La7 e una miriade di testate minori e produttivi apparati pubblicitari. Una Lega Calcio succursale della RCS?

Ma giacchè siamo in tema, si può anche ricordare come proprio Cairo fosse stato inizialmente il più caustico sulla nomina di Malagò (frutto di una spericolata triangolazione orchestrata dal segretario del CONI Roberto Fabbricini, a sua volta insediato dallo stesso Malagò come commissario alla FIGC), affermando ad alta voce che non era il tempo per "i primi della classe". Certo, tra frequentatori dei salotti buoni della finanza e della politica una convergenza si trova sempre, benchè l'irruzione del CONI nella vicenda a molti non sia parsa opportuna. A gamba tesa, ha detto qualcuno.

Fatti i nomi (è uscito anche quello di Letizia Moratti come consigliere "esterno", e qui il momento scelto è parso il meno opportuno), non sono pochi i nodi veri del contendere, se così si può dire: dalla designazione dell'AD della Lega (altro elemento divisivo) alla approvazione o meno da parte dell'Autority alla concorrenza del contratto monstre sui diritti televisivi avanzato dal gruppo cinese/spagnolo MediaPro. Con l'impressione che la vera soluzione si troverà lontano da via Rosellini, dove ha sede la Lega. 

Nulla da eccepire quindi se alla fine si è convenuto di rinviare ogni ulteriore passaggio a lunedì 5 marzo - non tanto casualmente giorno successivo alle elezioni politiche, tanto per disporre di qualche indicazione in più - con l'idea di fissare a lunedì 19 l'assemblea elettiva e chiudere finalmente il tormentone. Ma l'impressione prevalente è che ci saranno molte altre puntate. Lo lascerebbero intendere le manovre in corso nelle forze politiche per designare o confermare il futuro ministro dello sport. Che difficilmente resterebbe insensibile, ove si riuscirà a formare un Governo, al richiamo del calcio e alla tentazione irresistibile di metterci le mani.